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Nel primo trimestre la crescita dell’Area si ferma allo 0,1%. Corre il Portogallo (+1,6%). Bene Italia e Spagna (+0,5%) mentre la Germania arranca e preoccupa. Intanto l’inflazione torna a salire
L’economia europea continua a muoversi a ridosso della stagnazione e delude i mercati. Nel primo trimestre 2023 il Pil dell’Eurozona è salito di appena lo 0,1%, quanto basta per scacciare lo spettro della recessione ma con pesanti differenze tra i singoli Stati. Un quadro che non rassicuragli gli investitori, chiamati anche a fare i conti con un’inflazione ancora persistente in molti Paesi. Ed è così che i riflettori restano puntati sulla Bce, con gli analisti divisi tra chi si attende un rialzo dei tassi di mezzo punto e chi prevede invece una stretta dello 0,25%.
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Pil: preoccupa Berlino. Bene Italia, Spagna e Portogallo
Nel dettaglio, nel primo trimestre di quest’anno Eurolandia è cresciuta dello 0,1% rispetto al precedente, mentre nell’insieme dell’Unione europea l’aumento del Pil è stato dello 0,3%. L’incremento maggiore è stato registrato in Portogallo (+1,6%), seguito da Italia, Spagna e Lettonia (tutte +0,5%). La Germania ha invece fatto registrare una flessione dello 0,1% su base annua e una crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti. Un risultato inferiore alle previsioni degli economisti, che si aspettavano uno sviluppo dello 0,2% sul quarto trimestre 2022. Leggermente al di sopra della media Parigi, la cui variazione si è fermata al +0,2%.
Dati contrastanti che Filippo Diodovich, senior marker strategist di IG Italia, definisce abbastanza deludenti soprattutto dal punto di vista della domanda interna. “La Germania ha per il momento evitato la recessione tecnica. Dopo aver evidenziato un calo dello 0,5% del Pil del quarto trimestre 2022 su base congiunturale, da gennaio a marzo 2023 non ha registrato variazioni. Tuttavia le cifre sono ben inferiori alle aspettative, che erano fissate su una crescita dello 0,2%”, osserva.
Se è vero che Spagna e Italia hanno invece battuto il consensus, resta da fare luce sulle variabili alla base di questi risultati. E non sempre il giudizio è positivo. “Per Madrid la maggior spinta è legata all’export netto mentre la domanda domestica è in calo. Dovremo invece aspettare ancora alcune settimane per capire i fattori che hanno portato all’aumento del Pil tricolore, cercando così di conoscere l’andamento dei consumi interni”, evidenzia l’esperto. Al momento, l’Istat stima una crescita dell’1,8% in termini tendenziali, che “prospetta un tasso di crescita acquisito del Pil per il 2023 stimato allo 0,8%”.
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L’inflazione rialza la testa: occhi sulla Bce
A rovinare la festa di Madrid c’è poi anche il dato sull’inflazione, tornata a correre. Ad aprile l’indice dei prezzi al consumo iberico è infatti salito dello 0,6% rispetto al mese precedente, mentre su base annua è aumentato al 4,1%, rispetto al 3,3% di marzo. Stesso discorso per Parigi, dove servizi ed energia hanno spinto il carovita al 5,9% annuo (in prima lettura) dal 5,7% di marzo. Numeri che hanno immediatamente allertato i mercati: il timore è infatti che, con il rialzo dei prezzi al consumo, la Banca centrale europea decida di proseguire con una politica monetaria aggressiva nella riunione del 4 maggio. Decisivi, in questo senso, saranno i dati su inflazione e prestiti bancari in agenda due giorni prima del meeting.
Secondo Diodovich, i dati deludenti potrebbero allentare le pressioni dei membri più falchi del board e allontanare l’ipotesi di un rialzo dei tassi da 50 punti base. Di certo, per l’esperto, c’è che “la lotta all’inflazione non è ancora terminata a causa della resistenza della componente core”. Da qui, la previsione: “Riteniamo che la Bce propenderà per un aumento dei tassi di interesse a breve dello 0,25% a maggio, confermando la possibilità di ulteriori rialzi in caso di necessità”.
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