Secondo Equita, il 2023 degli ordinari si è chiuso con riscatti per 2,75 miliardi. Ma i deflussi stanno rallentando e la raccolta è in via di stabilizzazione. Per gli alternativi si conferma il segno più
Il 2024 dovrebbe regalare ai prodotti individuali di risparmio una boccata d’ossigeno. Dopo il segno meno registrato dalla raccolta dei PIR ordinari anche nel quarto trimestre del 2023, chiuso a -599 milioni di euro (-2,75 miliardi il bilancio dei dodici mesi), secondo gli esperti di Equita il trend sta infatti rallentando e nei prossimi mesi dovrebbe stabilizzarsi. È quanto emerge dall’ultimo Monitor della SIM, secondo cui a gennaio-febbraio i deflussi si sono attestati a quota 270 milioni. Più positivo il discorso per i PIR alternativi che hanno continuato a mostrare una buona resilienza, archiviando l’ultimo quarto del 2023 con una raccolta netta di 134 milioni e l’intero anno con 201 milioni.
Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi Equita
“I venti contrari sui fondi PIR dovrebbero diminuire in quanto i riscatti sono previsti in riduzione. Ci aspettiamo che la BCE tagli presto i tassi, fungendo da catalyst positivo per le mid-small cap e per i flussi del mercato azionario”, sottolinea il co-head Ufficio Studi Equita, Luigi De Bellis. Rimarcando come, tuttavia, restino “necessarie alcune azioni urgenti per avere un mercato dei capitali più efficiente così da attrarre le migliori società, e più investitori (prevalentemente domestici per le mid-small cap) in grado di sostenerne la crescita e una corretta valutazione”.
Rallentano i deflussi dai Pir ordinari, raccolta positiva per gli alternativi
Secondo i dati ufficiali di Assogestioni, il periodo ottobre-dicembre è stato il settimo trimestre consecutivo di riscatti per i PIR ordinari. Tuttavia, gli esperti di Equita fanno notare che, su base sequenziale, i deflussi si sono rivelati più contenuti rispetto ai tre mesi precedenti, chiusi a -731 milioni. Il trend negativo si è mantenuto anche a gennaio e febbraio, ma continua a migliorare su base sequenziale ed è ben lontano dai -815 milioni del primo trimestre dello scorso anno.
Gli AUM totali dei 66 PIR ordinari a fine dicembre si attestavano a 16,9 miliardi di euro. Il dato è in crescita del 3,8% rispetto al trimestre precedente grazie all’effetto mercato positivo (stimato da Equita del +7,5% nel quarto trimestre e del +13% sull’intero anno), in parte compensato dai deflussi. Per quanto riguarda i 17 PIR alternativi, le masse in gestione a dicembre ammontavano a 1,67 miliardi: un valore che secondo Equita sale a oltre tre miliardi comprendendo anche i fondi non inclusi nei dati Assogestioni, con un aumento del 10% su base trimestrale grazie alla raccolta.
Gli analisti Equita si aspettano ora una stabilizzazione dei flussi per tre ragioni principali. “Nel 2019 e nel 2020, la raccolta netta dei fondi PIR è stata rispettivamente pari a -1,1 miliardi e a -0,8 miliardi, pertanto dovremmo aspettarci una riduzione dei riscatti dopo il raggiungimento dei cinque anni, termine per attivare i benefici fiscali”, spiegano. In secondo luogo, il primo trimestre dell’attuale ciclo di deflussi, cioè aprile-giugno 2022, è coinciso sostanzialmente con il primo rialzo dei tassi da parte delle banche centrali mondiali, con effetti negativi sulla liquidità delle mid-small italiane. Ora, invece, la BCE è pronta a tagliare. Infine, gli esperti fanno notare che nel periodo 2012-2021 i titoli italiani mid-small, in particolare il segmento Star, hanno sovraperformato ilFtse Mib in modo significativo (+24% contro +9,5%).
“Ci aspettiamo che l’andamento dei flussi si stabilizzi nei prossimi trimestri, nonostante la visibilità resti ancora bassa su un potenziale recupero”, sottolineano da Equita. Gli esperti ribadiscono che i PIR, sia tradizionali che alternativi, sono eccellenti “strumenti per investire in modo efficiente in un’ottica di medio-lungo termine sulle imprese italiane, specialmente PMI, con importanti vantaggi fiscali e diversificando il periodo d’ingresso nel tempo”.
Nonostante l’attrattività dei Btp si stia traducendo in un aumento della concorrenza sui risparmi privati, per gli analisti l’appeal dei titoli di Stato diminuirà con una riduzione dei tassi d’interesse. La stima è quindi che le masse in gestione dei Pir ordinari raggiungeranno i 18 miliardi di euro entro la fine del 2024 (da 16,9 miliardi) grazie all’effetto positivo dei mercati e alla stabilizzazione dei flussi. Mentre gli alternativi potrebbero raccogliere tra uno e 1,5 miliardi di euro all’anno a partire dal 2024, avvicinandosi a 10 miliardi di AUM in cinque anni. Inoltre, gli analisti osservano che gli afflussi potrebbero essere spinti ulteriormente anche da interventi normativi, tra cui l’aumento dell’allocazione a segmenti più liquidi (ad esempio le mid-cap), l’estensione dell’accesso anche alle persone giuridiche e la promozione di fondi per investimenti nell’economia reale.
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