Inflazione, ascesa dell’area asiatica e transizione sostenibile sono gli elementi che caratterizzano secondo Mercer un cambio di contesto di investimento che richiede “un’azione decisa e coraggiosa”, come spiega Luca De Biasi, responsabile Wealth per l’Italia della società
Luca De Biasi, responsabile Wealth Italia di Mercer
Gli investitori istituzionali europei sono entrati nella fase di volatilità sottostimando il rischio inflazione e quello geopolitico. Se per il secondo, una previsione precisa della escalation delle tensioni tra Russia e Ucraina può essere considerata fuori portata, sul primo, Luca De Biasi, responsabile Wealth per l’Italia di Mercer, ritiene necessario un approfondimento. L’occasione è la presentazione dei risultati della Mercer Asset Allocation Survey 2021; indagine annuale condotta a livello europeo con il coinvolgimento di 850 investitori istituzionali in 11 Paesi per un totale di masse in gestione pari a oltre 1.000 miliardi di euro, con un peso dell’Italia di circa l’8%.
“Tra le preoccupazioni degli investitori in vista del 2022, nessuno fra gli italiani aveva citato l’inflazione e a livello europeo questo fattore era percepito come rilevante solo dal 15% dei nostri intervistati. Mercer aveva identificato il rischio di una inflazione particolarmente alta già a fine 2020 e suggerito ai propri clienti istituzionali di costruire per tempo portafogli che in qualche modo potessero resistere all’urto”.
Più azionario per gli italiani
L’indagine Mercer fa il punto su tutte le tendenze di asset allocation strategica degli investitori istituzionali nel Vecchio Continente. I dati mostrano come gli investitori italiani abbiano maturato una propensione al rischio più alta della media, con l’azionario che rappresenta il 29% del portafoglio degli istituzionali contro un dato europeo del 21%. I bond continuano ad essere l’asset class preminente con il 32%, ma contro una media europea del 53%. Oltre l’aggregato continentale, invece, l’esposizione all’immobiliare (8% contro il 3% europeo) e agli alternativi (27% contro 20%). Completa il quadro la liquidità che tra gli istituzionali italiani si attesta al 4%.
Fonte: Mercer European Asset Allocation Survey 2021
“I nostri colloqui con gli investitori istituzionali in questa fase”, rivela De Biasi, “si concentrano in modo particolare sulla necessità di un cambio di guardia in un contesto di investimento fortemente mutato, in cui è necessario prestare estrema attenzione alla correlazione tra azionario e obbligazionario e, più nello specifico, all’analisi del rischio che si inserisce in portafoglio”.
Diversificazione moderna
Nuovo corso delle banche centrali e inflazione sono i grandi temi strettamente macroeconomici che caratterizzano l’attuale panorama di investimento secondo Mercer. “Abbiamo lavorato e lavoriamo con i nostri clienti per costruire portafogli a prova di rialzi dei prezzi e conseguenti mosse degli istituti di politica monetaria. Pensare oggi che la corsa dell’inflazione sia di natura transitoria non tiene conto di forti evidenze contrarie a questa tesi. I prezzi delle materie prime in salita da oltre un anno, problemi legate alle catene di approvvigionamento lontani dalla risoluzione e aumento dei salari sono alcuni tra i principali fattori per cui siamo convinti della necessità di operare scelte di portafoglio coraggiose”, spiega De Biasi.
“In tale ottica”, prosegue, “utilizzare oro, commodities, inflation linked bond, ma anche esposizione a infrastrutture e real estate, rappresentano un punto di partenza che va però completato”. Il responsabile Wealth per l’Italia di Mercer pone particolare accento anche sul tema dei mercati privati, su cui l’attenzione degli investitori istituzionali è “già cresciuta in modo significativo negli ultimi anni ma che ha ancora spazi di miglioramento”.
Tra le fondamentali opportunità individuate da Mercer spiccano, inoltre, il posizionamento sull’area asiatica, ritenuta la principale protagonista della crescita globale nel medio e lungo periodo e la partecipazione alla rivoluzione sostenibile privilegiando settori e aziende in transizione per cogliere il potenziale di upside di chi ha volontà e risorse da spendere in ottica di riconversione.
Su Esg ancora schierati in difesa
“In Italia il maggiore driver nella considerazione dei fattori Esg è il rischio reputazionale, in misura molto superiore al dato europeo (74% vs. 35% a livello europeo). Il tema reputazionale è leggibile in ottica bidimensionale: da una parte, il rischio per un investitore di restare indietro rispetto a una condotta virtuosa intrapresa dai propri peer; dall’altra, il rischio di ritrovarsi in portafoglio posizioni su società che si distinguono in negativo per condotte nocive della sostenibilità ambientale, sociale e aziendale”, ha sottolineato in una nota di commento ai risultati della Survey Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia.
Questo dato non è il solo che certifica un atteggiamento ancora difensivo degli investitori istituzionali italiani in materia di sostenibilità; solo il 30% (contro il 76% della media europea) ha una specifica policy Esg; così come l’8% (contro il 40% della media europea) ha una reportistica specifica in materia di engagement. “È innegabile che gli istituzionali italiani si stiano muovendo con forza sul tema”, specifica De Biasi. “Ciò che è migliorabile”, completa, “è la costruzione di un approccio più complessivo e olistico”.
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