Mercati emergenti, come investire fra rischi e opportunità
A differenza del 2015 oggi gli asset manager investono nei mercati della categoria Emergenti con maggior selettività
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La luce in fondo al tunnel c’è e non è un abbaglio, ma la strada verso la guarigione completa è lunga e potrebbe comportare delle pause. È questa la view per il secondo semestre della maggior parte dei gestori, che vede rosa senza farsi troppe illusioni e ricomincia ad assumersi rischi ma proteggendosi.
Tra V, U, W e L, Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, prevede una ripresa a U per l’Europa e a V per l’America. La differenza riflette due fattori, a detta dell’esperto: la politica sanitaria, cioè la diversa velocità con cui si è tornati alla normalità, gradualmente in Europa e a tappe forzate negli Stati Uniti, e la politica del lavoro, con la scelta europea di congelare l’occupazione e quella Usa di licenziare massicciamente per poi riassumere aggressivamente.
Secondo lo strategist, nelle prossime settimane arriveranno negli Usa i dati del ripiano, che evidenzieranno la perdita di momentum della ripresa e i mercati avranno due modi di reagire: potranno scendere oppure potranno fermarsi e muoversi lateralmente, guardando avanti. “A favore della seconda ipotesi giocano vari elementi”, spiega Fugnoli che propende per la seconda ipotesi. “Venendo al breve termine – prosegue -, ci sembra ancora prematuro parlare di rialzi strutturali dei rendimenti sulla parte lunga della curva. Quanto alle borse, in un secondo semestre laterale che consoliderà i recuperi del secondo trimestre, il tema di fondo non sarà direzionale ma settoriale. Se ci sarà una pausa nel processo di guarigione dell’economia globale torneranno a essere preferibili i settori di crescita e quelli sensibili ai tassi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Hans-Jörg Naumer, director global capital markets & thematic research di Allianz Global Investors, che sottolinea come i mercati finanziari stiano anticipando una ripresa particolarmente rapida. Aspettative che li rendono vulnerabili a delusioni. “Il punto di massimo pessimismo da parte degli investitori sembra ormai superato, ma è preferibile mantenere un atteggiamento di cautela al fine di proteggersi da un’eccessiva esuberanza e prepararsi a eventuali battute d’arresto – si legge nell’outlook di luglio -. La relazione tra il P/E dell’S&P 500 e la volatilità (misurata dal Vix) indica che sui mercati azionari non si è ancora registrato un incremento consistente della propensione al rischio. Il fatto che la fase peggiore della recessione globale sia stata superata dovrebbe essere positivo anche per le azioni, ma dobbiamo diffidare di un eccessivo ottimismo sulle previsioni economiche”.
Per l’obbligazionario invece, a detta dell’esperto, nei prossimi mesi l’evoluzione dei prezzi sarà determinata dagli effetti disinflazionistici della crisi Covid e dalle implicazioni del calo dei prezzi dell’energia. Nel corso dell’anno tuttavia una stabilizzazione o un nuovo aumento del prezzo del greggio potrebbero comportare un’inversione e il conseguente rialzo dell’inflazione. “In caso di aumento eccessivo, ma comunque improbabile, dei rendimenti a lungo termine legato ai maggiori rischi in ambito fiscale, potremmo assistere a ulteriori interventi su vasta scala da parte delle banche centrali – sostiene Naumer -. In tale contesto, nei prossimi mesi i rendimenti delle obbligazioni governative Usa, dei Paesi core dell’Area Euro, del Giappone e del Regno Unito dovrebbero restare su livelli molto bassi o negativi. Le obbligazioni governative dei Paesi del sud dell’Eurozona dovrebbero continuare a beneficiare degli ingenti acquisti di asset della Bce”.
Bruno Rovelli, chief investment strategist di BlackRock Italia, punta invece su Europa e Asia e rivela, in un’intervista a FocusRisparmio, di aver attribuito overweigth alle due regione in quanto meglio posizionate rispetto ad altre aree geografiche.“Ci prepariamo alla ripartenza economica assumendo un moderato atteggiamento pro rischio: per questo puntiamo sulle azioni e sul credito di buona qualità Investment Grade europeo e High Yield”, afferma. Lo strategist ‘promuove’ l’azionario europeo perché il Vecchio Continente è “meglio posizionato per far ripartire l’economia senza aumentare il rischio di una seconda ondata epidemiologica” e perché “il rischio di frammentazione dell’Eurozona si è abbassato”.
Per quanto riguarda la componente asiatica, la ragion d’essere è che il peso economico dell’area sul Pil mondiale è cresciuto molto di più di quanto non sia oggi riflesso nelle capitalizzazioni di mercato: “Negli indici mondiali il peso dell’azionario Usa è di circa il 75%. Noi ci aspettiamo che in futuro questa percentuale diminuisca a favore di un aumento di peso dell’Asia. Ciò si rifletterà anche sul peso strategico di questi asset nei portafogli”.
Quanto alle valute, secondo Monica Defend, global head of research di Amundi, l’allentamento delle misure di lockdown, l’impegno delle banche centrali e le ambiziose iniziative nazionali hanno già iniziato a spingere al rialzo le attese sulla crescita, fornendo un contesto per la perfomance delle valutazioni e per un passo indietro del dollaro Usa. Anche la proposta della Commissione europea riguardo al fondo Next Generation sta riducendo sostanzialmente il rischio di coda di un dissolvimento della zona euro. “Un tale evento potrebbe rappresentare una svolta a medio termine per l’euro, mentre di fatto svaniscono i problemi di sostenibilità del debito tra gli Stati membri. Tuttavia – mette in guardia la Defend -, a breve termine, rimaniamo scettici riguardo all’ipotesi di trovarci all’inizio di una cavalcata dell’euro soprattutto nei confronti del dollaro. I rischi di downside sono diminuiti e dovrebbero impedire l’ulteriore crollo dell’euro, ma il sentiment è stato finora l’unico elemento che hai trainato il rally eur/usd all’inizio di giugno”.
“Secondo noi, il modo migliore per sfruttare questa variazione del sentiment verso la valuta unica sarebbe contro la sterlina britannica – conclude la Defend -. Sembra che il ru stia affrontando le conseguenze economiche peggiori tra i G10 e il rischio di una Brexit senza accordo è aumentato sensibilmente con la proposta della Commissione europea. La probabilità di un’ulteriore proroga del periodo di transizione appare di gran lunga più bassa se consideriamo l’aumento del contributo al bilancio dell’Ue che tutti gli Stati membri, incluso al momento il ru, dovranno fornire non appena il piano sarà approvato. Prevediamo un movimento rialzista a breve termine dell’eur/gbp, sia il sentiment positivo nei confronti dell’euro, sia la necessità di coperture in caso di esito senza accordo forniranno un supporto”.