I fondamentali restano favorevoli alla crescita di questo segmento, che in ogni caso non è estraneo al sentiment dei mercati obbligazionari nel loro insieme
Nonostante tutto, la transizione avanza, anche in ambito finanziario. Nei mesi scorsi si sono sollevate diverse riserve sul futuro dei bond sostenibili sia per i ridotti rendimenti del reddito fisso in generale, sia per i numerosi casi di greeenwashing venuti alla luce. Alla prova dei fatti, tuttavia, il settore si sta rivelando tutt’altro che una moda, per il quale Bloomberg Intelligence stima un valore di 50 mila miliardi di dollari entro la fine del 2025 contro i 41 mila raggiunti nell’anno da poco concluso.
Anno d’oro
Per un bilancio completo del 2022 occorrerà del tempo, ma è verosimile che le emissioni siano state inferiori all’anno precedente dato l’annus horribilis vissuto dal reddito fisso e alla luce dei tanti fattori che hanno pesato sulla crescita economica, a cominciare dalla stretta sui tassi attuata dalle banche centrali che ha penalizzato in maniera importante il valore dei bond già nei portafogli. Secondo Romain Miginiac, gestore del fondo Gam Sustainable Climate Bond, quello in corso sarà un anno d’oro, soprattutto per le emissioni green e sostenibili del settore finanziario europeo. “Nonostante la solidità dei fondamentali – si tratta di uno dei pochi settori che beneficiano dell’aumento dei tassi (per via della crescita del margine d’interesse, ndr) – i finanziari hanno sostanzialmente sottoperformato i non finanziari nel 2022. Attualmente siamo in grado di ottenere rendimenti del 5-7% in euro per le obbligazioni subordinate sostenibili con rating investment grade di emittenti di alta qualità del settore finanziario europeo”, ricorda l’esperto. Valori che consentono di ottenere un rendimento di uno-due punti percentuali superiore rispetto a obbligazioni corporate con rating simili. “I green bond costituiscono la parte più consistente di questo segmento, stante l’urgenza di colmare il gap di finanziamenti annuali per il clima, che ammonta a svariati trilioni di dollari. Inoltre offrono agli investitori visibilità sull’impiego dei proventi, utilizzati esclusivamente per finanziare progetti con un impatto ambientale positivo e un impatto tangibile, rendendo i green bond uno strumento efficace per allineare i portafogli agli obiettivi dell’Accordo di Parigi”, aggiunge. Per poi tirare le somme: “Gli investitori dovrebbero sovrappesare le obbligazioni verdi e sostenibili nella loro allocazione a reddito fisso, superando il 10% degli attuali indici euro investment grade”.
Domanda forte ma serve cautela
Peter Kwaak, portfolio manager della strategia RobecoSAM Global Green Bonds di Robeco, ricorda che alcuni elementi distintivi delle emissioni sostenibili li hanno difesi all’interno di un contesto difficile come quello del 2022. “A fine novembre le nuove emissioni ammontavano a quasi 800 miliardi di dollari, al di sotto dell’anno record 2021, ma sulla buona strada per raddoppiare il livello del 2019. La domanda di obbligazioni con label nel mercato delle nuove emissioni è rimasta relativamente forte e i differenziali di rendimento rispetto alle obbligazioni non etichettate si sono mantenuti in un range ristretto”, racconta. Per poi stimare per l’anno in corso una crescita dei green bond e una situazione stazionaria per quelli a impronta sociale. Fermo restando che l’attenzione deve sempre essere alta. “Bisogna sempre mantenere un atteggiamento critico nei confronti dei titoli selezionati. Non è sufficiente basarsi solo sul label, ma occorre analizzare anche con occhio critico aspetti come la strategia Esg dell’emittente”, sottolinea Kwaak. “Tra le emissioni sostenibili, il segmento dei green bond è quello facile da analizzare relativamente alla destinazione d’uso dei proventi”, aggiunge. Un settore che nei mesi scorsi spesso è stato oggetto di critiche per l’emergere di casi di greenwashing, che in ogni caso costituiscono una sparuta minoranza e che sono da mettere in conto in un settore a rapido sviluppo, che ora si trova a fare una prima selezione.
