Nell’outlook 2024, la casa vede inflazione e stretta monetaria da una lieve recessione. A limare i tassi per prima potrebbe essere la Bce, con un taglio di almeno 75 pbs. Bund e Btp le priorità tra i bond mentre l’equity richiede selezione
Una recessione di breve durata e poco profonda che allenterà definitivamente le pressioni inflazionistiche e permetterà alle banche centrali di iniziare a tagliare i tassi di interesse anche prima del previsto. È questa la previsione per i prossimi mesi di Anima SGR, che nel suo Outlook sul 2024 intravede la tanto attesa stabilizzazione del ciclo economico e monetario dopo anni di shock senza fine. Una prospettiva tale da spingere la casa a puntare forte sui bond mentre resta neutrale l’approccio all’azionario.
Fabio Fois, responsabile investment research e advisory di Anima SGR
A introdurre la visione della casa di gestione sull’evoluzione del quadro macroeconomico di qui a un anno è stato Fabio Fois, responsabile investment research e advisory. Secondo lui, sia gli Stati Uniti che l’Unione europea andranno incontro a una contrazione sana ma con uno scarto temporale molto importante: “Mentre il Vecchio Continente è di fatto già in recessione, con il Pil luglio-settembre stimato in calo dello 0,1%, gli States ingraneranno la retromarcia solo a partire dal terzo trimestre”. Un gap riconducibile tanto alla diversa velocità di trasmissione della politica monetaria, con gli investimenti Usa che danno segnali di rallentamento, quanto soprattutto alla maggiore tenuta del mercato del lavoro a stelle e strisce, che continua a creare nuove posizioni anche al netto degli scioperi di ottobre.
Decomposizione del Pil reale di Usa ed Ue
Dati a novembre 2023. Fonte: Haver Analytics, Anima Research
Sul fronte dei prezzi, l’ipotesi di un soft landing lungo entrambe le sponde dell’Atlantico rinforza la visione di Anima su un ridimensionamento generalizzazioni del fenomeno inflattivo. “In America i beni manifatturieri hanno ancora margini di ribasso perché i colli di bottiglia stanno venendo meno mentre il tasso di rincaro dei servizi europei ha raggiunto il picco e promette di scendere nei prossimi mesi nonostante un rallentamento più lento della componente salariale”, ha spiegato Fois. Scenario da cui consegue un allentamento della politica monetaria di Fed e Bce, con la prima che dovrebbe aver concluso il ciclo di rialzi e la seconda un po’ più indietro ma altrettanto proiettata ad allargare le maglie. Il vero dubbio, secondo l’esperto della SGR, resta però l’entità dei tagli. “Siamo convinti che il presidente Jerome Powell possa tagliare meno di quanto il mercato si aspetta, quindi al di sotto dei cento punti base”, ha detto. Mentre sulle mosse della sua corrispettiva Christine Lagarde ha chiarito: “L’attuale outlook di crescita andrà rivisto al ribasso e questo potrebbe portare a un taglio di almeno lo 0,75% anche prima del previsto, magari già entro metà del 2024”.
Il rebus Cina
Capitolo a parte per la Cina, su cui Anima mantiene un approccio attendista alla luce dello scenario di crescita globale balcanizzata in cui il Paese andrà giocoforza ad inserirsi. Per la società, in sostanza, si prospetta una stagione in cui ogni Stato sarà costretto a uscire dalla crisi solo facendo leva sui servizi interni e questo non potrà che rivelarsi dannoso per Pechino. Nonostante una situazione di disinflazione e una People Bank poco coinvolta, il tentativo delle autorità locali di mantenere il tasso di crescita allineato al target del 5% potrebbe infatti essere minato dal rallentamento del ciclo, dai cronici problemi del settore residenziale (il ritmo di costruzione di nuove unità abitative è ancora negativo in termini annualizzati) e da un forte calo degli scambi commercial con l’estero.
Filippo Di Naro, responsabile direzione investimenti di Anima SGR
Nel contesto descritto da Fois, la scommessa migliore restano le obbligazioni governative e il loro profilo rischio-rendimento al quanto appetibile. Lo ha confermato anche Filippo Di Naro, responsabile direzione investimenti della società, che ha prospettato due scenari alternativi: “Se crescita e inflazione dovessero continuare nel loro rallentamento lento, i titoli a reddito fisso trarrebbero beneficio dagli alti elevati su cui si attestano i tassi. In caso contrario, i guadagni in conto capitale accelererebbero il recupero dei portafogli dopo le perdite del 2022”. Il focus della casa resta naturalmente puntato sul governativo dei Paesi sviluppati, con Bund e T-bond in testa, mentre i mercati emergenti offriranno condizioni diverse a seconda del contesto: rimarranno poco favorevoli nella prima metà del 2024, con un dollaro ancora ben supportato dalla Fed, mentre miglioreranno nel secondo in scia all’approssimarsi del pivot della banca centrale. Quanto al segmento corporate, Di Naro crede che il deterioramento del quadro macro provochi un aumento dei premi al rischio e della dispersione ma con un impatto negativo dell’allargamento degli spread sui ritorni che sarà compensato da carry elevato e rendimenti governativi in calo: “Ci aspettiamo un irripidimento della curva del credito e privilegiamo le scadenze intermedie del comparto investment grade, i settori non ciclici e, più in generale, le strategie up in quality”.
Rendimenti reali e breakeven per Bund e T-bond a dieci anni
Fonte: Bloomberg, Anima Research
Selezione nell’equity e nelle valute
Meno brillante del reddito fisso sarà, invece, il comparto azionario. Il persistere della volatilità per tutto il primo semestre dell’anno spinge infatti l’esperto di Anima a suggerire “un’allocazione bilanciata con crescente preferenza per i settori più difensivi, che tendono a essere più resilienti durante le fasi di debolezza dei mercati”. Solo una volta intravisto il bottom degli indici, il manager ritiene sarà opportuno aumentare nuovamente l’investimento in settori early cyclicals quali titoli finanziari e industriali. “A livello geografico, l’approccio attuale si distingue per un sovrappeso sugli Stati Uniti, la cui performance positiva dovrebbe evitare che altre aree caratterizzate da crescita meno robusta siano eccessivamente penalizzate”, conclude.
Sul fronte delle valute, Di Naro crede infine che il dollaro resti ben supportato nella prima parte dell’anno per poi perdere forza all’avvicinarsi del pivot Fed. Tra le divise da tenere d’occhio, il manager individua soprattutto lo yen: “La Banca del Giappone è ormai pronta a normalizzare la politica monetaria e abbandonare il regime di tassi negativi, spinta dal rischio che l’inflazione si consolidi sopra il 2%”, ha spiegato. Giudizio costruttivo anche sulla sterlina, condizionatamente al venir meno della forza del biglietto verde (i fondamentali macroeconomici del Regno Unito rimangono poco convincenti, con una crescita assente e prezzi ancora alti).
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