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La decisione a sorpresa del cartello mette le ali al barile. Per la banca Usa, Brent sui 95 dollari a fine anno. E ora i mercati temono ulteriori strette delle banche centrali
La decisione è arrivata a sorpresa, ma la reazione era scontata. I prezzi del petrolio sono tornati a correre dopo che, nel fine settimana, l’Opec+ ha deciso di ridurre la produzione di oltre un milione di barili al giorno a partire da maggio. L’obiettivo dei Paesi del cartello è ovviamente quello di sostenere i corsi dell’oro nero, dal momento che le sue quotazioni hanno appena archiviato il peggiore trimestre dallo scoppio della pandemia. Un taglio che si aggiunge alla diminuzione di 2 milioni di barili già concordata dall’organizzazione in ottobre e fa stimare a Goldman Sachs rincari della materia prima fino a 100 dollari entro il 2024.
L’iniziativa
In particolare, l’Arabia Saudita taglierà mezzo milione di barili al giorno a partire da maggio e per tutto il 2023, in coordinamento con altri nove Paesi membri del cartello, tra cui Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Kazakistan. Per quanto riguarda invece la Russia, il vice primo ministro, Alexander Novak, ha fatto sapere che prorogherà la riduzione da mezzo milione di barili per tutto il 2023. La mossa, che avrà importanti ripercussioni sull’inflazione, è riuscita contemporaneamente a irritare Washington, mettere in ulteriore difficoltà le banche centrali e, ovviamente, a far scattare subito il petrolio sui mercati: il Wti è arrivato a segnare un balzo dell’8%, oltre gli 80 dollari al barile e con il maggior incremento intraday da oltre un anno, mentre il Brent è salito del 6%, superando quota 85 dollari.
Petrolio a 100 dollari per Goldman Sachs
Intanto, Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue stime sul prezzo del greggio. Considerando una produzione da parte del cartello significativamente ridotta, la domanda leggermente più bassa e il modesto rilascio francese di riserve strategiche, gli analisti della banca Usa prevedono che Brent possa toccare i 95 dollari a dicembre di quest’anno, dai 90 precedenti, e superare quota 100 dollari a fine 2024 (prima avevano calcolato 97). Gli esperti sottolineano anche che l’organizzazione dei Paesi produttori ha “un potere di prezzo molto significativo rispetto al passato, data la sua quota di mercato elevata, l’offerta non-Opec inelastica e la domanda inelastica”. Ed evidenziano che il taglio inaspettato è “coerente con la nuova dottrina di agire preventivamente” dal momento che “possono farlo senza perdite significative di quote di vendita”.
Bce e Fed, si teme una nuova stretta
Sui mercati, oltre alle quotazioni del barile, la decisione dell’Opec+ ha riacceso anche i timori di nuove strette monetarie. Con un’inflazione prevedibilmente più alta, è infatti plausibile che Fed e Bce saranno costrette a non concedersi pause nel loro percorso di aumento dei tassi. E gli investitori ora vedono una probabilità del 64% che la banca centrale americana alzi il tasso sui Fed funds di 25 punti base a maggio, fino a un intervallo superiore del 5,25%. Probabilità che solo una settimana fa era al 48%.
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