Il private equity non teme i dazi di Trump: ecco perché
Per i gestori, i portafogli sono meno esposti ai settori economici più colpiti dalla guerra tariffaria. E la Trumpeconomics potrebbe offrire nuove opportunità
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Il modello 60/40 non funziona più e gli investitori sofisticati stanno facendo ampio spazio agli asset privati nei loro portafogli. La conferma arriva dalla Global Private Markets Survey di BlackRock Alternatives, stando alla quale il 72% degli istituzionali a livello globale intende incrementare le proprie allocazioni di private equity quest’anno e oltre la metà lo farà nel credito privato. Con due ulteriori certezze: a guidare l’asset allocation private globale nel 2023 sarà la generazione di reddito, mentre il sourcing è la priorità assoluta nella selezione di un gestore di mercati privati.
L’indagine ha raccolto le opinioni di vari allocator che rappresentano 15.000 miliardi di dollari di asset totali in gestione, con 3.200 miliardi di dollari investiti nei mercati privati, e mostra come l’allocazione media del portafoglio in private asset è del 24%. “Negli ultimi 20 anni abbiamo visto i mercati privati crescere da categoria di nicchia a caposaldo di molti portafogli. I risultati della nostra prima Global Private Markets Survey mostrano che gli investitori sofisticati hanno abbandonato il modello 60/40 e che gli asset privati continueranno a crescere in termini percentuali nei portafogli globali. Nonostante i ribassi dei mercati dello scorso anno, i timori di recessione e la recente volatilità, vediamo che l’incertezza a breve termine non sta facendo rallentare la crescita dei mercati privati”, sottolinea Edwin Conway, global head of BlackRock Alternatives.
La generazione di reddito emerge come il fattore più importante che guida gli investimenti nei mercati privati, con l’82% degli intervistati che lo identifica come la chiave nelle loro considerazioni di allocazione. Segue l’apprezzamento del capitale, che per il 58% è la seconda priorità ad indirizzare la scelta sui private asset.
La ricerca di reddito si è tradotta in un significativo interesse degli investitori per il credito privato, in particolare per il debito infrastrutturale e immobiliare, nonché per le strategie distressed. Oltre la metà degli intervistati a livello globale prevede infatti di incrementare le proprie partecipazioni in questo settore. Negli Stati Uniti e in Canada, più di un terzo degli investitori prevede di “aumentare sostanzialmente” gli investimenti nel credito privato nel 2023.
Nel dettaglio, oltre il 70% degli investitori globali e il 71% dell’area Emea intendono aumentare le proprie allocazioni in private equity quest’anno, anche se rimane da vedere quanto i recenti sconvolgimenti abbiano cambiato questa prospettiva. Più della metà degli investitori statunitensi e canadesi punta poi ad incrementare gli investimenti in tutte le asset class, mentre nella regione Asia-Pacifico oltre due terzi pensano di aumentare le allocazioni nel credito privato.
Con l’aumento delle allocazioni sui mercati privati, gli investitori possono scegliere tra un’ampia selezione di asset con caratteristiche diverse. Ad esempio, nel private equity, oltre la metà degli intervistati in ogni area geografica ritiene che le società mature rappresentino l’opportunità di rendimento più interessante, seguite rispettivamente da venture capital, secondari e buyout. Per quanto riguarda il credito privato, gli allocatori di capitale vedono le maggiori opportunità nel debito infrastrutturale o immobiliare, grazie ai benefici attesi dalla recente legislazione statunitense in materia e a quella che alcuni considerano una temporanea flessione dei valori immobiliari dovuta all’aumento dei tassi di interesse. Le strategie distressed sono al secondo posto.
Passando alle infrastrutture, gli intervistati individuano le maggiori opportunità nei mercati emergenti, seguiti dai trasporti e dalle energie rinnovabili. A causa dell’impennata dei prezzi degli affitti, il mattone residenziale ha riscosso un grande successo, con il 55% che ha selezionato gli immobili residenziali multifamiliari e privati in affitto come l’occasione più appetibile all’interno dell’asset class.
Non mancano però i fattori che ostacolano ulteriori investimenti in asset privati. Nonostante gli intervistati abbiano condiviso le loro risposte prima delle recenti crisi bancarie, il sondaggio mostra che è la liquidità il principale problema. Gli investitori hanno però opinioni diverse rispetto all’importanza da attribuirle: oltre la metà delle compagnie di previdenza ha indicato l’illiquidità come il rischio numero uno, mentre solo il 40% degli assicuratori è dello stesso parere. Tra gli altri ostacoli menzionati dagli investitori compaiono infine il coinvolgimento degli stakeholder interni, le limitate competenze organizzative e i livelli di comfort verso l’asset class.
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