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Il Topix ha toccato i massimi da 33 anni grazie alle buone prospettive dell’economia domestica e ai cambiamenti in atto nel Paese. Ecco dove guardano gli investitori
Lo scorso 11 aprile Warren Buffett ha aumentato la propria esposizione verso il Giappone. Poco più di un mese dopo, il 17 maggio, il Topix ha raggiunto un picco inedito dall’agosto del 1990, con gli investitori esteri che sono stati acquirenti netti di azioni locali per sei settimane di fila. Nonostante la successione dei due avvenimenti giochi a favore della meritata fama dell’oracolo di Omaha, ciò che ha reso Tokyo il mercato sviluppato più amato dagli investitori globali non è solo il tocco magico di Buffett: molto hanno contato anche le rosee prospettive economiche del Paese. Se c’è un tema su cui la maggior parte dei gestori concorda è infatti che il mercato nipponico offra molte opportunità, nonostante le sfide all’orizzonte.
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Le ragioni dell’ottimismo
Secondo Daniel Hurley, portfolio specialist for emerging markets and japanese equities di T. Rowe Price, sono diversi i fattori che sostengono questo ritrovato interesse e che hanno portato l’indice azionario locale al livello più alto degli ultimi 33 anni. Dalla ripartenza economica post Covid alla valuta a buon mercato fino alla crescita alimentata dalla riapertura cinese. “Il Topix è in rialzo del 14,1% su base annua e scambia a 14,3 volte il rapporto prezzo-utili sulla base dei profitti stimati per il prossimo anno fiscale mentre l’S&P 500 è in rialzo dell’8,3% e a 19 volte”, sottolinea, precisando che le valutazioni restano molto attraenti nonostante il rally.
Ma soprattutto, a detta di Hurley, le riforme della corporate governance avviate dall’Abenomics nel 2015 hanno gettato solide basi per una crescita dei rendimenti per gli azionisti. Basi che ora stanno diventando sempre più evidenti. “Gli hedge fund attivisti, gli investitori nazionali e le aziende, seguiti dagli operatori stranieri, ne stanno prendendo atto. Negli ultimi quattro anni i buyback hanno battuto ogni record, toccando il massimo storico nell’esercizio finanziario di marzo 2023”, fa notare.
Sam Perry, senior investment manager di Pictet Am, sottolinea anche la svolta targata Fumio Kishida. Il primo ministro giapponese sta infatti cercando di convincere i cittadini ad acquistare azioni domestiche grazie a un nuovo regime di esenzione fiscale che punta a velocizzare il passaggio dal risparmio all’investimento, aumentare il valore a lungo termine della sfera aziendale nazionale e ridistribuire la ricchezza. “Se il Paese diventasse una nazione di azionisti, ne gioverebbero anche gli investitori esteri. Soprattutto perché l’emergere di un’ampia base di acquirenti accelererebbe gli sforzi per accrescere gli standard della corporate governance”, chiarisce.
Non solo. Per l’esperto della casa francese, quest’anno Tokyo dovrebbe registrare il tasso di crescita più elevato di tutto il mondo sviluppato (1,5%) grazie all’aumento degli investimenti e della spesa da parte di aziende e famiglie con grande disponibilità. “Nei prossimi anni, ci aspettiamo un rendimento annuo delle azioni giapponesi superiore al 10%, quasi a pareggiare i rendimenti dell’equity emergente in dollari, ma con una volatilità molto inferiore”, afferma. Per questo, è convinto che i titoli nipponici dovrebbero essere presenti in misura più ampia nel portafoglio di ogni investitore.
I rischi tra rallentamento economico e politica monetaria
Naturalmente non mancano i rischi. A partire dalla possibilità di un rallentamento dell’economia globale e dal delicato compito di normalizzare la politica monetaria senza impattare negativamente sugli operatori. “È essenziale trovare un equilibrio, poiché una stretta eccessiva o troppo rapida potrebbe causare un apprezzamento della valuta e danneggiare gli esportatori che svolgono un ruolo cruciale nell’economia giapponese e nel Topix. Questo potrebbe mettere a repentaglio gli sforzi della Bank of Japan volti a generare inflazione”, avverte Hurley. Per il portfolio specialisti di T. Rowe Price c’è poi ancora molto da fare anche sulla riforma della corporate governance.
Qualità growth e ‘transformation’, ecco dove investire
Hurley vede opportunità di investimento soprattutto nelle aziende ‘quality growth’, in grado di aumentare costantemente la crescita degli utili nel tempo, nonché in quelle ‘transformation’, che stanno cioè dando priorità al miglioramento della governance e dei rendimenti. “Vediamo anche segnali che indicano come la sovraperformance del value si stia placando, mentre il growth sembra ipervenduto dopo una rapida rotazione. I tassi di cambio favorevoli del Giappone potrebbero inoltre creare un contesto favorevole per i titoli growth, mentre la selezione attiva dei titoli e l’analisi fondamentale sono elementi chiave per individuare queste società”, conclude.
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