Private equity italiano, il primo semestre è da record
Deloitte Private: chiusi 249 deal. E l’86% degli investitori è ottimista per la seconda metà dell’anno. Cresce il ricorso al private credit. ESG, AI e Pnrr al centro
4 min
Il 2025 del venture capital italiano è partito tra luci e ombre. Il primo trimestre passa infatti in archivio con investimenti per circa 190 milioni di euro, distribuiti su 53 operazioni, segnando un calo rispetto allo stesso periodo del 2024. A fare i conti è la quarta edizione del ‘Venture Capital Scanner‘ di Bain & Company Italia, che precisa come il dato vada però ridimensionato alla luce della natura non stagionale del business: dodici mesi fa, infatti, tra gennaio e marzo erano già stati chiusi due dei deal più rilevanti, cosa che rende il confronto poco omogeneo. Intanto il 2024 si è confermato un anno di assestamento, in cui i capitali investiti nelle startup tricolori si sono attestati a quota 1,1 miliardi, una cifra stabile rispetto al 2023. E il futuro appare ricco di sfide che il settore sembra essere in grado di vincere. A partire da quella di colmare il divario con i grandi ecosistemi europei, che richiede una decisa accelerazione.
📰 Leggi anche “Private equity, Italia lenta: in Germania il doppio dei fondi“
A livello internazionale, evidenzia il report, il settore sta vivendo una fase di transizione. Anche se lo scorso anno gli investimenti globali si sono attestati intorno ai 400 miliardi di dollari, in lieve crescita, il clima d’incertezza, tra tensioni geopolitiche e tassi d’interesse elevati, ha spinto gli investitori verso una maggiore cautela. C’è però una grande eccezione, secondo gli esperti di Bain: la Generative AI. “Con oltre 62 miliardi di euro raccolti a livello globale, più del doppio rispetto al 2023, questa tecnologia si conferma come uno dei principali driver di investimento”, spiega Emanuele Veratti, partner e digital practice leader di Bain & Company Italia.
Quanto all’Italia, il 2024 ha registrato un calo del 17% del numero complessivo di operazioni, che in totale sono state 236. Di contro, però, c’è stato un deciso aumento nel valore medio, che ha raggiunto i 4,7 milioni di euro per deal. A far da traino sono state soprattutto due mega operazioni: Bending Spoons e Medical Microinstruments, che da sole rappresentano oltre il 20% del totale mercato dell’anno. Secondo gli esperti, tale dinamica sta quindi ad indicare una naturale crescente concentrazione del valore degli investimenti in startup più mature. Non a caso, infatti, il valore dei deal in fase late stage rappresenta il 56% del mercato (+50% su base annua), mentre si è ridotta drasticamente l’attività in early stage (-47% a valore su base annua). Segue poi il segmento pre-seed e seed, che mantiene una quota pari a circa il 20% degli investimenti. A livello settoriale, il tech, che include sia tecnologie shallow che deep, con applicazioni settoriali di carattere più ampio, si conferma protagonista con il 42% degli investimenti a valore. Segue l’healthcare con il 23%.
📰 Leggi anche “Private equity e venture capital: nel 2024 quasi 7 miliardi“
Nonostante i segnali positivi, rimane ancora ampio il gap con il resto d’Europa. Nel 2024 il nostro Paese rappresenta infatti solo il 2,4% del totale investimenti del Vecchio Continente, con circa 1,1 miliardi di euro su un mercato complessivo di 46 miliardi. Un dato stabile rispetto al 2023 e in linea con l’andamento medio, ma esiguo se confrontato con quelli di Regno Unito e Spagna che hanno registrato una crescita tra il 4 e il 5%. “Rispetto ai principali mercati europei, l’Italia mostra ancora una minore incidenza di operazioni di grandi dimensioni”, sottolinea Gianmarco Rallo, senior manager di Bain & Company. I large e mega deal rappresentano infatti il 32% del valore complessivo del mercato tricolore, a fronte di una media europea pari al 47%. “Da segnalare, inoltre, il calo degli investimenti nei financial services: lo scorso anno abbiamo registrato livelli inferiori alla media europea, nonostante il settore avesse storicamente un peso rilevante sul mercato nazionale”, aggiunge l’esperto.
L’analisi fa anche notare come il 2024 abbia segnato un passo avanti importante sul fronte normativo, con l’introduzione dello Scaleup Act, che rinnova e potenzia il precedente Startup Act del 2012. Parallelamente, si è rafforzata la presenza di fondi di venture capital e cresce il coinvolgimento di attori industriali. Sono poi aumentati i veicoli di investimento, così come i programmi di accelerazione e le iniziative di venture building, spesso collegate a filiere strategiche per il Paese. Anche la dinamica imprenditoriale mostra segnali di stabilità, secondo Bain. Lo scorso anno sono nate oltre 1.500 nuove startup e PMI innovative (dato in lieve contrazione rispetto al 2023), portando il totale a quasi 14.800 realtà attive. “Questi numeri suggeriscono una vitalità imprenditoriale consistente, ma evidenziano anche l’urgenza di rafforzare le condizioni abilitanti per trasformare questa massa critica in crescita sostenibile, attrattività per i capitali e casi di successo su scala internazionale”, avverte Rallo.
📰 Leggi anche “Venture capital a quota 2 miliardi. Ma mancano i mega deal“
Per Veratti, anche se l’ecosistema tricolore ha dimostrato di saper generare eccellenze, la vera sfida è ora estendere questa capacità, costruendo una base più ampia e solida di successi imprenditoriali. “Servono percorsi più strutturati di creazione di valore per le startup, ma soprattutto meccanismi più efficaci per agevolare le exit. È fondamentale, inoltre, canalizzare il capitale verso tecnologie strategiche per il futuro del Paese, facendo leva su competenze distintive e know-how di alto livello”, spiega. Concludendo che solo così si potrà permettere al Paese di giocare in prima linea nel panorama globale dell’innovazione tecnologica.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.