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Piazza Affari fra due fuochi: tornare in mani italiane (statali) o prender parte al progetto del mercato unico europeo con Euronext?
Quattro opzioni fra altrettante capitali e un dubbio: di chi sarà Borsa Italiana?
La certezza: Londra. Oggi Piazza Affari appartiene al London Stock Exchange, che però vuole – ora ufficialmente – venderla. Il passato e un presente a Milano che rischia di diventare un hub subordinato alle decisioni prese da Roma se dovesse concretizzarsi il presagio: Borsa Italiana società a controllo statale. La suggestione: Parigi, con l’annessione al gruppo Euronext per dare forma al progetto del mercato unico europeo dei capitali.
La scelta di Londra
Fra il business dei dati di mercato che porta in dote l’ingresso nel gruppo di Refinitiv, l’ex divisione di Thomson-Reuters, e l’infrastruttura per la negoziazione dei titoli di Stato della società-mercato Mts, il London Stock Exchange Group sembra preferire i primi.
Non lascia dubbi in merito il comunicato emesso a corollario dei risultati economici e finanziari del gruppo relativi ai primi sei mesi del 2020 dove viene spiegato che “sono state avviate discussioni esplorative che potrebbero tradursi in una vendita della quota in Mts o potenzialmente nel gruppo Borsa Italiana nel suo insieme”.
Secondo le indiscrezioni di stampa che si sono accavallate in questi mesi la Borsa Italiana farebbe gola a due interlocutori d’eccellenza: da un lato il Governo italiano, che mira a far tornare l’azienda privatizzata nel 1998 sotto l’ombrello dello Stato, e dall’altro la società Euronext, che gestisce i mercati azionari di Francia, Olanda, Belgio e altri minori, il cui obiettivo è quello di creare un mercato dei capitali unico e armonizzato in tutto il continente.
Ma perché London Stock Exchange vorrebbe o dovrebbe sbarazzarsi di Borsa Italiana e del suo fiore all’occhiello, la piattaforma Mts?
Perché Lse molla Mts e Borsa Italiana?
La cessione di Borsa Italiana da parte del Lse è legata, in via di compensazione, alla finalizzazione dell’operazione Refinitiv, oggi ancora sotto il vaglio delle autorità di vigilanza sulla concorrenza.
L’iter Lse-Refinitiv. La Commissione europea ha avviato a giugno un’indagine approfondita temendo che l’acquisizione proposta possa ridurre la concorrenza nel mercato dei dati e nel settore del trading delle obbligazioni governative europee, dove Mts è fra i leader-
La notifica dell’operazione è stata inviata alla Commissione Concorrenza della Ue il 13 maggio scorso, il 22 giugno l’Antitrust europeo ha comunicato di voler andare alla Fase 2 per approfondire il dossier e dal 13 luglio, si legge sul sito della Commissione, la deadline prevista per una decisione è stata sospesa.
L’operatore di Borsa aveva acquistato il fornitore di dati finanziari lo scorso agosto per 27 miliardi di dollari.
“Non è certo che la società decida di procedere con una di queste operazioni (finalizzazione operazione Refinitiv o cessione Borsa Italiana, ndr)”, spiega il gruppo, precisando che si aspetta di chiudere l’acquisizione di Refinitiv entro la fine dell’anno o almeno ad inizio 2021.
Il ritorno di Borsa in mani italiane (statali)
L’ipotesi di far tornare Borsa Italiana sotto l’alea dello Stato circola da diverso tempo negli uffici parlamentari, dove alcune frange della maggioranza invocano l’attivazione del Golden Power, ossia poteri speciali da far valere nel caso di aziende a rilevanza strategica nazionale.
“È fondamentale verificare che Borsa Italiana adotti un piano di investimenti atto a sviluppare ulteriormente i mercati dei capitali in Italia. Si tratta di un asset strategico che può giocare un ruolo importante nel panorama finanziario internazionale. Visti gli sviluppi di queste ore, la probabile dismissione totale o in parte di Borsa Italiana dal London Stock Exchange Group, in seguito alle decisioni prese dall’autorità antitrust europeo e alle difficoltà operative derivanti dalla Brexit, deve vedere la politica necessariamente attiva in questo dossier al fine di tutelare l’interesse generale principalmente per evitare il rischio di spezzatino societario. In questo senso è positivo che Borsa Italiana sia stata inserita fra le attività strategiche di rilevanza nazionale da tutelare attraverso la disciplina del golden power. È bene che il Governo lavori attivamente per favorire la nascita di una proposta tutta italiana che eventualmente contempli anche la presenza di Cassa Depositi e Prestiti insieme ad un pool di banche e istituzioni finanziarie del paese, per assicurare che, indipendentemente dall’esito finale, vi siano sufficienti garanzie a tutela dell’interesse nazionale nella prospettiva di Borsa Italiana”, sostiene Davide Zanichelli, deputato del Movimento 5 Stelle e componente della commissione finanza in una dichiarazione riportata dall’Agenzia Ansa.
“La Brexit e l’operazione di Refinitiv hanno sollevato una serie di domande a livello governativo e dei regolatori sulle prospettive del gruppo Borsa Italiana all’interno del London Stock Exchange. Fino ad oggi lo sviluppo della Borsa e del gruppo Borsa Italiana è stato positivo e gli investimenti non sono mancati negli ultimi dieci anni. Ora c’è più incertezza sul futuro perché la Brexit mette una serie di punti interrogativi che sono sotto la lente dei politici e di chi governa”, aveva affermato Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana, commentando le indiscrezioni su Refinitiv e sul futuro del London Stock Exchange dopo che molti osservatori avevano messo l’accento sul fatto che avrebbe poco senso per Borsa Italiana continuare il percorso insieme a un gruppo inglese, bandiera di un Paese che presto seguirà un percorso autonomo.