La relazione fra criteri Esg, fund selection e mercati privati indagata nell’intervista di FocusRisparmio al CIO Multimanager and Alternative Investments di Fideuram Asset Management SGR. “Ancora grande spazio di crescita nei portafogli wealth”, afferma
Davide Elli, cio Multimanager and Alternative Investments di Fideuram AM
“Fideuram Asset Management SGR opera come casa di gestione di un Wealth Manager ed il nostro punto di partenza è sempre il cliente. Siamo molto soddisfatti di notare come l’accresciuta consapevolezza su temi e criteri di valutazione relativi alla sostenibilità si traduca oggi in una maggiore unità di intenti, caratterizzata dalla volontà di coniugare le migliori opportunità di investimento con i più ampi impatti possibili in termini di transizione ambientale e maggiore equità sociale”.
Queste le prime parole di Davide Elli, cio Multimanager and Alternative Investments della società, incontrato da FocusRisparmio per capire quali siano le strade più battute nel mondo del wealth management per integrare organicamente i fattori Esg nell’offerta rivolta ai clienti di fascia alta, secondo recenti ricerche del settore fra i più attenti alla valutazione dell’impatto dei propri investimenti in termini di sostenibilità.
Partiamo entrando più nello specifico dell’attività multi-manager.
L’attività di selezione e analisi dei fondi considerano da tempo gli aspetti di sostenibilità e questo in parallelo all’evoluzione normativa. La Sustainable finance disclosure regulation è certamente un fattore di trasparenza e garantisce una maggiore comunicabilità verso la clientela. La nostra attività di analisi valuta la sostenibilità sotto tutti i principali aspetti ed ha l’obiettivo di valutare l’intensità del contributo alla transizione sostenibile di un prodotto di investimento o di un dato portafoglio.
I termini intensità e transizione sono centrali perché considerare questo tema come se fosse possibile fare una fotografia statica può risultare un pò limitante. Siamo, infatti, tutti impegnati in un viaggio anche dal punto di vista culturale ed educativo e non solo finanziario. In sintesi, analisi finanziaria classica e analisi Esg vanno sempre più di pari passo. E questo è vero per tutte le tipologie di investimento, sui mercati pubblici e privati.
Approfondiamo quest’ultimo aspetto. Quali sono le prospettive sui private markets, anche in termini di contributo al raggiungimento dell’obiettivo di un futuro più sostenibile?
Le nostre attese sui vari comparti del private markets sono molto positive e crediamo possano rappresentare per una crescente tipologia di clienti una soluzione interessante in termini di diversificazione di rendimento, diversificazione e anche contribuzione alla transizione sostenibile. Un primo elemento da tenere in considerazione è l’impatto più diretto generato da un investimento sui mercati privati. Pensiamo al private equity. Se l’investimento azionario sui mercati pubblici prevede il confronto fra asset manager e azienda attraverso l’engagement, un private equity fa il proprio ingresso nell’azienda utilizzando la leva della partecipazione di maggioranza, ampliando il potere di agire non solo per migliorare le performance finanziarie ma anche quelle extra-finanziarie.
Una seconda e generale considerazione che è utile tenere a mente riguarda l’orizzonte temporale di investimento nei mercati privati. Parliamo di una finestra compresa tra i 5 e 15 anni in media. Un orientamento al lungo periodo che si sposa naturalmente con i tempi di un’economia in grande evoluzione secondo i principi dell’innovazione e della sostenibilità.
In questo senso i piani di ripresa post-pandemici come il Next Generation EU, e guardando all’Italia il Pnrr, accrescono lo spettro delle opportunità? In che aree in particolare?
Sono un fattore determinante. I programmi di investimento pubblici puntano significativamente su transizione energetica e digitalizzazione, quindi il principale settore di interesse è costituito dalle infrastrutture sostenibili. Un concetto quello di infrastruttura che si è molto allargato nel tempo comprendendo come derivate seconde i temi non solo ambientali ma sociali. Pensiamo da un lato alle energie rinnovabili e dall’altro, per esempio, alle infrastrutture necessarie per ridurre il digital divide allargando la base di utenti internet. Alla mobilità di città sempre più intelligenti e insieme al social housing. Governi e organismi internazionali stanno facendo uno sforzo enorme, ma esiste un gap rispetto all’effettivo fabbisogno di investimento che può essere con profitto colmato dagli investitori privati.
Guardando all’attuale posizionamento degli investitori, quali sono le vostre considerazioni? È destinata a crescere la quota allocata a mercati privati?
Ne siamo convinti. Dal 2016 è attiva la nostra piattaforma di investimento sui private markets Fideuram Alternative Investments che ad oggi conta circa 2 miliardi di euro di raccolta per 1,5 miliardi già investiti in aziende ed in economia reale. In un contesto come quello italiano in cui è presente un alto stock di risparmio e considerando il protrarsi di tassi di interessi ai minimi e la conseguente difficoltà nel generare rendimento e diversificazione, l’accesso ai private markets conferma ed accresce la propria utilità per un ampio spettro di risparmiatori. Perché questo possa tradursi in un effettivo investimento è necessario lavorare sull’educazione finanziaria e quindi sulla consapevolezza delle peculiarità di questa classe di attivo, nei suoi rischi e nelle sue opportunità, aspetto su cui come Fideuram siamo da sempre impegnati.
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