Francia nel caos, gestori divisi: via dagli Oat o un’occasione per comprare?
Secondo gli analisti, quella di Parigi sarà una crisi ‘a combustione lenta’: la volatilità è assicurata e lo spread salirà. Ma sul da farsi ci sono view diverse
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Nonostante i numerosi progressi nella costruzione dei portafogli, dagli investimenti settoriali e fattoriali agli approcci ESG o tematici, un elemento rimane costante: le tendenze macroeconomiche globali continuano a svolgere un ruolo dominante nell’influenzare le performance finanziarie. Ecco allora che, per costruire un’allocazione resiliente e ben diversificata, diviene cruciale la profonda comprensione dei driver economici. Ne è convinto Vincent Denoiseux, head of ETF Investment Strategy di Amundi, secondo cui un modo per cogliere tali forze è investire nei mercati chiave tramite due indici esposti rispettivamente a Stati Uniti e altri principali Paesi: l’indice MSCI USA e lo MSCI World ex USA. La redazione di FocusRisparmio lo ha raggiunto per approfondire la sua view.
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Per comprendere i potenziali vantaggi di questo approccio è importante riconoscere il ruolo unico dello MSCI USA. In questo contesto, è particolarmente importante esaminare i driver alla base della performance del più generale MSCI World. L’indice è fortemente dominato dagli Stati Uniti, che rappresentano oltre il 71% del suo peso, mentre il resto è distribuito tra altri mercati sviluppati: dal Giappone al Regno Unito, dalla Francia al Canada. Ciò evidenzia in che misura la ripartizione geografica, in particolare tra gli States e il resto del mondo, possa rappresentare un motore essenziale per il rendimento dei portafogli azionari globali. Lo MSCI World ex-USA esclude invece i titoli di Wall Street e presenta una distribuzione più equilibrata tra gli altri mercati sviluppati, con l’Europa che incide per il 51% circa e dunque risulta rappresentata in misura rilevante.
Il potere economico degli Stati Uniti si riflette chiaramente nella capitalizzazione di mercato del flottante, che rappresenta ben il 62% del totale globale: è un dato che supera di gran lunga la percentuale del PIL globale del Paese, pari al 32%. Tale disparità sottolinea lo straordinario successo del mercato azionario statunitense, trainato in particolare da un settore tecnologico in forte crescita. Vale però la pena notare come anche il resto del mondo, che rappresenta il 68% del prodotto interno lordo globale, offra un interessante potenziale di crescita. Diversificare l’allocazione verso i mercati ex USA può cioè consentire agli investitori di ottenere un’esposizione a occasioni inedite e beneficiare della crescita futura in queste regioni, bilanciando potenzialmente i portafogli e attingendo alle nuove opportunità di crescita.
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Confrontando la ripartizione dell’indice MSCI USA con quella dello MSCI World ex USA e dello MSCI World, è possibile notare significative differenze. Se il primo vede la prevalenza del comparto ‘information technology‘, il secondo offre una segmentazione più diversificata: a fronte di titoli tecnologici che pesano circa l’8,93%, si registra cioè una netta prevalenza di operatori finanziari mentre al secondo posto si collocano gli industriali. Un assetto che permette di valutare meglio i settori sottorappresentati negli States. Lo MSCI World comprende invece sia azioni USA che non e riflette un mix delle diverse ponderazioni: qui l’IT è comunque prevalente ma la presenza di altri settori consente anche un’esposizione più diversificata e dimostra la natura complementare dei due mercati nei portafogli globali.
L’indice MSCI USA coglie la notevole forza economica e la capitalizzazione di mercato degli Stati Uniti. Senza contare che, proprio per questo motivo, nel lungo periodo si è dimostrato in grado di battere ampiamente l’indice che esclude il mercato americano. Dal canto proprio, l’indice MSCI ex USA si conferma interessante perché la presenza di titoli finanziari e sanitari gli ha permesso di realizzare rendimenti storici elevati e lo ha reso un’utile opzione per diversificare. Non solo. Presenta valutazioni più contenute e rendimenti da dividendi più elevati rispetto all’MSCI USA: tutte caratteristiche che offrono punti di ingresso validi per investitori orientati al value e alla ricerca di reddito. Attraverso questi due indici gli investitori globali possono definire strategie allineate ai loro obiettivi finanziari, alla loro tolleranza al rischio e alle loro prospettive di mercato per investire nei mercati globali, con precisione e adattabilità.
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Gli exchange traded funds sono strumenti competitivi e ‘chiavi in mano′ per esporsi ai mercati globali, costruendo in maniera affinata una posizione sulle azioni internazionali. In questo senso, Amundi offre una gamma completa di prodotti che consente di comporre il proprio portafoglio nel modo più adatto alle proprie esigenze.
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