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Bain prevede una crescita tra il 40% e il 55% medio annuo. E l’Italia passerà dagli attuali 0,8 miliardi di euro a 2,5 miliardi. Tre gli ambiti più promettenti
Il mercato globale dell’intelligenza artificiale arriverà a sfiorare i 1.000 miliardi di dollari entro il 2027. Merito di una crescita boom, che di qui in avanti dovrebbe attestarsi tra il 40% e il 55% annuo, permettendo così di raggiungere un valore compreso tra i 780 e i 990 miliardi di dollari entro tre anni. L’Italia non farà eccezione: da noi il giro d’affari dell’AI dovrebbe infatti passare dagli attuali 0,8 miliardi di euro a 2,5 miliardi. A prevederlo è il Global Technology Report 2024 di Bain & Company, da cui emerge che, a livello mondiale, i costi dei grandi data center potrebbero raggiungere i 25 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, mente la domanda di componenti è destinata ad espandersi del 30% entro il 2026, con il rischio di una nuova carenza di chip.
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“L’AI generativa sta guidando l’attuale ondata di innovazione”, spiega Mauro Colopi, partner di Bain & Company e responsabile italiano TMT. Per l’esperto, però, per generare valore su vasta scala, le aziende dovranno trasformare profondamente i loro processi, con l’evoluzione a scala come imperativo del prossimo triennio. “Adottare una strategia pervasiva dell’intelligenza artificiale nelle diverse aree di operatività aziendale sarà cruciale per rimanere competitivi”, avverte.
Gli ambiti più promettenti
Tre gli ambiti più promettenti che faranno da traino per l’intero mercato: l’espansione della domanda di computing associata allo scalare dei modelli di AI, la crescita accelerata delle infrastrutture dei data center e la ricerca di una maggiore sovranità delle piattaforme di intelligenza artificiale. Per gli esperti Bain, i carichi computazionali cresceranno del 25%-35% l’anno fino al 2027, con un conseguente incremento della domanda di potenza di calcolo, che spingerà i data center a evolversi verso dimensioni di oltre un gigawatt. E i costi di costruzione, attualmente compresi tra 1 e 4 miliardi di dollari, potrebbero raggiungere i 25 miliardi nei prossimi cinque anni.
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In parallelo, la crescente domanda di GPU (unità di elaborazione grafica) potrebbe far aumentare del 30% la richiesta di componenti critici entro il 2026, facendo prevedere il rischio di una nuova carenza di semiconduttori, simile a quella sperimentata durante la pandemia. Infine, il ruolo sempre più centrale dell’intelligenza artificiale sta stimolando temi di sovranità delle piattaforme di AI. Governi come quelli di Canada, Francia, India e Giappone stanno già investendo miliardi di dollari in infrastrutture nazionali e modelli basati su dati locali. Insomma, spiega il report, “il movimento post-globalizzazione nel settore tecnologico sta estendendosi dalle strategie per far fronte ai rischi di carenza di chip dell’era pandemica alle attuali preoccupazioni per la sicurezza dei dati e la privacy dell’IA”. Per Colopi, stabilire ecosistemi di IA sovrana di successo sarà un processo “lungo e incredibilmente costoso”, ma chi riuscirà a cogliere questa sfida potrà beneficiare di vantaggi competitivi significativi.
Le ripercussioni sul settore IT
La corsa dell’AI generativa farà poi da traino all’intero mercato dell’Information Technology, portando a una migliore efficienza nello sviluppo software. Con conseguenti evoluzioni nei modelli di offerta degli IT service provider e un’opportunità di snellimento del r&d degli attori del software. Bain stima che l’AI generativa potrebbe ridurre del 10%-15% i tempi di sviluppo, ma che per ottenere i massimi benefici è necessaria una corretta implementazione. “I team di ingegneria dovrebbero guidare le efficienze end-to-end incorporando altre tecniche avanzate come l’analisi statica e coprendo l’intero ciclo di vita dello sviluppo software, inclusi gestione del prodotto, refactoring, revisione del codice, test e gestione della build/rilascio”, evidenzia Colopi.
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L’Italia cresce ma resta indietro
Quanto al nostro Paese, nonostante le previsioni di crescita, il report fa notare che l’adozione dell’IA nelle imprese è ancora inferiore rispetto alla media UE: solo il 7% delle PMI e il 24% delle grandi aziende hanno implementato soluzioni di intelligenza artificiale, contro il 9% e il 30% europeo. Questo, per gli esperti, evidenzia la necessità di iniziative strategiche per accelerare, ma anche un significativo potenziale di crescita per le imprese tricolori. Il report ricorda inoltre come l’Italia abbia un posizionamento solido in settori strategici come robotica industriale, manifattura e aerospazio, dove l’adozione dell’AI potrebbe incrementare il vantaggio competitivo. Tuttavia, un ritardo potrebbe compromettere la competitività del Paese nei prossimi anni. Secondo Bain, le aziende italiane devono quindi sviluppare una roadmap chiara per implementare l’AI, che includa la trasformazione dei processi aziendali e lo sviluppo di competenze specifiche. “Inoltre, il settore dei data center rappresenta un’opportunità importante, che sta attirando l’interesse di investitori e operatori, con una prevista crescita del 18%-20% annuo della capacità entro il 2030”, conclude Colopi.
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