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Mentre tutte le strategie Esg registrano deflussi dopo anni di boom, gli articolo 9 continuano a crescere. Cerulli: una tendenza che rimodellerà l’intero settore europeo dei prodotti sostenibili
C’è una cosa – probabilmente l’unica – che la tempesta perfetta scatenatasi sui mercati nel 2022 non è riuscita a fermare: i fondi articolo 9. Nonostante i deflussi registrati in tutto il settore, che hanno colpito anche le strategie classificate articolo 8 della Sfdr, l’appetito degli investitori europei verso questo tipo di fondi Esg non si è placato e i flussi hanno continuato a crescere senza sosta da inizio anno. È quanto emerge dall’ultimo numero di ‘The Cerulli Edge—European Monthly Product Trends’, stando al quale potrebbe trattarsi di una tendenza destinata a rimodellare l’intero settore europeo dei prodotti sostenibili.
Nel primi mesi del 2022, i fondi articolo 8, che hanno un patrimonio maggiore rispetto a quelli articolo 9, hanno registrato deflussi netti per 120,6 miliardi di euro, in linea, secondo Morningstar, con i 122,2 miliardi di riscatti da parte degli investitori europei subiti dagli altri fondi. Al contrario, nello stesso periodo le strategie articolo 9 hanno raccolto 33,7 miliardi di euro, registrando flussi positivi in ogni mese.
“In un anno caratterizzato da un’elevata volatilità, anche i flussi di fondi nelle strategie articolo 9 sono stati sorprendentemente stabili, variando da un minimo mensile di 1,4 miliardi di euro a un massimo mensile di 7,5 miliardi di euro nel 2022”, sottolinea Fabrizio Zumbo, director european asset e wealth management research di Cerulli Associates.
“I gestori di fondi classificati articolo 9 quest’anno sono incoraggiati sia dalla ‘stickiness’ del denaro dei clienti sia soprattutto dalla volontà degli investitori di continuare ad allocare, anche in condizioni di mercato difficili”, prosegue Zumbo, secondo cui i fornitori continueranno quindi a innovare e sviluppare prodotti di questo tipo.
D’altra parte, dopo gli ultimi anni di boom continuo in Europa per gli investimenti sostenibili, il contesto che si è venuto a creare quest’anno, a partire dall’inflazione e dalla flessione dei mercati a azionari, ha portato venti contrari a breve termine anche per gli asset manager che gestiscono strategie basate sui criteri Esg. “I gestori patrimoniali dovranno dissipare le preoccupazioni dei clienti, puntando sui vantaggi a lungo termine di un approccio d’investimento sostenibile, dal momento che quest’anno sono messi alla prova sia dalle sottoperformance sia dall’accelerazione normativa”, aggiunge Zumbo.
L’introduzione da parte di Bruxelles della Sustainable Finance Disclosure Regulation nel marzo 2021 ha spinto i gestori a rimodellare le loro offerte di prodotti e classificare i fondi in base ai nuovi requisiti. Ma la ricerca di Cerulli mostra che molti asset manager stanno ancora cercando chiarimenti in merito ad alcune parti della normativa per evitare di correre il rischio di etichettare i fondi in modo errato e le conseguenti potenziali sanzioni. In aiuto è intervenuta la Consob tedesca, la BaFin, che ha recentemente pubblicato una guida per chiarire alcuni aspetti del regolamento, comprese le esenzioni e l’allineamento al regolamento sulla Tassonomia Ue.
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