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Al via la nuova società per supportare le imprese del made in Italy. In programma solo investimenti di minoranza in realtà con ebitda e flusso di cassa positivi. Già impiegati 95 milioni in 8 aziende ma si punta ad aggiungere 80 milioni all’anno fino al 2028
Il mondo del private equity italiano si prepara ad accogliere una new entry di peso. Mercoledì 28 febbraio è stata infatti lanciata Bnp Paribas Bnl Equity Investments (Bbei), la nuova struttura del gruppo bancario francese destinata a supportare i percorsi di crescita delle pmi tricolore secondo una logica di partnership e con uno spirito internazionale. La società, che si presenta al pubblico con otto operazioni già all’attivo e impieghi per 95 milioni di euro, punta a sfruttare un mercato potenziale composto da oltre 6mila realtà del made in Italy attraverso l’acquisizione di quote minoritarie. Un’iniziativa che replica quanto già fatto dal colosso del credito in Francia o Belgio e si pone come obiettivo investimenti complessivi per mezzo miliardo nei prossimi cinque anni.
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Solo quote di minoranza
A presentare il progetto è stato l’amministratore delegato Lorenzo Langella, che ha definito la società un “private capital provider”. “Il nostro modello di business”, ha infatti spiegato, “prevede di affiancare primari operatori di matrice finanziaria nell’ingresso in small e mid cap con l’obiettivo di creare valore su orizzonti di 10-12 anni”. Il tutto secondo la stessa logica che, nei Paesi dove l’esperimento è già stato avviato, ha permesso al gruppo di conciliare basso impatto sui coefficienti patrimoniali con una “redditività positiva”.
Quanto ai target, Blanga ha chiarito che le operazioni saranno rivolte non a startup ma a realtà dal fatturato fino a 200 milioni di euro e che possano già vantare cashflow solidi o un ebitda positivo (anche di 4-5 milioni). Si tratterà, in sostanza, di aziende growth guidate da un management coraggioso e disposte a intraprendere percorsi tanto ambiziosi quanto variegati: dalla costruzione di nuovi stabilimenti produttivi all’avvio di campagne di M&A nazionale o estero fino anche alla quotazione in Borsa. Il taglio medio delle operazioni sarà compreso tra 5 e 10 milioni di euro, a fronte di partecipazioni che non superino il 20% dei diritti di voto.
Obiettivo 500 milioni in quattro anni
Il presupposto dell’iniziativa è duplice: sfruttare l’integrazione tra merchant e investment banking ma anche coinvolgere i clienti di Bnp Paribas per estrarre valore dal quel 60% di imprese familiari che, nei prossimi anni, si troverà ad affrontare un ricambio generazionale delicato o dovrà gestire una transizione lungo i diversi cicli di mercato. Un aspetto importante, sotto questo profilo, risiede nel denaro che verrà impiegato: “Non usiamo i soldi degli utenti ma quelli della banca”, ha detto Langella. Che ha sottolineato come l’Italia rappresenti “il terzo mercato più importante per il gruppo dopo Francia e Belgio”.
Una valutazione, quest’ultima, perfettamente confermata nel programma di crescita delineato dal presidente Vittorio Ogliengo. “Aggiungeremo ai 95 milioni di commitment altri 80 milioni di euro entro fine 2024 e speriamo di fare altrettanto in seguito”, ha spiegato. L’auspicio del chairman è quindi quello di mantenere il ruolino di marcia anche nel medio termine e raggiungere un portafoglio a 3-5 anni di 500 milioni o addirittura oltre, perché “non siamo un fondo di private equity e quindi non escludiamo a priori di poter spendere di più se si presentasse un’opportunità o per sostenere ulteriormente un investimento già in essere”.
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Un modello “unico”
Alle parole di Ogliengo hanno fatto eco quelle di Elena Goitini, ceo di Bnl Bnp Paribas e responsabile Bnp Paribas per l’Italia. “Con la nuova struttura vogliamo offrire alle aziende del Paese non solo un sostegno finanziario ma anche una rete internazionale e piattaforme di soluzioni specializzate”, ha detto la manager. Che ha sottolineato come si tratti di un modello di business unico nel suo genere: “La nostra solidità e l’expertise ci permettono di essere flessibili e di adattarci ai tempi e alle esigenze di ogni singola realtà, senza la necessità di disinvestire in tempi brevi”. Tradotto: alla fine del percorso di investimento, sarà Bnp a valutare se uscire o no e in che modo. Il tutto contemplando anche la possibilità di rilevare la quota del partner per allungare gli orizzonti.
Primi investimenti in Rina e Desa
Tra le operazioni già svelate ci sono quelle in Rina e Desa (marchi Chanteclair e Quasar) ma anche in Conformgest, Assist Digital, Trime, Sonica e Femogas. L’ottavo non è stato ancora reso noto. “Quattro delle aziende coinvolte non erano clienti”, ha segnalato Langella, che ha aggiunto come il processo tenga conto anche dei criteri di sostenibilità.
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