Secondo Andrew McCormick, head of Fixed Income di T. Rowe Price e Sebastien Page, head of Multi Asset della casa di gestione, torneranno rendimento e potenziale di diversificazione ma “gli investitori dovranno prestare attenzione alla volatilità”
Andrew McCormick, head of Fixed Income di T. Rowe Price
Dopo un 2022 da dimenticare per gli investitori obbligazionari, il nuovo anno si apre con una consapevolezza positiva: i rendimenti del reddito fisso sono saliti a livelli tra i più interessanti dalla crisi finanziaria globale del 2008.
Il rialzo si è riflesso in un sensibile miglioramento delle valutazioni di sovrani e societari e inoltre, afferma Andrew McCormick, head of Fixed Income di T. Rowe Price, “i titoli di qualità più elevata nei segmenti mortgage-backed e asset-backed stanno attirando afflussi da parte di investitori desiderosi di far fruttare la liquidità o di estendere la duration, misura della sensibilità ai tassi d’interesse”.
“È la prima volta da oltre un decennio che si presenta l’opportunità di ottenere rendimenti elevati”, afferma, facendo notare che “ogni volta che vi è un segnale di un possibile rallentamento del ritmo da parte della Fed o di un possibile raggiungimento del picco di inflazione, vediamo immediatamente flussi più che sostenuti”.
Positivi sull’high yield Usa
Sebastien Page, head of Multi Asset di T. Rowe Price
Secondo McCormick, le obbligazioni high yield potrebbero offrire opportunità di rendimento particolarmente interessanti nel 2023. Sebastien Page, responsabile Multi Asset di T. Rowe Price, segnala a conferma di questa tesi tre potenziali fattori positivi, in particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti. In primis, gli spread creditizi si sono ampliati, mentre i tassi di default sono rimasti relativamente bassi. Secondo, i bilanci delle società sono complessivamente in buona salute. Infine, gli emittenti del settore energetico rappresentano una quota minore del debito high yield statunitense rispetto al passato, il che contribuisce a ridurre la vulnerabilità ai default.
“Se non ci sarà una profonda recessione, l’high yield statunitense continuerà ad offrire solide opportunità”, afferma Page. La riflessione è completata da McCormick che espone la view degli analisti del credito di T. Rowe Price che a fine 2022 prevedevano un aumento dei tassi di default statunitensi a poco meno del 3% per le obbligazioni high yield e a poco più del 3% per i prestiti bancari a tasso variabile nell’anno in corso, percentuale significativamente inferiore agli attuali spread creditizi.
Inflazione fa rima con diversificazione
La liquidità dei mercati è peggiorata nel 2022 in seguito all’accelerazione della stretta monetaria. “Abbiamo già registrato periodi di illiquidità in alcuni mercati di alta qualità, come i Gilt britannici e i Treasury statunitensi”, osserva McCormick. “Riteniamo che il rischio di ulteriori episodi rimanga elevato”, completa sul punto.
Nella prospettiva multi-asset fornita da Page, la maggiore volatilità connaturata all’attuale contesto di investimento deve necessariamente essere tenuta in considerazione in ottica di costruzione dei portafogli. “Storicamente”, fa notare l’head of Multi Asset della casa di gestione, “i rendimenti delle azioni e dei Treasury Usa tendono a muoversi nella stessa direzione quando le preoccupazioni per l’inflazione e i tassi di interesse sono elevate, come nel 2022”.
“Tuttavia”, prosegue, “quando le preoccupazioni per la crescita economica sono al primo posto, i rendimenti possono muoversi in direzioni opposte, rafforzando il potenziale di diversificazione dell’asset class obbligazionaria”.
Il 2023 sarà dominato dalle preoccupazioni per la crescita e i Treasury riprenderanno il loro ruolo tradizionale di diversificatori, prevede Page. Ma nel lungo periodo, potrebbero essere necessari strumenti ulteriori, tra cui l’esposizione ad high yield e debito dei mercati emergenti, strategie alternative e asset reali o strategie azionarie in grado di offrire un’attenuazione del rischio di ribasso in contesti inflazionistici.
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