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Crescita del 2,6% nel 2023 e del 2,9% nel 2024. Pesano strette monetarie e guerra. Inflazione primaria in calo, ancora elevata quella core. “Necessari altri aumenti dei tassi”. Per l’Italia +0,6% quest’anno
Nel suo Economic Outlook, l’Ocse migliora le sue prospettive di crescita dell’economia globale ma mette in guardia dai numerosi rischi che restano all’orizzonte. Stando agli economisti parigini, il Pil mondiale dovrebbe passare infatti dal 3,2% del 2022 al 2,6% di quest’anno, per poi segnare un progresso del 2,9% il prossimo, spinto da fattori positivi come il miglioramento della fiducia delle imprese e dei consumatori, il calo dei prezzi alimentari ed energetici, la piena riapertura della Cina. Una ripresa che, però, rimarrà comunque al di sotto del trend, con l’incognita della guerra ucraina e l’inasprimento delle politiche monetarie a far sentire il suo impatto.
Le stime
A far da traino saranno l’Area euro, gli Stati Uniti e la Cina. Per Eurolandia, l’Ocse si attende infatti una crescita dello 0,8% quest’anno, in accelerazione rispetto allo 0,5% della precedente stima di novembre, e dell’1,5% il prossimo (da 1,4%). Inverso il percorso atteso per gli Stati Uniti, che dovrebbero crescere dell’1,5% nel 2023 (da +0,5%) per poi rallentare allo 0,9% nel 2024 (da +1%). Atteso, infine, un rimbalzo del 5,3% quest’anno e del 4,9% il prossimo per la Cina, dopo il 3% registrato nel 2022. A novembre le stime su Pechino erano state inferiori dello 0,7% per il 2023 e dello 0,8% per il 2024.
“Il miglioramento delle prospettive dell’economia globale è ancora fragile. I rischi sono diventati in qualche modo meglio bilanciati ma rimangono inclinati verso il basso”, viene sottolineato nell’Economic Outlook. Per gli economisti dell’organizzazione, “la forza dell’impatto dei cambiamenti di politica monetaria è difficile da valutare e potrebbe continuare a esporre vulnerabilità finanziarie dovute a debiti elevati e valutazioni patrimoniali gonfiate, nonché in specifici segmenti del mercato”. Inoltre, “potrebbero riemergere pressioni nei mercati globali dell’energia, portando a maggiore inflazione”.
Italia, Pil 2023 rivisto al rialzo
Il Pil dell’Italia dovrebbe passare dal 3,8% del 2022 allo 0,6% del 2023, quattro decimi in più rispetto alle previsioni di novembre. Per il 2024, invece, la stima di crescita è confermata all’1%. La Germania dovrebbe crescere dello 0,3% nel 2023 (stime rivista da -0,3%) e dell’1,7% nel 2024 (da 1,5%), mentre per la Francia le stime sono rispettivamente di un 0,7% quest’anno e di un +1,3% il prossimo. Entrambe le proiezioni sono state aumentate dello 0,1%. Attesa infine a una crescita dell’1,7% in entrambi gli anni la Spagna.
Passando all’evoluzione del carovita in Italia, l’organizzazione parigina ha alzato di 2 decimi la stima per l’inflazione headline di quest’anno, al 6,7%, mentre ha abbassato dello 0,5%, al 2,5%, quella per il prossimo anno. Sale dello 0,8% anche la stima per l’indice core del 2023, al 5,1%, mentre cala dello 0,2%, al 2,9%, quella per il 2024..
Inflazione primaria in calo ma quella core resta elevata
Proprio riguardo alla corsa dei prezzi, l’Ocse prevede che questa dovrebbe diventare progressivamente più moderata nel 2023 e nel 2024, ma restare superiore agli obiettivi delle banche centrali fino al secondo semestre del prossimo anno in gran parte dei Paesi. In particolare, nelle economie del G20, l’inflazione headline dovrebbe scendere al 5,9% nel 2023 (rivista da +6%) e al 4,5% nel 2024 (dal 5,4%). Il dato core, invece, dopo il +4,2% del 2022, dovrebbe crescere del 4,0% nel 2023 (anziché del 3,8% previsto a novembre) e del 2,5% l’anno seguente. Per quanto riguarda in particolare l’Eurozona, l’Organizzazione vede l’inflazione primaria al 6,2% quest’anno (anziché 6,8%) e al 3% nel 2023 (dal 3,4%) mentre per quella core la stima è di un +5,2% nel 2023 (rivista al rialzo di 5 decimi) e di un +3% nel 2024 (da +3,1%).
Necessari altri aumenti dei tassi. Nessun rischio da Svb
“La politica monetaria deve rimanere restrittiva fino a quando non vi saranno chiari segnali che le pressioni dell’inflazione di fondo si sono ridotte in modo durevole”, avvertono quindi dall’Ocse, aggiungendo che ulteriori aumenti dei tassi di interesse sono ancora necessari in molte economie, compresi gli Stati Uniti e l’Eurozona. “Con l’inflazione core in lento calo è probabile che i tassi ufficiali rimarranno alti fino a 2024 inoltrato”, si legge. Quanto alle misure di sostegno fiscale per mitigare l’impatto dei prezzi elevati di alimentari ed energia, “devono diventare più limitate e mirate a favore dei più vulnerabili anche per garantire la sostenibilità fiscale, preservare gli incentivi per ridurre il consumo di energia e contenere la domanda aggiuntiva”.
L’Ocse scarta poi ogni rischio di crisi sistemica dopo il fallimento della Silicon Valley Bank. “Siamo in una situazione molto diversa dal 2008”, spiega il capoeconomista, Alvaro Pereira. “Abbiamo una regolamentazione più forte, le banche centrali e i regolatori hanno imparato dalle crisi precedenti e gran parte degli istituti sono ben capitalizzati”. Anche se “possiamo assistere episodi di turbolenze, non consideriamo” il fallimento della banca statunitense “come un rischio sistemico al momento attuale”, precisa.
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