Aifi: investiti 1.051 milioni di euro (-27%). Aumenta però il numero di società finanziate (+28%). Cipolletta: lavoriamo con il governo per ampliare la platea di investitori
Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi
Il primo semestre 2024 del private debt italiano si chiude con qualche ombra e poche luci. Complici le turbolenze dei mercati in scia all’ascesa e riduzione dei tassi di interesse, la raccolta si è infatti fermata a 442 milioni di euro, in calo dell’11% rispetto ai 495 dello stesso periodo dell’anno scorso. In flessione anche gli investimenti, che si sono attestati a quota 1.051 milioni, segnando una contrazione del 25%. Il bilancio è contenuto nel consueto report di Aifi, in collaborazione con CDP e Deloitte, da cui emerge però un aumento a quota 60 delle società finanziate, pari a +28%.
“Oltre metà dell’ammontare investito è stato destinato a progetti di crescita interna ed esterna nelle imprese, soprattutto PMI”, ha spiegato il presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta. “Un dato importante ma ancora piccolo rispetto alle potenzialità del mercato sull’economia reale”, ha quindi sottolineato. Chiarendo che è dunque necessario “accrescere la fase di fundraising, fondamentale per avere poi i capitali da impegnare nelle attività di sviluppo”.
Soffrono raccolta e investimenti
Tornando ai dati, la prima fonte della raccolta di mercato sono stati il settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (62%), seguiti da assicurazioni (15%) e banche (9%). E la componente domestica la fa da padrone con il 78% dei flussi totali. Quanto agli investimenti, escludendo le operazioni superiori ai 100 milioni di euro, i dati relativi all’ammontare risultano pari a 771 milioni, in crescita del 20% rispetto ai 644 del primo semestre 2023. I soggetti domestici hanno realizzato il 77% delle operazioni, mentre il 65% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Nel 73% dei casi si è trattato di finanziamenti, mentre nel 27% di sottoscrizioni di obbligazioni.
Il 40% dell’ammontare investito ha riguardato la realizzazione di buy out (321 milioni, -58% rispetto allo scorso anno). Le operazioni con obiettivo lo sviluppo delle società hanno attratto 409 milioni (-19%, con un peso del 51% sull’ammontare complessivo), mentre il restante 9% è stato destinato al rifinanziamento del debito. A livello geografico, la prima regione si conferma essere la Lombardia, con il 37% del numero di deal, seguita dal Lazio con il 18%. Quanto alle attività delle aziende target, al primo posto con il 25% degli investimenti si piazza il settore dei beni e servizi industriali, seguito dall’energia e ambiente, con il 19%. Infine, a livello di dimensione delle aziende, il 67% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti.
Rimborsi in calo
Dal report emerge poi che, sempre nel primo semestre del 2024, le società che hanno effettuato rimborsi sono state 57, in calo del 14% rispetto alle 66 dell’anno scorso. Cresce però l’ammontare, che si è attestato a 165 milioni di euro, segnando un aumento del 30% rispetto ai 127 milioni del 2023. Aifi specifica che il 91% del numero di rimborsi ha seguito il piano di ammortamento.
“Le imprese italiane hanno bisogno di capitale”, ha infine affermato Cipolletta, ricordando che nel nostro Paese ci sono circa 300mila PMI (escludendo quelle micro, sotto i dieci addetti). Di queste, meno di 500 sono quotate, mentre 2.200 sono partecipate o avviate da private equity e 800 fanno ricorso al private debt. “Siamo davvero a un livello molto basso e quindi c’è uno spazio molto grande per il mondo del private capital, per far crescere queste imprese e renderle più resilienti”, ha assicurato. Per questo il numero uno di Aifi è tornato ad auspicare un allargamento della platea di investitori. “L’interesse per questi settori c’è, ma ostano motivi di ordine regolamentario sia europeo che nazionale, e misure di scarsa conoscenza del mercato e di eccessiva incidenza fiscale. Stiamo cercando di operare con il governo perché è importante che il mercato si ampli”, ha concluso.
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