Azionario, quei fattori a favore delle posizioni tradizionali
Doyle (Columbia TI) considera che l’indebolimento del dollaro sia un fattore in grado di giustificare la rotazione verso posizioni reflazionistiche
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Dopo l’annus horribilis dovuto alla pandemia le prospettive di un piano vaccinale globale e di una ripresa economica nei mercati sviluppati aprono qualche spiraglio di luce per gli investitori income.
Sebbene nel 2020 la pandemia ha causato tagli ai dividendi per 220 miliardi di dollari a livello globale – calcola la società di gestione Janus Henderson – la flessione è stata meno grave di quanto si temesse. Ecco perché quest’anno le strategie di investimento focalizzate sui dividendi dovrebbero tornare a dir la loro all’interno dei portafogli azionari.
Fonte: Janus Henderson Global Dividend Index, edizione 29 (febbraio 2021)
Lo scenario più favorevole di Janus Henderson prevede un aumento dei dividendi del 5% su base complessiva nel 2021, fino a un totale di 1.320 miliardi di dollari, ossia un incremento sottostante del 2%. Ciò include il primo trimestre 2021, in cui le distribuzioni continueranno a diminuire. Nello scenario peggiore, invece, gli esperti della casa d’investimenti ipotizzano che i dividendi potrebbero scendere del 2% su base complessiva, con un calo sottostante del 3%.
“Per i prossimi mesi ci attendiamo una progressiva crescita trainata dal nuovo corso di Biden, destinato ad avere ripercussioni positive anche al di là dei confini americani, e dal Recovery fund, che vede l’Italia come principale Paese beneficiario delle risorse insieme alla Spagna”, spiega Federico Pons, country head per l’Italia di Janus Henderson.
Un’altra analisi condotta dal team investimenti di Fineco Asset Management evidenzia che se dopo la crisi finanziaria del 2008 il dividendo medio pagato dalle aziende globali fosse sceso del 7,95%, tra il 2019 e il 2020 il calo è stato solo del 3,4%. “I titoli a dividendo ad alto rendimento sono una delle poche aree del mercato azionario attualmente vicine alle loro medie storiche. In effetti, per quelle aziende azionarie globali che hanno avuto una politica di dividendi crescente o stabile per almeno gli ultimi 10 anni, ci si aspetta che queste aziende collettivamente possano rendere fino al 5,41% nel 2021”, stimano i money manager della fabbrica prodotto di Fineco.
Nel 2020 un’azienda su otto ha annullato del tutto le distribuzioni e una su cinque le ha ridotte, ma due terzi hanno aumentato o mantenuto stabili i dividendi.
Fonte: Janus Henderson Global Dividend Index, edizione 29 (febbraio 2021)
Secondo Janus Henderson in Nord America i dividendi hanno evidenziato un’ottima tenuta, raggiungendo un nuovo record mentre i tagli ai dividendi sono stati più pronunciati nel Regno Unito, in Europa e in Australia. A livello settoriale i comparti bancario, petrolifero, minerario e dei beni voluttuari sono stati i più penalizzati, mentre quelli tradizionalmente difensivi, come le vendite al dettaglio di prodotti alimentari, i prodotti personali e quelli farmaceutici, sono stati meno impattati.
Le storie di dividendi negativi hanno certamente fatto notizia. Per esempio, il settore bancario – tradizionalmente un’area di mercato ad alto rendimento – ha affrontato ulteriori pressioni normative per sospendere o tagliare i dividendi, dato che i regolatori mirano a mantenere il capitale nelle banche.
“In altri settori, aziende come Pepsi, Procter & Gamble e Johnson & Johnson hanno tutte aumentato i loro dividendi nel 2020 – commentano da Fineco AM – mentre altre aziende come Vodafone hanno mantenuto il loro dividendo: nonostante la perdita di entrate da roaming nella prima metà del 2020, l’azienda ha visto l’uso di dati mobili e le chiamate vocali aumentare durante la pandemia”.
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