Per Gregory Peters, co-cio di PGIM Fixed Income, la correzione del quarto trimestre 2024 è figlia dell’effetto Trump. Ma le basi per un mercato rialzista ci sono. Rotta sul credito il suo mantra per i prossimi mesi, con un focus sui fondamentali
Gregory Peters, Co-chief investment officer di PGIM Fixed Income
Non solo incertezze sulla dinamica dei tassi, prospettive di crescita nebulose e il crescente peso delle tensioni internazionali. Il 2025 dei mercati promette di essere scosso da un’altra importante variabile: le politiche fiscali e commerciali del nuovo presidente USA, Donald Trump. E mentre gli investitori si chiedono se le oscillazioni dei rendimenti obbligazionari che hanno accompagnato le notizie dei suoi primi interventi continueranno, cresce la convinzione che le pressioni sui governi dei Paesi sviluppati possano favorire approcci orientati al carry e al buy-the-tip. Gregory Peters, co-cio di PGIM Fixed Income, crede che non sarà così. Forte della lunga esperienza nel top mangament del primo gestore al mondo per investimenti nel credito, con oltre 400 miliardi di asset AuM allocati all’asset class, l’esperto è infatti convinto che il rallentamento delle performance osservato alla fine del 2024 abbia posto le basi per mesi di successo. Una buona ragione per resistere e cavalcare il toro.
Secondo Peters, la vera cifra dell’incognita Trump sta nella tattica dell’inondazione del campo. Con un flusso continuo di iniziative e annunci, ma anche di minacce tariffarie e missive di politica estera, il tycoon ha infatti aumentato il rischio intorno alla macroeconomia. Una dinamica che potrebbe portare a un modesto rialzo nel costo del denaro e suscitare reazioni nei mercati del reddito fisso. “Se prima le preoccupazioni riguardavano la sequenza degli interventi e gli investitori scontavano solo i potenziali aspetti positivi della deregolamentazione e della riforma fiscale volute dal tycoon”, osserva il manager, “ora ci si concentra maggiormente sulle possibili conseguenze dei dazi e delle politiche migratorie”. E poiché questi aspetti negativi non richiedono il coinvolgimento del Congresso, prosegue, i mercati globali non possono che trovarsi in preda all’incertezza. Di qui la sua previsione che i prossimi due trimestri si caratterizzino per un elevata cautela e per movimenti fuori misura sia nei tassi che nel rischio.
Barra dritta sul credito
Anche al netto questo scenario, Peters è però convinto dell’opportunità di restare investiti nel reddito fisso. “Sebbene le ampie incertezze possano influenzare le condizioni a breve termine”, spiega, “l’attuale fase rialzista del mercato dimostra che i rendimenti elevati cui assistiamo dal 2022 continueranno probabilmente a generare ritorni interessanti per il resto dell’anno e più in generale nel lungo periodo”. Non solo. Il manager crede infatti che, nonostante gli spread creditizi storicamente bassi di oggi indichino cautela quando si tratta di esposizione al credito, questo potrebbe non essere l’approccio giusto nell’attuale contesto. Date le prospettive di una crescita economica moderata e continua, fondamentali generalmente favorevoli e una forte domanda di reddito fisso potrebbero invece inaugurare un periodo prolungato di spread ridotti e permettere ai titoli del segmento di continuare a generare extra-rendimento.
Da divergenza e dispersione le maggiori opportunità
Quanto alle aree in cui investire, il co-cio di PGIM Fixed Income sostiene la necessità di utilizzare la gestione attiva per cogliere le opportunità offerte di volta in volta dalla dispersione settoriale conseguente alla divergenza politica. “Che si tratti del potenziale di acquistare al ribasso o di migliorare il carry”, spiega, “l’identificazione precoce dei settori e delle imprese o degli emittenti interessati assume una nuova importanza per il futuro”. L’importante, è la conclusione di Peters, sarà guardare ai fondamentali e reagire all’azione piuttosto che alla retorica.
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