Il mercato nipponico sta vivendo una rinascita e le valutazioni sono più che appetibili. Ma la svolta non è esente da rischi. Ecco come muoversi secondo Hsbc AM e Comgest
Archiviato un anno decisamente volatile, nel 2025 il mercato giapponese è tornato nei radar degli investitori grazie alle valutazioni poco costose e a un’economia in ripresa. Dopo decenni di stagnazione e deflazione, infatti, il Paese asiatico sta vivendo una rinascita grazie a una serie di adeguamenti strutturali detti ‘delle 4R’: riflessione, ristrutturazione, reshoring e riforme. Inoltre, la Banca del Giappone ha avviato la normalizzazione della sua politica monetaria ultra espansiva, spinta proprio dell’aumento degli stipendi e dall’incremento costante dei prezzi. Tutte queste forze hanno quindi stimolato cambiamenti significativi nella traiettoria dei titoli azionari nipponici e molti gestori sono convinti che sia possibile trovare ottime opportunità di investimento. Stando però molto attenti ai possibili rischi, che non riguardano solo Donald Trump e i sui dazi.
“L’indice Msci Japan ha toccato livelli mai visti dal 1989, evidenziando un potenziale punto di svolta”, fa notare Yiğit Onat, head of Asia multi-asset di Hsbc Asset Management, secondo cui per comprendere bene le dinamiche in atto è però necessario esaminare le riforme strutturali, il posizionamento del mercato e i fattori esterni. Primo importante punto a favore dell’azionario nipponico sono certamente le valutazioni convenienti. “Nell’ultimo decennio, pur avendo superato la maggior parte dei mercati sviluppati per la crescita degli utili per azione, i titoli giapponesi scambiano con uno sconto significativo rispetto sia a quelli USA sia ai peer globali”, argomenta l’esperto. Secondo cui rappresentano quindi un punto di ingresso interessante, con il potenziale di una rivalutazione futura. Nonostante il 40% di sconto rispetto ai mercati statunitensi, però, Onat mette in guardia da alcune sfide legate alla natura ciclica e ai margini di profitto relativamente più bassi. “Le turbolenze registrate quest’estate legate al carry trade dello yen evidenziano la necessità di vigilare”, avverte.
Riforme strutturali e concorrenza
Quanto alle riforme, il loro avanzare lento solleva numerosi interrogativi. Per l’esperto, un potenziale forte apprezzamento dello yen, guidato da un atteggiamento aggressivo della BoJ, potrebbe infatti esacerbare le sfide deflazionistiche e creare notevoli venti contrari per le azioni giapponesi, in quanto minerebbe la competitività delle esportazioni. Inoltre, nel più ampio contesto asiatico, Tokyo si trova ad affrontare una concorrenza formidabile da parte di economie come Taiwan, che detiene una posizione dominante nella produzione di semiconduttori. “Sebbene i cambiamenti nelle catene di fornitura globali possano offrire opportunità nei settori high-tech, il Giappone deve migliorare in modo proattivo l’innovazione e la sostenibilità per rimanere rilevante”, afferma Onat. Aggiungendo che con la transizione del mondo verso una struttura multipolare, la traiettoria del Sol Levante dipenderà sempre di più dalle relazioni con Washington e Pechino, oltre che dalla concorrenza di attori regionali . “Un’economia globale frammentata potrebbe accentuare la competizione per l’afflusso di capitali stranieri”, chiarisce.
Infine, il Paese rimane esposto ai rischi geopolitici. “In particolare a quelli derivanti dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina, che potrebbero richiedere un’attenta gestione delle accese rivalità commerciali”, osserva l’esperto. Secondo cui la potenziale introduzione di tariffe sulle esportazioni verso gli USA potrebbe erodere ulteriormente la fiducia delle imprese nipponiche. “In definitiva, la significativa dipendenza del Giappone dai mercati ciclici e la limitata domanda interna lo rendono vulnerabile ai rallentamenti economici globali”, conclude quindi Onat. Convinto che, per garantirsi una costante competitività sulla scena globale, Tokyo dovrà dimostrare “agilità strategica e adattabilità, abbracciando l’innovazione e navigando efficacemente nelle complessità”.
Dazi e normalizzazione del mercato
Richard Kaye, portfolio manager del fondo Comgest Growth Japan di Comgest
Per Richard Kaye, portfolio manager del fondo Comgest Growth Japan di Comgest, la politica dei dazi di Trump potrebbe avere anche un rovescio positivo della medaglia. E avvantaggiare i settori nipponici che non hanno una concorrenza evidente negli USA, come alcuni comparti della fabbricazione di semiconduttori e della tecnologia dell’automazione e medica. “Una normalizzazione dello yen nel 2025 ridurrebbe l’interesse per l’elevatissimo capitale di mercato allocato ai settori esportatori, riportando l’attenzione sulle società in grado di crescere indipendentemente dalla valuta”, aggiunge l’esperto.
A suo avviso, il mercato giapponese è stato dirottato per tre anni, in una misura che non ha precedenti storici, dall’hot money, ossia da finanziamenti a breve termine concentrati su alcuni temi inconsistenti, in particolare le scommesse sullo yen a buon mercato e i beneficiari dell’inflazione. “La situazione è migliorata significativamente e ci aspettiamo in futuro un prosieguo della normalizzazione del mercato, possibilmente accompagnata da quella dello yen”, afferma. Precisando di esser convinto che, nel tempo, le società leader a livello mondiale in termini di crescita degli utili e rendimento del capitale saranno “costantemente valutate al di sopra del mercato in generale, come nel decennio precedente”.
Tra il rimbalzo dell’inflazione, un’economia moribonda e il difficile contesto internazionale, Bailey sceglie la cautela. Gli analisti vedono altri due tagli quest’anno, ma la strada è incerta
Il Fomc resta in modalità ‘wait and see’. Per gli analisti, Powell deve ora bilanciare l'aumento dell'inflazione e i rischi di recessione che sembrano aumentare di pari passo
Geopolitica e banche centrali rendono il 2025 un anno complesso per i mercati. Ma dall'evento ‘Thought Leadership Summit’ del gruppo emergono due pilastri per i portafogli: bond europei e alternativi per schivare la volatilità
Al rialzo le stime di inflazione. Per Powell c’è più incertezza con Trump, ma una recessione è improbabile. Gli investitori sperano in una riduzione a giugno
A febbraio lo State Street Risk Appetite Index è tornato a zero. Via dal tech a stelle e strisce, piace l’equity europeo. Resta lo scetticismo sul reddito fisso
I gestori si aspettano tassi invariati e guardano alle proiezioni del Fomc. L’attesa è di una crescita più bassa e un’inflazione più alta. E di due tagli entro fine anno
Pil mondiale rivisto al ribasso: +3,1% nel 2025 e +3% nel 2026. Giù anche le stime per l’Italia (+0,7% e +0,9%). E torna l’allarme inflazione: "Le banche centrali restino vigili"
Tra divergenze nelle politiche monetarie e incertezze macro, il 2025 si apre con nuove sfide e opportunità. Ecco perché James Cook, gestore della strategia Global Focus Fund di J.P. Morgan AM, punta su qualità e selezione. L’AI resta un tema centrale, ma con un approccio mirato lungo tutta la catena del valore
Michael Graham, head of US High Yield di AXA IM: “Il comparto offre rendimenti interessanti, specialmente se confrontato con altri asset come le azioni”. E sul fondo della società: “Preferiamo aziende che offrono servizi essenziali ai clienti e che risultano difficili da sostituire”