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Per l’agenzia Usa, la Bce alzerà i tassi più a lungo del previsto. Con ripercussioni sulla crescita, che nel 2024 si fermerà all’1%. WisdomTree: Europa in bilico, meglio essere selettivi
Per l’economia europea il livello d’allerta torna a salire. Nonostante l’ottimismo dovuto al solido inizio d’anno, la stretta monetaria della Bce rischia infatti di trascinare il Vecchio Continente verso un periodo di stagflazione. Ne sono convinti gli esperti di S&P, che parlano ora di “elevato rischio”di “lieve recessione nel futuro” e hanno rivisto al ribasso le stime del Pil 2024 dall’1,4% all’1%. Una tendenza che, a loro parere, proseguirà anche l’anno successivo, quando “ritornerà il potenziale di crescita”. Quanto alla corsa dei prezzi, invece, perché l’inflazione scenda al livello degli obiettivi previsti bisognerà attendere il 2025, precisamente il primo trimestre per quella headline e almeno il terzo per quella core. “Una rigida inflazione costringerà la Bce a alzare i tassi per un periodo più lungo del previsto, portandoli fino al 3,5% entro l’estate”, avvertono quindi gli analisti di S&P.
Nel breve termine, per l’agenzia americana, le previsioni per l’Eurozona sono “piuttosto complicate”. La politica monetaria restrittiva avrà infatti ripercussioni sulla domanda domestica, mentre i tassi d’interesse dovrebbero tornare favorevoli in termini reali nel 2024. Nel frattempo, sottolineano però gli analisti, la produzione e il mercato del lavoro perderanno forza. “Prevediamo che la spesa dei consumatori sarà rafforzata dalle misure governative, accelerando la crescita degli stipendi e la disinflazione, mentre la domanda esterna trarrà benefici dalle riaperture in Cina”, si legge nel report. Inoltre ci saranno gli investimenti pubblici a fare da cuscinetto per attenuare il rallentamento ciclico, contribuendo per mezzo punto di Pil all’anno per i prossimi 3 anni e spingendo al rialzo le stime sulla crescita nel lungo periodo.
Europa in bilico: per gli investitori è necessario essere selettivi
Anche secondo Aneeka Gupta, director macroeconomic research di WisdomTree, l’economia europea rimane sospesa tra venti favorevoli e contrari. L’allentamento della politica fiscale, la riduzione dei prezzi dell’energia, la solidità del mercato del lavoro e la riapertura dell’economia cinese giocano infatti a suo favore, mentre l’indebolimento del ciclo del credito dovuto all’inasprimento monetario pesa come un macigno. “In questo contesto macroeconomico, mentre i venti favorevoli esistenti dovrebbero consentire all’Europa di affrontare una recessione più mite del previsto, ci aspettiamo che gli investitori siano più selettivi”, mette in guardia l’esperta.
Le azioni europee hanno inaugurato il 2023 con una forte ripresa, pari al 7,72%, mentre i flussi di Etf verso la regione sono aumentati di 13 miliardi di dollari, in netto contrasto con gli Stati Uniti, che hanno registrato 9 miliardi di dollari di deflussi year-to-date. “Il mix tra la riapertura dell’economia cinese e la gestione prudente delle risorse durante la crisi energetica, insieme al miglioramento delle valutazioni, ha aiutato le azioni europee a performare positivamente”, fa notare la Gupta, a detta della quale dopo la resilienza mostrata dagli utili nel quarto trimestre 2022 ora le prospettive sono piuttosto caute.
“I settori deep value del mercato, ovvero finanziari, energia, servizi pubblici, beni di consumo e sanità, continuano a contribuire alla crescita positiva degli utili. Allo stesso tempo, la riapertura della Cina ha favorito i settori ciclici, come i beni di consumo discrezionali e le comunicazioni, che hanno registrato la crescita degli utili più forte, rispettivamente del 49% e del 38%”, evidenzia.
Con l’8% delle vendite, l’Europa ha la seconda esposizione più alta alla Cina dopo l’Asia-Pacifico (escluso il Giappone). Per l’esperta di WisdomTree, per gli investitori sarebbe quindi opportuno assumere una posizione che tenga conto delle migliori prospettive macroeconomiche di Pechino nei settori con la maggiore esposizione dei ricavi al Paese: semiconduttori, materiali, beni di consumo durevoli, energia e automobili. D’altra parte, l’anno scorso i consumatori cinesi hanno risparmiato un terzo del loro reddito, depositando 17.800 miliardi di yuan (2.600 miliardi di dollari) nelle banche, e gli investitori sperano ora che tali risparmi confluiscano nel mercato europeo del lusso. “Un altro fattore che favorisce i titoli azionari europei è l’attività di riacquisto di azioni proprie, che ha raggiunto livelli record”, aggiunge.
Nel frattempo i governi stanno nuovamente allentando i cordoni della borsa in seguito allo shock energetico. “Il think-tank Bruegel stima che le economie Ue abbiano finora accantonato 680 miliardi di euro per proteggere i consumatori dalla crisi energetica, che si aggiungono ai Recovery Fund. Si tratta di una cifra vicina al 10% del Pil, che esclude il costo del supporto fornito per il Covid”, analizza l’esperta.
Resta da vedere cosa accadrà ai prezzi. L’inflazione core nell’Area euro è infatti rimasta forte e, dal momento che la politica monetaria produce risultati con un ritardo di circa 10-12 mesi, si deve ancora assistere a tutti gli effetti della recente ondata di inasprimenti. Inevitabile quindi, per la Gupta, il ricorso alla selezione e alla cautela.
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