Nel primo trimestre l’economia cresce dell’1,3% e batte le attese. Ma lo stallo sul tetto del debito può costare un downgrade del rating minacciano. La view dei gestori
Un Pil oltre le attese e le agenzie di rating che agitano la scure del downgrade. Gli Stati Uniti continuano a tenere i mercati sulle spine, tra una crescita migliore delle stime, le minute Fed che gettano qualche ombra sulla pausa della stretta monetaria attesa per giugno e lo stallo prolungato sul tetto del debito. Ecco cosa pensano i gestori.
Pil su del’1,3%: attese battute ma resto la spettro Fed
Guardando ai dati, l’economia a stelle e strisce continua ad apparire solida. Nel primo trimestre il prodotto interno lordo americano è infatti cresciuto dell’1,3%, più del consensus e oltre la prima stima preliminare che indicava un’espansione dell’1,1%. Un dato che, pur allontanando lo spettro della recessione, viene accolto dagli investitori con titubanza poiché rischia di dare ai falchi della Federal Reserve un argomento in più per opporsi a una pausa nella stretta monetaria durante la riunione di giugno. Tanto più che, stando alle minute dell’ultimo meeting, il Fomc è ancora diviso: se la maggioranza dei membri spinge per uno stop, c’è un gruppo minoritario di governatori deciso a chiedere di proseguire nei rialzi dei tassi per cercare di frenare l’inflazione. Una posizione a cui fa gioco anche il mercato del lavoro, dove le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione sono salite di appena 4mila unità a quota 229mila (erano di 245mila unità le stime).
Intanto la trattativa interna al Congresso per alzare o sospendere il tetto del debito sembra ancora lontana dalla fine nonostante lo speaker della Camera bassa, il repubblicano Kevin McCarthy, si sia detto ottimista sul fatto che un accordo potrebbe arrivare entro la prossima settimana. Ecco perchè le agenzie di rating Fitch e Dbrs hanno messoil rating americano AAA sotto osservazione con implicazioni negative. La motivazione, ovviamente, è la stessa: l’ipotesi che il Congresso non decida tempestivamente. “Fitch continua ad attendersi una soluzione prima della data ‘X’ ma ritiene comunque che siano aumentati i rischi di un insuccesso”, si legge nella nota, che sottolinea anche la necessità di una rapida azione bipartisan per evitare una crisi economica.
La view dei gestori
Andrzej Skiba, head of BlueBay U.S. Fixed Income di Rbc BlueBay
Sale dunque la preoccupazione tra gli investitori. Se non altro perchè il perdurare dello stallo avrà comunque effetti negativi. Andrzej Skiba, head of Us Fixed Income di Rbc BlueBay, ne evidenzia alcune: “Oltre agli ovvi effetti di un improvviso inasprimento delle condizioni finanziarie, il rischio di declassamenti multipli del rating, la vendita forzata dai portafogli sensibili al rating, la potenziale necessità di sostituire o aumentare le garanzie per i contratti derivati e la perdita di fiducia nella supremazia dei titoli di Stato Usa”.
Secondo Skiba, comunque, l’esperienza acquisita dai precedenti stalli mostra che le condizioni di mercato tornano alla normalità abbastanza rapidamente dopo eventi traumatici. Non solo. “Va anche ricordato che i problemi di un titolo specifico non si estendono ad altri bond emessi dal Tesoro”, fa notare l’esperto. In altre parole, non esiste il rischio di un cross-default. Infine, il settore bancario gli sembra più preparato che in passato: “La maggior parte dei gestori ha evitato che i T-bills scendessero intorno al punto previsto in cui gli Stati Uniti esauriscono la liquidità e la struttura di reverse repo della Fed ha permesso di ottenere abbondante liquidità per affrontare una maggiore volatilità nei flussi degli investitori”.
Per Mark Haefele, chief investment officer di Ubs Global Wealth Management, i mercati azionari stanno ancora prezzando la probabilità di un’economia forte nel breve. “Questo rafforza la nostra visione che un rialzo immediato per le azioni, specialmente negli Stati Uniti, rimangono limitate”, afferma. Ma l’esperto precisa che gli investitori non dovrebbero comunque perdere di vista “il potenziale di una base rialzista secolare man mano che il decennio procede, paragonabile ai ruggenti anni 20”, caratterizzato da un ritmo sostenuto crescita superiore al 2%, dal calo dell’inflazione, dal forte aumento dell’occupazione, dalla rapida crescita della produttività e da rivoluzionari cambiamenti tecnologici.
Il cortocircuito sui mercati finanziari ha portato la volatilità alle stelle, aprendo dubbi sugli ampi spazi di vulnerabilità presenti nel mercato. D’altro canto, come ricorda Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm, il rapido e consistente rialzo dei tassi di interesse come “il tasso Fed passato a inizio 2022 dallo 0,25% al 5%”, può rappresentare “una sfida alla stabilità finanziaria globale”. In questo scenario la domanda che serpeggia tra gli investitori è, inevitabilmente, quale forma avrà la prossima bolla.
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