Per S&P Global Ratings entro il 2030 gas, energie rinnovabili e nucleare cresceranno ancora ma le economie emergenti continueranno ad irrobustire la domanda di petrolio e carbone. Intanto gli investimenti sostenibili affrontano una prova di credibilità
Alla fine della scorsa settimana, i ministri delle Finanze del G7 hanno approvato il piano che prevede di fissare un tetto al prezzo del petrolio che proviene dalla Russia.
Ursula von der Leyen
“Sono delle ferma convinzione che è tempo di un tetto al prezzo del gas dai gasdotti russi in Europa” aveva già affermato la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, in uno statement a margine della giornata di chiusura dell’Unione in Baviera lo scorso 2 settembre.
I due eventi dimostrano come il percorso verso Net Zero stia entrando in un momento delicato e che ci sia bisogno di un’attenzione totale.
Nonostante il settore Esg sia fra i segmenti dell’asset management in più rapida crescita, secondo il report “The Future of Sustainability Reporting Standards” a firma di EY e Oxford Analytica , dopo una crescita del 53% su base annua con a 2.700 miliardi di dollari a fine 2021, gli investimenti sostenibili sono alle prese con una prova di credibilità.
“La transizione energetica continua ad accelerare e la decarbonizzazione rimane una priorità fondamentale sia per i politici che per gli operatori di mercato” si legge nel report “Infrastructure&Energy Outlook” di S&P Global Ratings pubblicato la scorsa settimana.
Per il futuro energetico dell’Europa, e per il comparto, risulteranno fondamentali le decisioni delle classi dirigenti mondiali, che, come si legge nel report di S&P, si ritrovano ad “affrontare un trilemma: bilanciare l’urgente necessità di decarbonizzazione con le preoccupazioni legate al prezzo dell’energia e alla sicurezza degli approvvigionamenti”. In questo senso, il report ha tentato di capire come la transizione energetica influenzerà il mix energetico dei Paesi nel 2030.
La crescita di Gas e rinnovabili
“La domanda di gas dovrebbe continuare a crescere fino al 2030” prevede il report. Eppure, proprio l’utilizzo del gas divide Paesi sviluppati ed emergenti, al netto delle conseguenze del conflitto. “La sicurezza dell’approvvigionamento e lo svantaggio di prezzo del gas rispetto al carbone e alla produzione di energia nucleare in Cina fanno sì che, sebbene il suo utilizzo sia in aumento, il gas rappresenterà solo il 9% del mix energetico” entro il 2030. Contrariamente, negli Usa raggiungerà quota 30%. Mentre in Europa, le energie rinnovabili e gas più ecologici, “potrebbero rappresentare il 20% della domanda”.
Così come, per il 2030, secondo le previsioni dell’indagine, l’Europa potrebbe raggiungere il 60% della produzione di energia elettrica da fonti sostenibili, contro il 40% degli Stati Uniti e della Cina. “Il continuo sostegno politico rimane importante per ridurre i rischi di credito derivanti dalla volatilità e dal potenziale calo dei prezzi dell’energia a lungo termine” si legge nel report.
Nucleare sì, nucleare no
Il tentativo di avere maggiore energia pulita, considerando le impennate dei prezzi del gas e l’interruzione del rubinetto russo, ha riacceso l’interesse nell’energia nucleare. Il dibattito sul nucleare però continua a dividere tra sostenitori delle centrali e chi chiama in causa il tema dello stoccaggio delle scorie radioattive. Certo è, stando ai dati del report di S&P Global Ratings, che la Cina sta già prevedendo di “raddoppiare la quota del nucleare nel suo mix energetico entro il 2035, portandola a quasi il 10% della produzione”. Di seguito Stati Uniti e Europa con una quota che balla tra il 15% e il 20%.
Carbone e petrolio non andranno in panchina
Secondo il report la domanda globale di petrolio, almeno nel prossimo decennio, continuerà a crescere raggiungendo “un picco di 112 milioni di barili al giorno, rispetto ai 101 milioni di quest’anno” a causa della futura espansione dei Paesi emergenti.
L’indagine è pessimista sulla possibilità che l’economia mondiale sia in grado di limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi. “La domanda di petrolio supererà comunque gli 87 milioni di barili al giorno entro il 2040”, si legge. “Se la domanda dovesse diminuire più bruscamente”, si legge, “i rischi di credito per il settore petrolifero saranno in parte mitigati dalla capacità dell’OPEC di regolare le forniture e dal tipico declino naturale annuo del 4%-5% dei giacimenti”.
Contrariamente “la domanda di carbone termico è destinata a diminuire dopo il picco raggiunto nel 2024, in quanto l’energia elettrica alimentata a carbone viene sempre più sostituita dalle energie rinnovabili in Europa e negli Stati Uniti”. Nonostante Paesi come la Cina e l’India “rappresentino ancora il 70% della domanda globale di carbone”.
Gestori: l’inverno sta arrivando
L’inverno sta arrivando e l’attenzione è tutta rivolta verso il gas. Anche i gestori guardano al comparto per intuire l’andamento degli investimenti del prossimo anno e le opportunità di investimento future.
“L’attuale dibattito energetico in Europa è incentrato sui prezzi e sullo stoccaggio, tralasciando di affrontare il ruolo delle quantità e dei flussi. Il rincaro dei prezzi appare difficile da conciliare con la (buona) notizia che lo stoccaggio si avvicina a livelli altissimi prima di quanto previsto” afferma Silvia Merler, head of Esg and Policy Research di Algebris.
Steven Bell, chief economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments
Al problema del gas si lega strettamente quello dell’inflazione. Come spiega Steven Bell, chief economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments, l’inflazione è elevata e in aumento in Europa anche a causa dei prezzi dei generi alimentari, dell’energia e del gas “che sono aumentati di 20 volte a causa della riduzione delle forniture da parte della Russia, cioè del 2000%”. Bell è sicuro: “L’impennata del costo dell’energia spingerà sicuramente l’Europa verso la recessione”.
La conclusione a cui arriva Chris Gannatti, global head of Research di WisdomTree, è che l’Europa ha certamente bisogno di energia, ma che “i costi elevati rappresentano un catalizzatore per cercare nuove strade”. E spiega: “In un arco di tempo più lungo è proprio questo problema a ispirare gli imprenditori nella ricerca di nuove soluzioni”, facendo riferimento specialmente all’asset dello stoccaggio dell’energia. “Sarà uno dei temi più importanti ed è probabile che, per conseguire gli obiettivi globali relativi alla mitigazione delle emissioni di carbonio sarà necessaria una varietà di soluzioni”.
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