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Secondo l’ultima survey BofA, i gestori si aspettano ora una crescita più forte dell’economia globale e un’inflazione più elevata. E puntano sulle small cap a stelle e strisce
Più crescita e più inflazione. A pochi giorni dall’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, i fund manager globali hanno già rivisto le loro previsioni e modificato di conseguenza i loro portafogli. Lo certifica la consueta survey mensile di Bank of America, che a novembre ha sondato i gestori subito dopo il voto USA rilevando un’impennata dell’esposizione alle azioni a stelle e strisce, balzata ai massimi da undici anni.
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Con Trump più crescita ma anche più inflazione
Con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, gli investitori hanno insomma cambiato le loro aspettative sull’economia globale. E ora vedono una crescita più elevata rispetto a prima. BofA ha intervistato 179 gestori con 503 miliardi di dollari di asset in gestione. Di questi, il 22% ha è stato intervistato dopo l’esito del voto. Ebbene, il 23% di chi ha risposto a urne chiuse si aspetta ora che l’attività globale si rafforzi nei prossimi dodici mesi. Si tratta del dato più ottimistico da agosto 2021 e segna una netta inversione di tendenza rispetto al -10% registrato dal sondaggio di ottobre, quando l’attesa era per una crescita più debole. In particolare, le aspettative di espansione negli Stati Uniti sono schizzate dal -22% al 28%.
Di contro, le politiche annunciate dal neopresidente fanno temere un effetto inflattivo. Tanto che la survey mostra un chiaro dietrofront delle aspettative sui prezzi: ora il 10% degli intervistati post-voto prevede un carovita più elevato nei prossimi dodici mesi, una percentuale che è la più alta da luglio 2021. Anche in questo caso, nel confronto con ottobre, il cambiamento è evidente: trenta giorni fa il 44% dei gestori pensava che l’indice globale dei prezzi al consumo sarebbe stato più basso. Ora sono solo il 16% coloro che scommettono ancora su una ritirata del carovita, che è tornato ad essere indicato come il principale “rischio di coda”.
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Corsa alle small cap USA
Alla luce di queste attese, l’esposizione degli investitori alle azioni statunitensi è balzata ai massimi da agosto 2013. Il 29% dei gestori intervistati, dal precedente 10%, è ora infatti sovrappesato. E la preferenza va in particolare alle small cap a stelle e strisce (dal 6% al 35%), più focalizzate a livello nazionale e quindi potenzialmente le maggiori beneficiarie di un’economia più forte. Nel mirino anche le obbligazioni high yield, la cui esposizione è salita al top da tre anni. Infine, i livelli di liquidità, che in genere indicano i timori di volatilità, sono saliti dal 3,9% al 4,3% prima dalle elezioni, ma tra gli intervistati post-voto si sono attestati al 4%.
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