Dopo i PMI, anche l’IFO di giugno segnala un quadro in peggioramento. Secondo gli analisti, è un altro incentivo per la BCE a tagliare i tassi. Ma Nagel predica prudenza
Dopo la fumata nera degli indici PMI, l’ultimo campanello d’allarme per la crescita della Germania e di tutta l’Eurozona arriva dall’IFO. A giugno la fiducia delle imprese tedesche è infatti calata inaspettatamente a causa di previsioni più pessimistiche sull’andamento della prima economia del Vecchio Continente. L’indicatore del clima aziendale è sceso a 88,6 punti, dagli 89,3 toccati a maggio e a fronte delle stime degli analisti che prevedevano una risalita a quota 89,7.
Male anche l’indice delle aspettative, che ha ripiegato a 89 punti dai 90,3 precedenti e a fronte dei 91 attesi. Sono invece rimaste stabili le valutazioni della situazione attuale, con l’economia teutonica che non pare prossima a risollevarsi. In particolare, nel settore manifatturiero il clima aziendale è tornato a diminuire dopo tre aumenti consecutivi e le imprese si sono mostrate più scettiche per i mesi futuri soprattutto a causa della contrazione del portafoglio ordini. “Berlino ha difficoltà a superare la stagnazione”, ha detto il presidente dell’IFO Clemens Fuest.
Gli analisti: “Incentivi alla BCE per tagliare ancora”
Secondo gli analisti di ING, i dati di giugno descrivono una “ripresa molto anemica” della Germania. E il nuovo indebolimento della fiducia, dopo tre aumenti consecutivi dall’inizio dell’anno, dimostra che “il bottoming out ciclico non sarà automaticamente seguito da una forte ripresa”. Parlano di “segnale d’allarme” anche gli esperti di Commerzbank, che ora più che mai prevedono una ripresa moderata. “Da un lato, la politica monetaria continua ad avere un effetto frenante. Dall’altro lato, molte aziende sono insoddisfatte perché il governo tedesco non sta prendendo provvedimenti decisivi”, sottolineano.
Joachim Nagel, presidente della Bundesbank
Per molti analisti, insieme ai PMI di giugno, quest’ulteriore conferma da Berlino sullo stato preoccupante dell’economia europea rende più probabile un nuovo taglioa settembre da parte dell’Eurotower. Joachim Nagel, il presidente della Bundesbank, continua però a mostrarsi cauto. I tassi scenderanno ma “occorre farlo bene” alla luce di un target del 2% d’inflazione che “arriverà solo a fine 2025” e dopo “una situazione eccezionale seguita alla guerra in Ucraina, ha detto in risposta alla domanda sul perché Francoforte abbia avvertito annunciato un costo del denaro su livelli restrittivi ancora per un certo periodo. “Veniamo dalla cima di una montagna, stiamo scendendo ma dobbiamo farlo cercando una via responsabile su come scendere e lo facciamo meeting dopo meeting”, ha precisato.
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