I rischi
Bertrand Rocher, co-head of fixed income di Mirova, affiliata di Natixis Investment Managers, ritiene che nel 2023 i rischi di chi punta su questo segmento “saranno più o meno gli stessi che sperimenterà il mercato obbligazionario nel suo complesso”. Questo per una serie di ragioni. “In primis, molte delle emissioni di green bond dell’ultimo decennio stanno giungendo a scadenza, con la conseguenza di una riduzione della duration media propria di quest’asset class”, racconta. “Inoltre, cresce non solo il numero, ma anche la tipologia di emittenti, tra cui case automobilistiche, industriali, alimentari, componenti per auto, compagnie assicurative, oltre a utility e banche. Questo significa che il mercato delle obbligazioni verdi mantiene una maggiore esposizione al mondo corporate, elemento che ha zavorrato la performance nel 2022 dopo essere stato molto favorevole dall’inizio del 2019 alla fine del 2021”. Infine, un altro elemento importante per quanto riguarda la composizione dei portafogli è da ricercare nella sempre maggior rilevanza della regolamentazione comunitaria, che potrebbe spingere gli investitori ad aggiungere questi titoli in portafoglio per migliorarne l’impatto.
Asset class e incognita volatilità
Eléonore Bunel, managing director di Lazard Frères Gestion, ritiene che anche il 2023 si rivelerà un anno volatile per i mercati obbligazionari. “Gli indicatori economici suggeriscono che l’Europa e gli Stati Uniti potrebbero entrare in recessione. L’inflazione dovrebbe rimanere elevata, soprattutto nel Vecchio Continente, il che potrebbe spingere le banche centrali a continuare a inasprire le politiche monetarie”.
In questo contesto, è probabile che i mercati oscillino tra speranza e paura. Tuttavia, è la sua convinzione nei mercati obbligazionari, il ritorno dei tassi e degli spread (cioè il carry) a un livello elevato nel 2022 potrebbe assorbire gran parte di questa volatilità e offrire livelli interessanti di rendimento l’anno prossimo. “Per quanto riguarda i green bond, li includiamo in diversi nostri fondi, sia nella gestione flessibile che in quella a rendimento assoluto. Abbiamo inoltre lanciato un fondo absolute return dedicato ai green bond nel 2022”, sottolinea Bunel. Che, tra i bond sostenibili, guarda con particolare interesse a quelli a impronta ambientale, in quanto il segmento ha raggiunto una certa maturità, i progetti finanziati sono facilmente identificabili e il loro impatto è agevolmente misurabile grazie a indicatori quantitativi standardizzati. “Inoltre contribuiscono alla transizione energetica ed ecologica degli emittenti, che rappresenta oggi la principale sfida dello sviluppo sostenibile”, sottolinea. “Siamo interessati anche ai sustainability-linked bonds (quelli con interessi a carico dell’emittente che scendono rispetto allo schema iniziale al raggiungimento di determinati obiettivi di sostenibilità, senza che invece vi siano dei vincoli sulla destinazione delle somme raccolte con l’emissione, ndr), un mercato molto più recente e molto dinamico”. Gli emittenti di questi strumenti sono principalmente società che non possono emettere nel formato green bond, ma che comunque desiderano impegnarsi per lo sviluppo sostenibile. “Resta il fatto che il loro impatto è più difficile da stimare, poiché il quadro normativo è meno definito di quello dei green bond, ma il loro sviluppo sarà importante per garantire una transizione equa”, conclude.
L’importanza dei social bond
Infine, Tammie Tang, gestore del fondo Threadneedle (Lux) Europea Social Bond di Columbia Threadneedle Investments, sottolinea come i green bond continuino a rappresentare la componente più importante del gruppo obbligazioni sostenibili (circa il 60% del mercato), pur evidenziando che “i social bond non sono più considerati il parente povero tra gli emittenti”. Questo anche perché “nell’ultimo anno abbiamo assistito a una crescita delle sfide che la società deve affrontare. Tra queste, il dramma di milioni di sfollati a causa della guerra in Ucraina e l’impatto che l’aumento del costo della vita avrà sulle persone meno abbienti”. Motivo per cui, “le nostre strategie si concentrano soprattutto sui social bond, data la capacità di rivolgersi alle popolazioni più bisognose o più svantaggiate”.
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