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Nel 2023 il patrimonio degli Hnwi ha toccato quota 86.800 miliardi di dollari grazie ai mercati. Aumenta anche il numero di super ricchi: vogliono investire e cercano una guida professionale
Più ricchi e più numerosi: i paperoni sono in cerca di professionisti in grado di guidarli negli investimenti con servizi personalizzati. Dopo la battuta d’arresto del 2022, lo scorso anno ha segnato una svolta per gli High Net Worth Individual globali, che hanno visto il loro patrimonio tornare a crescere (+4,7%) grazie al dinamismo dei mercati e toccare gli 86.800 miliardi di dollari. E che ora mostrano una rinnovata voglia di mettere a frutto le loro ricchezze, con un deciso cambiamento nell’asset allocation. È quanto emerge dal ‘World Wealth Report 2024’ del Capgemini Research Institute, secondo cui il numero di paperoni nel mondo è aumentato del 5,1%, arrivando a quota 22,8 milioni. E il numero sta continuando a crescere, riportando i trend degli Hnwi su una traiettoria positiva.
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USA in testa, crescita ridotta in Europa
Stando all’indagine, che copre 71 Paesi (Italia inclusa) e rappresenta oltre il 98% del reddito nazionale lordo a livello globale, lo scorso anno è stato il Nord America a registrare il più alto recupero degli Hnwi. La crescita annua è stata infatti del 7,2% per la ricchezza e del 7,1% per la popolazione. Merito della tenuta dell’economia, dell’allentamento delle pressioni inflazionistiche e del formidabile recupero del mercato azionario statunitense. Il trend è positivo anche per quasi tutte le altre regioni, ma con ritmi di crescita più contenuta. Un incremento modesto si è registrato in Asia-Pacifico (+4,2% la ricchezza e +4,8% la popolazione) ed Europa (+3,9% e +4,0%). E ancora peggio hanno fatto l’America Latina (+2,3% e +2,7%) e il Medio Oriente (+2,9% e +2,1%). L’Africa è stata l’unica regione in cui la ricchezza dei Paperoni (-1,0%) e la popolazione (-0,1%) sono diminuite per effetto del calo dei prezzi delle materie prime e della riduzione degli investimenti esteri.
Meno liquidità e più private equity in portafoglio
La crescita degli Hnwi sta portando anche a un cambiamento in ottica di asset allocation: si sta infatti passando dalla preservazione a una logica d’incremento della ricchezza. I dati dei primi mesi del 2024 evidenziano una normalizzazione delle disponibilità liquide pari al 25% del totale del portafoglio, in netto contrasto con i massimi pluridecennali del 34% registrati nel gennaio 2023. Il report indica che due super-ricchi su tre pianificano d’investire maggiormente nel private equity quest’anno, in modo da sfruttare le possibilità di sviluppo future.
Aumenta il bisogno di servizi a valore aggiunto
Per quanto riguarda gli Ultra High Net Worth Individual, i paperoni con con disponibilità superiori ai 30 milioni di dollari, questi detengono oltre il 34% della ricchezza complessiva degli Hnwi e ne rappresentano poco più dell’1%. Secondo le previsioni del report, nei prossimi vent’anni le generazioni che invecchiano trasferiranno oltre 80 mila miliardi di dollari e questo determinerà un aumento della domanda di servizi a valore aggiunto di tipo finanziario (gestione degli investimenti e pianificazione fiscale) e non finanziario (filantropia, servizi di concierge, investimenti per passione e opportunità di networking). Questa trasformazione rappresenterà una grande occasione per le società di wealth management.
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Per il wealth management la posta in gioco è alta
Il 78% degli Uhnwi considera essenziali i servizi a valore aggiunto e oltre il 77% conta sulla propria società di wealth management per essere supportato nelle proprie esigenze di trasferimento di ricchezza intergenerazionale. Tuttavia, nonostante desiderino essere ben consigliati, il 65% è preoccupato per la mancanza di consulenza personalizzata e adeguata alla propria situazione finanziaria in continua evoluzione. “I clienti chiedono di più ai loro wealth manager e la posta in gioco non è mai stata così alta”, avverte Dario Patrizi, Financial Services director di Capgemini in Italia. Per l’esperto, infatti, in questo momento di grandi trasferimenti di ricchezza e di crescita degli Hnwi, le aziende possono adottare misure concrete per coinvolgere e fidelizzare i clienti attraverso un’esperienza personalizzata e multicanale.
“Sebbene il sistema tradizionale di profilazione dei clienti sia ormai onnipresente, sarebbe opportuno prendere in considerazione l’applicazione di strumenti di finanza comportamentale basati sull’intelligenza artificiale e sull’utilizzo di dati psicografici”, spiega Patrizi. Aggiungendo che tali dispositivi possono offrire un vantaggio competitivo grazie alla comprensione del processo decisionale dei singoli individui, che consente di ottenere un maggior grado di conoscenza del cliente. “La creazione di canali di comunicazione in tempo reale sarà fondamentale per gestire i bias che movimenti di mercato improvvisi e volatili potrebbero innescare”, conclude.
Gli Hnwi cercano una guida per gestire i propri bias
Il report rivela infatti che per oltre il 65% i bias influenzano le decisioni d’investimento, soprattutto in occasione di avvenimenti importanti della vita come matrimonio, divorzio e pensionamento. Di conseguenza, il 79% vorrebbe che i relationship manager li aiutassero a gestirli. Per gli esperti Capgemini, integrando la finanza comportamentale con l’intelligenza artificiale, le società di wealth management possono analizzare il modo in cui i clienti reagiscono alle fluttuazioni del mercato e prendere decisioni basate sui dati che sono meno suscettibili ai bias di tipo emotivo o cognitivo. Il report sottolinea poi che i sistemi basati sull’IA sono in grado di analizzare i dati e rilevare modelli difficilmente riconoscibili dagli esseri umani, il che consentirebbe ai gestori patrimoniali di adottare misure proattive nella consulenza ai clienti.
Infine, il report rivela che gli Uhnwi hanno incrementato il numero di relazioni con le società di wealth management passando dalle tre del 2020 a sette nel 2023. Un segnale che il settore fatica a fornire la gamma e la qualità dei servizi richiesti da questo segmento. Viceversa, i single-family office, che si occupano esclusivamente di una famiglia, sono cresciuti del 200% nell’ultimo decennio. “Per soddisfare ulteriormente il segmento Hnwi e Uhnwi, le società di wealth management devono trovare un equilibrio fra concorrenza e collaborazione con i family office. Un super-ricco su due (52%) desidera infatti avviare un family office e per farlo vorrebbe essere assistito dalla propria società di riferimento”, conclude lo studio.
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