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Arrivati gli attesi chiarimenti normativi da parte dell’Agenzia delle Entrate sulla bozza di circolare posta in consultazione a inizio anno. Il Salone del Risparmio è stata un’importante occasione di dialogo fra istituzioni e mercato
Dopo qualche anno di fermo sul mondo Pir torna un cauto ottimismo. La raccolta positiva vista sugli ordinari negli ultimi quattro mesi e le buone prospettive di partenza mostrate dai più giovani Pir alternativi gettano una luce nuova sulle prospettive dello strumento nei mesi a venire.
Oltre alle buone notizie provenienti dal mercato, sono arrivati gli attesi chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate che risolvono alcuni dubbi interpretativi relativi alla bozza di circolare posta in consultazione all’inizio dell’anno. Gli operatori, infatti, sono in attesa dei chiarimenti dell’Agenzia che ha il delicato compito di adeguare l’interpretazione fornita per i Pir ordinari alla realtà operativa dei Pir alternativi.
I chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate
Il Salone del Risparmio è stata un’importante occasione di dialogo fra le parti con gli interventi di Ilario Scafati, dirigente Ufficio V – Fiscalità finanziaria, dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia e delle finanze, e Patrizia Claps, direttore centrale persone fisiche, lavoratori autonomi ed enti non commerciali presso Agenzia delle Entrate, che hanno offerto il loro punto di vista su diversi temi, in particolare le modalità di partecipazione a Fia chiusi e rispetto delle condizioni per la spettanza dell’agevolazione; investimenti indiretti tramite veicoli societari; credito d’imposta e minusvalenze Pir alternativi.
Dopo un periodo di confronto, le istituzioni aprono alle richieste di Assogestioni riguardo a una maggior flessibilità dello strumento credito d’imposta per le esenzioni fiscali in ambito Pir.
“Considerato che la finestra temporale della norma agevolativa è molto breve, auspichiamo un eventuale allargamento di tale agevolazione ad altre annualità”, commenta Arianna Immacolato, direttore Fisco e Previdenza di Assogestioni.
I numeri dell’Osservatorio
Dai numeri dell’Osservatorio Pir di Assogestioni emerge una raccolta 2021 ancora negativa ma in ripresa. Il secondo trimestre infatti si è chiuso con flussi in entrata sui Pir tradizionali per 106 milioni arrivando a rappresentare il 2% delle masse totali dei fondi aperti in Italia. I Pir alternativi hanno raccolto 428 milioni e raggiunto 684 milioni di masse.
“Il Pir si è dimostrato un prodotto solido nonostante le vicissitudini legislative che lo hanno interessato nei suoi primi anni di vita. Se analizziamo i deflussi del 19-20 sono stati una piccolissima parte rispetto alla raccolta vista nel biennio precedente 17-18”, osserva Riccardo Morassut, senior research analyst di Assogestioni, mostrando in anteprima al Salone del Risparmio i numeri dell’Osservatorio semestrale Pir dell’Associazione.
“Il forte commitment del legislatore sul tema del supporto all’economia reale è stato dimostrato dal fatto che sono stati portati avanti tutti gli sforzi necessari con l’introduzione dei PIR alternativi e le agevolazioni fiscali per dare impulso a tele strumento”, commenta Francesco de Astis, head of italian equity di Eurizon.
Massimo Trabattoni, head of italian equity di Kairos Sgr, si concentra sull’effetto parcellizzazione presente nel mercato Pir: “Oggi il mercato è molto concentrato e polarizzato fra grandi e piccoli operatori. Ritengo essenziale la presenza e lo sviluppo di prodotti di taglia piccola poiché possono permettersi di concentrarsi sulle aziende veramente piccole che invece sfuggono dai radar dei fondi Pir molto grandi”.
Una visione condivisa anche da Giorgio Bortolozzo, responsabile investimenti azionari di Arca Fondi Sgr, che sottolinea “il valore della ricerca azionaria in ambito Mid e Small caps”.
Chiude la tavola rotonda Andrea Randone, responsabile ricerca Mid Small Caps di Intermonte, focalizzandosi sul dato delle IPO di AIM Italia: “E’ la prova che l’intervento del legislatore ha avuto i suoi effetti positivi in termini di liquidità e spessore del mercato”. “Ci sono in Italia più di 2mila imprese private ‘quotabili’. Questo dimostra che il tessuto imprenditoriale italiano è perfetto per questi strumenti”, conclude.
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