Per David Raper di Comgest, la regione ha gli strumenti per resistere alla guerra commerciale di Trump e si prepara a una nuova stagione di stabilità politica. Occhi puntati su Taiwan, ma attenzione anche alla ripresa della Cina
David Raper, gestore del fondo Growth Asia ex Japan di Comgest
Con titoli come Nvidia che continuano a inanellare rialzi e aziende del calibro di OpenAi ormai pronte a diventare player cruciali nella competizione tecnologica globale, l’intelligenza artificiale si prepara a diventare il principale motore dei mercati finanziari. Se però quasi tutti gli analisti guardano agli Stati Uniti come geografia da privilegiare per cavalcare il trend, complici la stagione di deregulation avviata da Donald Trump, c’è chi crede che i radar degli operatori non possano escludere anche altre latitudini. È il caso di David Raper, gestore del fondo Growth Asia ex Japan di Comgest, secondo cui l’AI sarà un tema di investimento cruciale anche in Asia.
Il primo Paese che, secondo il portfolio manager, occorre tenere attentamente monitorato è Taiwan. “L’isola è ben posizionata per beneficiare di una notevole e rapida accelerazione della domanda di tutto ciò che riguarda l’intelligenza artificiale in cloud, spiega, anche perché uno dei problemi che storicamente ha afflitto le aziende locali attive nel settore sembra ormai superato. Se infatti in passato le imprese del posto dovevano fare i conti con i produttori cinesi e la loro politica di tenere bassi i margini, l’attuale clima di tensione tra i due Paesi scoraggia questi attori a insinuarsi nella catena di approvvigionamento nazionale. Ciò non toglie che il driver per investire su Taipei debba consistere nei fondamentali, avverte però l’esperto, in quanto “le tante società che realizzano margini straordinari con proprietà intellettuale limitata sono sì interessanti ma restano anche poco solide”.
Cina sulla strada giusta
Quanto alla Cina, vera potenza economica della regione nonché principale competitor americano nella corsa al predominio tecnologico, Raper predica maggiore cautela ma senza celare un certo ottimismo per quanto riguarda in percorso di rilancio disegnato della autorità politiche. “Sebbene permangano dubbi sulla direzione che prenderà l’economia di Pechino nel 2025”, spiega, “riteniamo che le misure annunciate dal Partito Comunista mirino a stabilizzare il mercato azionario”. E anche se la velocità della ripresa rimane un’incognita, aggiunge, “con ogni probabilità il peggio sembra essere passato”. Un sopporto a questa view arriva netto cambio di linguaggio adottato dal governo, che ha concordato è passato dal promuovere una “politica prudente” a una “moderatamente accomodante” e ha quindi concordato di aumentare il deficit di bilancio al livello record del 4% del PIL. Da qui l’idea che il Dragone sia uno dei pochi mercati nel mondo in cui gli investitori possono trovare società di prim’ordine a prezzi convenienti. “La fase iniziale del rimbalzo delle azioni locali è stata favorita dalle banche e altri settori value ma riteniamo i titoli quality growth dovrebbero prima o poi recuperare terreno”, precisa.
L’effetto Trump fa meno paura (complice la politica)
In generale, a supportare la view positiva del gestore di Comgest c’è la convinzione che il continente nel suo complesso si trovi nella condizione di poter resistere con più facilità del passato alle sfide globali e a quellecommerciali provenienti dalla nuova presidenza di Donald Trump. “Tsmc e altri colossi regionali potrebbero essere interessati da eventuali cambiamenti nel Chips Act o da altre misure protezionistiche dell’amministrazione repubblicana”, chiarisce infatti il dirigente, “ma quello che notiamo è che le aziende di tutto il blocco sono molto più preparate rispetto all’ultima volta che è il tycoon stato eletto”. “Le società e i governi sono preparati alla volatilità e dovrebbero essere meglio attrezzati per far fronte alle incertezze future”, ha aggiunto. Una frase riferita alla ritrovata stabilità governativa dei Paesi leader, con le elezioni nazionali indiane che hanno visto il Bharatiya Janata Party al governo mantenere il potere in Stati chiave e Modi venire riconfermato alla carica di primo ministro ma anche una nuova leadership vietnamita molto più concentrata sulla crescita economica.
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