Per il chief investment officer e head of Global Fixed Income dell’asset manager, i mercati sono troppo ottimisti sulle prospettive dell’economia globale nel breve periodo. “Ma il medio e lungo termine è ricco di opportunità”. Specie per il reddito fisso e per chi sa muoversi in tutti i suoi innumerevoli comparti
Le variabili che influiscono sull’andamento dei mercati non hanno fatto che crescere nell’ultimo triennio. Se con la pandemia il focus sui rapporti internazionali è tornato prepotentemente, andando oltre il consueto riferimento alla dicotomia Usa-Cina, negli ultimi due anni si è passati dal parlare di deglobalizzazione e ripensamento delle catene del commercio globali a un ben più drammatico riferimento a guerre alle porte dell’Europa. Fino ad arrivare, in ultimo, al riemergere della questione medio-orientale. “La geopolitica certamente oggi è un fattore”, afferma Anders Persson, chief investment officer e head of Global Fixed Income di Nuveen, che ha anche la responsabilità di una piattaforma di investimento obbligazionaria tra le più grandi al mondo. “Nelle ultime settimane”, specifica però, “i mercati hanno avuto un piccolo sussulto che continuerà a essere contenuto se non si verificherà un allargamento del conflitto ad attori terzi rispetto a Israele e Palestina. Non c’è, insomma, un vero e proprio risk-off nei mercati azionari e nemmeno un grande effetto sugli spread di credito”.
I grandi protagonisti restano quindi i banchieri centrali. I grandi colossi dei Paesi sviluppati sono in pausa, come confermato dagli ultimi meeting. Durerà?
Ci aspettiamo che la Federal Reserve continui a essere data dependent e si concentri su specifiche metriche come il core price index per decidere come indirizzare la propria azione. Il focus è tutto ora sull’inflazione e molto meno su un mercato del lavoro che si conferma molto forte.
La decisione di possibili rialzi, dopo la pausa prolungata, potrà essere presa solo in presenza di numeri che la giustifichino in modo chiaro ma lo scenario di base vede la banca centrale americana vicina (se non già arrivata) al punto di picco nel percorso di rialzo dei tassi.
In questo scenario, a cosa è necessario fare attenzione?
Il punto fondamentale, a prescindere da un possibile ultimo rialzo nei prossimi meeting, sarà la stabilità del livello attualmente raggiunto dal costo del denaro. A differenza della maggior parte del mercato, che vede un 2024 in discesa, a nostro avviso i tassi non saranno tagliati in modo aggressivo molto facilmente da parte della Fed. Piuttosto, l’istituto si assicurerà in tutti i modi che la traiettoria di inflazione sia chiaramente discendente prima di ritoccare gli attuali livelli.
Sarà così anche per la Bce?
L’Europa si trova in una situazione per molti versi simile ma con importanti punti di differenziazione. La Banca centrale europea è stata complessivamente molto aggressiva nel suo percorso di rialzi, che è pressoché concluso. Anche qui abbiamo una dipendenza dai dati, ma si è ben più vicini a un possibile taglio dei tassi che dovrebbe avvenire già nella prima metà del 2024. Questo perché, mentre la crescita economica sta sorprendendo in positivo negli Usa, il Vecchio Continente manda da mesi segnali di recessione. Pensiamo ai numeri dell’economia tedesca o agli impatti dei tassi alti su un Paese con un grande stock di debito come l’Italia.
Quindi, recessione sì o recessione no?
Siamo in uno scenario in cui l’economia globale ha il 50% di possibilità di continuare come sta facendo ed un altro 50% di vivere una recessione, che però sarebbe breve e poco profonda. Non vediamo grandi rischi di hard landing in questo momento.
Si conferma un quadro positivo per il fixed income?
Continuiamo a essere molto costruttivi sull’obbligazionario perché le prospettive di ritorno sono ancora ottime. C’è stato un momento in cui il rapporto rischio-rendimento di breve periodo non era corretto per un eccesso di fiducia nella capacità di ripresa dell’economia, ma i livelli di yield sul lungo periodo rappresentano una grande opportunità. Questo non significa che investire nell’asset class sia un compito semplice. In Nuveen abbiamo una piattaforma di fixed income con assets per oltre 500 miliardi di dollari e il nostro vantaggio competitivo più grande, in questo momento, è rappresentato dall’ampiezza della capacità gestionale. Debito pubblico, debito privato, leveraged finance, bond municipali, crediti cartolarizzati: sono tutte parti di un universo complesso che offre le migliori opportunità se si è in grado di muoversi in tutto lo spettro alla ricerca del migliore valore relativo.
Come avviene questo lavoro di ottimizzazione nella pratica, dato l’alto numero di comparti del reddito fisso?
Consapevoli della rilevanza della sfida, due anni fa abbiamo creato il ‘Global Fixed Income Investment Council’. Ogni trimestre il Consiglio si riunisce con tutti i capi divisione per discutere i trend più importanti e le evidenze dei mercati in modo da identificare rischi e opportunità. È un approccio che punta a capire i fattori trasversali e ad arrivare a una sintesi organica, che viene poi personalizzata a seconda delle esigenze specifiche di ciascun mandato.
Alcuni dei nostri clienti hanno bisogni molto complessi, date dalle grandi dimensioni del patrimonio che necessita di essere gestito. Questo è uno dei fattori che ci aiuta a evitare un modo di lavorare per silos. Insieme al rapporto con la nostra società madre TIAA, il cui general account gestisce un portafoglio in reddito fisso di oltre 250 miliardi di dollari.
Come si compone oggi il mix di allocazione al reddito fisso? Dove si trovano le migliori opportunità?
Per quanto riguarda il credito, ci stiamo concentrando su emissioni di alta qualità e pensiamo ci siano ancora grandi opportunità sia negli Usa che in Europa. In particolare, i crediti BBB investment grade sono interessanti da un punto di vista di rapporto rischio-rendimento.
Il debito dei mercati emergenti offre selezionate occasioni, dato che molte banche centrali hanno anticipato i rialzi dei tassi rispetto ai Paesi sviluppati e ora si trovano già in territorio favorevole per operare dei tagli. L’America Latina sè una buona piazza in tal senso. Siamo, invece, cauti sulla Cina.
Nel debito privato, guardiamo in particolare ai senior loans Usa mentre il credito privato offre opportunità anche in Europa. Fermo restando un importante tilt sulla qualità. Quest’ultimo comparto è oggi per noi particolarmente rilevante in termini di prospettive. Uno dei migliori in assoluto nell’ampio universo del reddito fisso.
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