Il private equity non teme i dazi di Trump: ecco perché
Per i gestori, i portafogli sono meno esposti ai settori economici più colpiti dalla guerra tariffaria. E la Trumpeconomics potrebbe offrire nuove opportunità
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In Italia il venture capital continua a crescere, ma ancora con slancio insufficiente. Nel secondo trimestre del 2023 sono stati infatti investiti 273 milioni di euro in startup e pmi innovative, in aumento del 34% rispetto ai 204 dei precedenti tre mesi. Ma sono diminuite le operazioni, a quota 70, di cui 13 Serie A e 2 Serie B, contro le 89 totali del periodo gennaio-marzo. Seppure in espansione, poi, la raccolta è rimasta limitata per il terzo trimestre consecutivo a causa dell’assenza di mega round. Prova ne è che, escludendo le grandi operazioni dall’analisi, il secondo trimestre di quest’anno risulta in linea con la media dei due anni precedenti (241 milioni di euro). È questo il quadro che emerge dall’Osservatorio Trimestrale sul Venture Capital in Italia, realizzato da Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance, che segnala anche l’aumento delle exit, salite da 11 a 19.
Secondo Fabio Mondini de Focatiis, founding partner di Growth Capital, nel primo semestre l’Italia ha subito l’impatto del generale contesto di incertezza macroeconomica in modo meno pesante rispetto al resto d’Europa. “I risultati complessivi di quest’anno dipenderanno dalla presenza di mega round e dalla volontà degli investitori di impiegare l’elevato livello di dry powder attualmente a disposizione. Prosegue inoltre la tendenza di consolidamento nel venture capital in Italia, dove ci aspettiamo per il 2023 il record storico nelle operazioni di m&a”, afferma.
Per Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, nonostante il segno più, i dati che emergono dal report continuano ad evidenziare come il nostro Paese guardi ancora da lontano i principali bacini per quanto riguarda gli investimenti in innovazione in Europa. “Per provare a diminuire il gap esistente sarebbe importante un maggiore attivismo di soggetti che all’estero sono molto più presenti in questo ambito, fra cui grandi corporate e investitori istituzionali come casse di previdenza, fondi pensione, fondazioni bancarie e assicurazioni”, spiega.
Considerando l’intero primo semestre, le operazioni registrate sono stati 159, per una raccolta complessiva di 477 milioni, dati in linea con la media degli ultimi 5 anni. Nel periodo aprile-giugno i round pre-seed e seed si sono confermati la tipologia più frequente (55 round, pari a più del 78% del totale). I round Serie A risultano invece la tipologia più rilevante per ammontare (59%), benché oltre un terzo del totale investito sia riconducibile al solo round di AAvantgarde Bio. Rispetto al primo trimestre, si segnala l’aumento della raccolta a livello pre-seed (+56%), Serie A (+93%) e soprattutto Serie B (+131%), ma una riduzione a livello seed (-45%).
Guardando ai singoli settori, nel secondo trimestre Lifestyle risulta quello con il maggior numero di deal annunciati (12), seguito da Smart City (10). Con 71 milioni Life Sciences è il comparto con la raccolta più alta (26% del totale), seguito da Fintech (61 milioni) e Smart City (50 milioni). L’analisi dei top 5 deal del trimestre evidenzia inoltre la maggiore cautela degli operatori del venture capital, testimoniata dall’assenza di mega round, come riscontrato anche nei due trimestri passati. In prima posizione si piazza AAvantgarde Bio (Serie A, 61 milioni), seguita da Energy Dome (Serie B, 40 milioni), One Trading (Serie A, 30 milioni), Banca Aidexa (Serie A, 20 milioni) e, al quinto posto, un round Serie B da 15 milioni non ancora annunciato. Contrariamente al periodo gennaio-marzo, torna la presenza di investitori internazionali. Infine, tutti gli eventi di liquidità si sono concretizzati attraverso operazioni di m&a.
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