La rivoluzione (in)compiuta dei bond sostenibili
Nel 2024 i titoli verdi hanno superato la soglia dei 5.000 miliardi di emissioni cumulative. Un record storico che segna la forza trainante di un settore in continua espansione
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Gli enti previdenziali si confermano in prima linea in fatto di sostenibilità. Continuano ad aumentare infatti i piani pensionistici che includono i criteri ESG nelle scelte di investimento e tale approccio è sempre più esteso alla quasi totalità del patrimonio in gestione. A certificarlo è l’analisi annuale condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile, da cui emerge che su 99 operatori intervistati, ben 79 dichiarano di prendere in considerazione i fattori ambientali, sociali e di governance nelle loro scelte di allocazione, tre in più rispetto ai 76 del 2023, pari a una quota dell’80%.
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L’indagine ha coinvolto casse di previdenza, fondi pensione aperti, negoziali, preesistenti e piani individuali pensionistici, mostrando anche come siano aumentati da 48 a 53 coloro che estendono questo tipo di investimenti alla quasi totalità del portafoglio (tra il 75% e il 100%). Di questi, 16 piani, pari al 20%, includono i criteri ESG in tutte le loro allocazioni.
Tra le principali motivazioni che spingono verso gli investimenti sostenibili, la ricerca condotta in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional indica la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario. Non solo. A far da traino sono anche l’impulso impresso dal contesto normativo e la gestione più efficace dei rischi finanziari. Quanto alle politiche di remunerazione, il 26% degli operatori valuta il raggiungimento di obiettivi ESG da parte dei dipendenti attraverso indicatori qualitativi o quantitativi. Inoltre, aumentano da 17 a 21 coloro che raccolgono le preferenze degli iscritti in merito all’inclusione degli aspetti ambientali sociali e di governance nelle politiche di investimento, cui si aggiungono altri 19 che hanno in programma di farlo.
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Sul fronte della selezione dei gestori, gli elementi maggiormente considerati sono i fattori ESG inclusi nella politica di investimento, gli approcci in questo senso adottati dal gestore e le relative asset class, la presenza di un team dedicato, la trasparenza della reportistica in merito e, infine, le metriche e i provider utilizzati per l’analisi ambientale sociale e di governance. Quest’anno raggiungono poi quota 40%, passando da 26 a 32, gli investitori attivi in ambito SRI che forniscono indicazioni puntuali sulle modalità di implementazione delle politiche di investimento sostenibile (settori, criteri ESG ritenuti significativi, ecc.). Inoltre, 38 piani dichiarano di avvalersi della consulenza di un advisor ESG per attività quali l’assegnazione di rating o score in merito ai singoli titoli in portafoglio, il monitoraggio e la gestione dei rischi ambientali sociali e di governance, l’assegnazione di rating o score ESG al portafoglio nel suo complesso e la misurazione della carbon footprint del portafoglio.
In aumento sono poi risultati anche i piani che dichiarano di prendere in considerazione l’obiettivo net-zero nella politica di investimento (da 16 a 19) e di coloro che misurano l’impronta di carbonio del portafoglio (da 41 a 43). Tra gli approcci ESG adottati dai piani attivi in ambito SRI, anche quest’anno il più diffuso rimane quello delle esclusioni (89%). Salgono però le preferenze anche per best in class e convenzioni internazionali.
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Per Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile, l’aumento dell’adozione dei criteri ESG da parte degli investitori previdenziali è determinante per il ruolo che fondi pensione e casse di previdenza rivestono nell’orientare le scelte di investimento dei loro stakeholder. “Da sottolineare inoltre la grande attenzione nella selezione dei gestori e la tendenza, ormai consolidata, di perseguire la neutralità climatica”, aggiunge. Massimo Giusti, presidente del Forum per la Finanza Sostenibile, pone invece l’accento sui dieci anni della ricerca, sottolineando come i risultati mostrino il consolidarsi del tema della sostenibilità nel linguaggio e nelle scelte degli enti. “L’indagine di quest’anno conferma ancora una volta che il mondo degli investitori istituzionali ha intrapreso con convinzione la strada della sostenibilità, con importanti passi avanti di anno in anno”, conclude.
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