Covid, inflazione, tassi di interesse e mercati sviluppati che riducono il gap di tasso di crescita con gli emergenti. Ma nella seconda metà dell’anno le cose potrebbe cambiare
I temi chiave del 2022 saranno quelli che hanno caratterizzato la fine del 2021: Impatto del Covid sui mercati, evoluzione dell’inflazione e possibile crescita dei tassi. Tuttavia, ciò che emerge dall’outlook 2022 di Generali Investments, trasmesso in esclusiva su FR|Vision, è che il quadro attuale reggerà fino alla metà dell’anno, momento in cui potrebbe assestarsi o cambiare, anche radicalmente.
Inflazione in agguato
“I fattori che guidano i mercati sono pandemia, rialzo dei prezzi e banche centrali e, benché con il virus le economie abbiano imparato a convivere, l’effetto delle varianti sull’inflazione non è molto chiaro”, dichiara Mauro Valle, head of fixed income di Generali Investments. Il dato ha raggiunto i picchi più alti degli ultimi 40 anni negli Usa. Le banche centrali potrebbero reagire con interventi meno accomodanti rispetto al passato, prima tra tutte la Fed. Tanto che Valle, in linea con il consensus di mercato, prevede che “possano esserci dai tre ai quattro rialzi dei tassi nel 2022” per quanto riguarda gli Stati Uniti. Non è da escludere totalmente , secondo l’esperto, che la stessa prospettiva possa riguardare nella seconda parte dell’anno anche l’Europa, con una Bce che cambierebbe così la natura della propria politica monetaria.
Occhi puntati poi sull’inflazione. Simon Thorp, cio e portfolio manager di Apeture Investors, rileva in particolare l’asimmetria tra domanda e offerta in molti segmenti di mercato. La view del manager propende per la costruzione di “portafogli equilibrati, cercando di ripulirli dal rischio”. “Soprattutto”, specifica, “essere coscienti che lo scenario inflattivo potrebbe peggiorare ancora”. La previsione generale è però cautamente ottimista e vede uno scenario caratterizzato dalla dispersione degli spread con una maggiore volatilità sui mercati nella prima parte del 2022, che dovrebbe tornare a livelli normali nella seconda parte dell’anno.
L’inflazione, specifica Luca Fasan, senior portfolio manager di Sycomore AM, per la prima volta dopo anni sta toccando diversi settori: materie prime, produzione, consumo e salari. “Questo punto è forse quello più interessante per quest’anno” sottolinea. Il potere d’acquisto delle famiglie è tornato a livelli pre-pandemia. Il trend nel mondo del lavoro, inoltre, vede in Usa e in Europa un tasso di disoccupazione molto basso e ciò potrebbe portare a un aumento dei salari nella seconda metà dell’anno.
Due sono i fattori che emergono con maggiore forza dall’outlook di Generali Investments. Da una parte, gli analisti non considerano più l’inflazione come un fenomeno temporaneo. E in questo scenario, spiega Mauro Ratto, co-founder di Prenisfer SGR, “gli asset reali possono essere un’interessante area da investigare”.
La seconda considerazione è che la transizione energetica risulterà un tema trasversale. “Vedremo i governi agire con un senso di urgenza” afferma Fasan, “grazie anche ai dettagli sull’utilizzo dei fondi del recovery plan.” A ciò si aggiunge l’arrivo di una tassonomia chiara degli investimenti sostenibili che aiuterà gli investitori a capire come partecipare al tema della transizione. Inoltre, le società porranno maggior attenzione alla questione del capitale umano. “Se negli ultimi dieci anni le aziende si sono concentrate sull’erogare servizi ai clienti”, adesso per performare meglio, sottolinea Fasan, sarà necessario fornire i migliori servizi ai propri lavoratori.
Al netto di queste considerazioni, conclude Ratto, la previsione nei prossimi dodici mesi è di una crescita globale, con una possibile diminuzione del differenziale tra Paesi emergenti e Paesi avanzati. La seconda parte dell’anno però potrebbe risultare interessante per investimenti nei mercati emergenti che in quel momento potrebbero aver già superato il picco dell’inflazione e tornare prima dell’Occidente a politiche monetarie più accomodanti.
Europa e America cresceranno
In casa Capital Group, dalle previsioni dell’outlook 2022, si evince che l’azionario globale continuerà la sua corsa, ma anche il reddito fisso potrà dire la sua nei prossimi mesi seppur con un approccio ad alto tasso di selettività.
L’inflazione anche nelle previsioni di Capital Group rimane la variabile da guardare con più attenzione. Infatti, spiega Martyn Hole, investment director della società, il fenomeno quest’anno sarà trainato, in particolare per quanto riguarda gli Usa, da “una forte domanda, da carenze di manodopera e da interruzioni delle catene di approvvigionamento globale”. In Europa invece si prevede un “impressionante” tasso di crescita del Pil pari al 4-5%, dettato, specifica il gestore, “da un cambiamento nel comportamento dei consumatori e dal clima politico di cooperazione”. Previsioni non così rosee per la Cina che risente della crisi del mercato immobiliare, delle tensioni fra aziende leader e istituzioni del Paese e della stretta delle banche nell’erogazione dei prestiti.
“Guardiamo a società con potere di determinazione dei prezzi, in grado di proteggere i margini di profitto” conclude Hole, facendo così riferimento al possibile aumento dei costi unitari del lavoro per le imprese e all’impatto che potrebbe avere sulla loro redditività.
Tutte le incognite della transizione green
I prossimi due anni visti dall’outlook di Axa IM saranno caratterizzati da una crescita in linea con il trend e da un’inflazione in aumento, con il Covid che uscirà progressivamente di scena. “Resta sempre valida la formula ‘Tina’ (There Is No Alternative), non c’è alternativa all’equity, fino a che le banche centrali riusciranno a governare le tante incognite in gioco senza fare errori” dichiara Alessandro Tentori, chief investment officer Italia della società.
In particolare, guardando all’Europa l’esperto afferma: “Finalmente ci siamo accorti che coordinazione tra banche centrali e ministeri dell’economia può avere un effetto positivo sulla crescita. La politica fiscale e quella monetaria stanno procedendo nella stessa direzione”.
Relativamente alla transizione ecologica, che anche nelle previsioni di Axa IM si configura come un tema trasversale e imprescindibile per il 2022, Tentori specifica che “il raggiungimento dei target Esg, comporterà dei costi sia dal punto di vista della crescita, sia lato inflazione”. Si tratterà anche di fronteggiare una maggiore domanda di energia, con una fiducia ancora vacillante da parte del consumatore nelle nuove tecnologie sostenibili, aggiunge.
In quest’ottica, infine, rientra anche il dibattito sulla possibile definizionedel nucleare come fonte energetica sostenibile, su cui Tentori avverte: “Ci vogliono dieci anni prima di poter erogare energia con una nuova centrale. Un periodo lungo che costerà molto alle economie”.
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