Ivascyn (Pimco): “Sul reddito fisso è tornato il valore”
Per il 2023 il Group Cio prevede una minore volatilità e rendimenti elevati dopo le difficoltà di quest'anno, ma resta essenziale essere pazienti (e mantenere una dose di liquidità)
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Un quadro in evoluzione ma con alcune costanti che identificano l’insopprimibile passione degli italiani per il contante. L’analisi Fabi sull’evoluzione della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane negli ultimi dieci anni mostra una fotografia in cui si combinano elementi di tradizione e novità che rappresentano un punto di partenza in un momento in cui, con il netto ritorno dell’inflazione, i risparmiatori si trovano di fonte a sfide inedite rispetto a quanto vissuto nel recente passato.
Lo studio della Federazione Autonoma Bancari Italiani “I risparmi degli italiani dopo 10 anni di Whatever it takes” prende infatti in considerazione il periodo dal 2011 al 2021 caratterizzato da politiche monetarie ultra-espansive da parte di tutte le banche centrali a livello globale, e in particolare da parte della Banca centrale europea, e inflazione pressoché assente.
L’analisi decennale dei portafogli delle famiglie italiane certifica una ricchezza globale che vale oggi oltre 5.256 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1.700 miliardi nell’ultimo decennio, pari al +50%. “La liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio, con il contante che è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, per una percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse”, si legge nello studio.
Le obbligazioni perdono in un decennio il favore dei risparmiatori, facendo segnare un -67%, da 712 miliardi a 233 miliardi. In positivo le polizze assicurative che passano dai 680 miliardi del 2011 (19% del totale degli investimenti) a 1.213 miliardi, pari al 23% dei risparmi complessivi. Anche il peso delle azioni è cresciuto progressivamente negli ultimi 10 anni, passando da 690 miliardi (19% delle riserve delle famiglie nel 2011) a 1.107 miliardi nel 2020 (22%) e quindi a 1.251 miliardi nel 2021, sfiorando il 24% del totale dei portafogli finanziari.
“Il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane”, commentano gli esperti di FABI, “mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità”. “Se, in ogni caso, la liquidità continua a rappresentare il riparo più sicuro, la prudenza non è l’unica leva a guidare le decisioni di risparmio e le scelte di investimento: contemporaneamente, infatti, emerge una crescente necessità di una pianificazione patrimoniale assieme a un’attenta e oculata gestione del rischio finanziario, in un momento in cui l’obiettivo finanziario comincia a essere il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento”, analizzano inoltre.
Un equilibrio la cui ricerca si concretizza sempre di più nell’investimento in fondi comuni, comparto che mostra l’incremento percentuale maggiore fra le scelte di allocazione del risparmio da parte delle famiglie italiane.
A fine 2010 l’industria della gestione rappresentava, con 235 miliardi totali, il 6% degli asset finanziari delle famiglie, per poi passare al 13% del 2020 con 681 miliardi e a sfiorare il 15% nel 2021 con 661 miliardi, per una crescita percentuale pari al +227%. “La crescita”, fa notare l’analisi FABI, “ha favorito principalmente i fondi di diritto estero, passati, nel decennio, da 89 miliardi a 536 miliardi (+498%), mentre quelli tricolore sono aumentati di appena 88 miliardi da 146 miliardi a 234 miliardi (+60%)”.
Ricapitolando, quindi, la ricchezza finanziaria degli italiani si attesta a fine 2021 a 5.256 miliardi. La liquidità, intesa come somma di contante e depositi bancari, ammonta a 1.629 miliardi e corrisponde al 31% del portafoglio complessivo delle famiglie. Le azioni e le polizze assicurative rappresentano rispettivamente il 23,8% e il 23,1% dei risparmi degli italiani, mentre i fondi comuni salgono al 14,7% e le obbligazioni crollano al 4% del totale degli investimenti e delle riserve delle famiglie.
“Le decisioni assunte per salvare l’euro a ogni costo, nel luglio 2012, dalla Banca centrale europea, allora guidata dal presidente Mario Draghi, hanno tutelato i risparmi degli italiani che sono cresciuti quasi del 50%”, ha commentato in sede di presentazione dello studio il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “Quei provvedimenti”, ha aggiunto, “non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre e del futuro governo”. “Una corretta politica di tutela e incentivazione dei risparmi verso investimenti produttivi può rappresentare la ricetta giusta per accompagnare l’utilizzo dei fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ha concluso guardando al futuro.
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