Nei dati definitivi di aprile-giugno 2023, deflussi per 12 miliardi. Ma l’effetto mercato spinge il patrimonio sopra i 2.277 miliardi. Gestioni di portafoglio negative per 9,45 miliardi: pesano gli istituzionali. Asset allocation, c’è ancora fame di bond
Prosieguo d’anno in sordina per il risparmio gestito italiano, che ha vissuto un secondo trimestre 2023 all’insegna del consolidamento del patrimonio dopo le forti turbolenze del 2022. Dai dati definitivi della Mappa Trimestrale Q2 di Assogestioni emerge infatti come l’industria sia riuscita ad arrotondare le masse in gestione a 2.277 miliardi dai 2.257 del periodo gennaio-marzo, cifra che già rappresentava un miglioramento rispetto ai 2.210 miliardi di fine dicembre. Meno positivi i dati sulla raccolta, che ha subito una contrazione di 12 miliardi dopo i -7 miliardi messi a segno nei primi tre mesi. Tengono i fondi aperti, che confermano il grande appetito dei risparmiatori per i titoli obbligazionari.
Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi Assogestioni
A contribuire in maniera decisiva alla crescita del patrimonio è stato soprattutto un effetto mercato che, nel periodo di riferimento, l’Associazione ha stimato valere intorno all’1,5%. La variabile è riuscita a controbilanciare la perfomance delle gestioni di portafoglio, che pesano per il 47% sul totale delle masse: tali strategie si sono infatti rese protagoniste di deflussi pari a 9,45 miliardi, imputabili in gran parte ai 7,5 miliardi ritirati dalle gestioni di prodotti assicurativi, mentre quelli previdenziali tengono a +625 milioni. Più contenuto il passivo dei fondi aperti, che hanno ceduto solo 3,3 miliardi a fronte dei 3,6 lasciati sul terreno nel primo trimestre. “Il quadro dei mandati istituzionali si conferma negativo e con un aggravio delle perdite sulla componente assicurativa rispetto ad un primo trimestre già in rosso”, ha commentato Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi dell’Associazione. “Il segmento dei mandati previdenziali si mostra resiliente mentre le GP dedicate alla clientela individuale upper-affluent e private raccolgono un ulteriore miliardo di euro, portandosi a più di due miliardi di flussi positivi da inizio anno”, conclude.
Enrico Maria Cervellati, accademico ed esperto di finanza comportamentale nonché fondatore e ceo di EMC3 Solution
Secondo Enrico Maria Cervellati, accademico ed esperto di finanza comportamentale nonché fondatore e ceo della società EMC3 Solution, questa istantanea dell’industria è figlia di precisi fenomeni di finanza comportamentale che stanno interessando i mercati finanziari: primo tra tutti, il cosiddetto extrapolation bias. “Anche se le prospettive future sono interessanti per i mercati finanziari, i clienti continuano a pensare che stiano andando male, estrapolando l’andamento negativo visto nel 2022 e credendo che proseguirà. La risposta tipica è la ricerca di un porto sicuro, anche solo percepito. Emblematico, in questo senso, è il caso dei titoli di Stato”, ha spiegato il docente nel corso di ‘The Big Picture’, il talk organizzato da Assogestioni per commentare la mappa con l’ausilio di operatori del settore ed esperti. D’altro canto, ha proseguito Cervellati, “la resilienza dei numeri della previdenza complementare, che mostra ancora una raccolta positiva a fronte di lievi deflussi sui fondi aperti, potrebbe significare una comprensione maggiore del lungo periodo da parte degli italiani, anche se dovremo aspettare i prossimi mesi per verificare che non si tratti solo di un ritardo nella reazione a un anno complicato come quello scorso”.
Andrea Aurilia, country head per l’Italia di J.P. Morgan AM
Andrea Aurilia, country head per l’Italia di J.P. Morgan AM, si è detto convinto che alla base di tutto ci sia un cambiamento del paradigma di riferimento. “Venivamo da dieci anni di tassi bassi che avevano favorito il risparmio gestito in generale e le asset class più rischiose in particolare. Ora, con i tassi in salita, ci sono diverse alternative ai fondi comuni la cui attrattività passa anche per dinamiche culturali e politiche”, ha spiegato. Il riferimento è a “una tendenza che favorisce i flussi verso i Btp, supportati sia dal fenomeno ‘home bias’ sia dall’azione governativa volta concentrare il nostro debito nelle mani degli investitori italiani”.
Asset allocation, c’è ancora fame di bond
Dallo spaccato della raccolta per categorie emerge come i fondi azionari abbiano perso slancio pur rimanendo positivi: è di +417 milioni il dato imputabile a questi prodotti da aprile a giugno, che si confronta con il +22 miliardi dell’intero 2022 e con il +2,8 miliardi del trimestre precedente. Prosegue il trend negativo di flessibili e bilanciati, che hanno subito fuoriuscite di 6,2 e 4,5 miliardi euro, mentre si conferma l’appetito dell’universo retail per i titoli del reddito fisso. “Rileviamo una forte crescita di interesse per i fondi obbligazionari, che nel secondo trimestre raggiungono una raccolta netta di 8,7 miliardi euro”, ha chiarito Rota. Una cifra che, secondo l’esperto, “conferma sia la sensibilità degli investitori al tema dei tassi di interesse sia reattività delle case di gestione nel modulare un’offerta contraddista da un forte ritorno dei prodotti a scadenza e dalla concentrazione sui governativi”.
Gabriele Montalbetti, fund selector e portfolio manager di Consultinvest SGR
Gabriele Montalbetti, fund selector e portfolio manager di Consultinvest SGR, ritiene che l’asset allocation rispecchi semplicemente “un ritorno al passato”, con le obbligazioni di nuovo in grado di offrire rendimento cedolare e diversificazione rispetto all’equity. Dalla sua prospettiva, insomma, “si tratta di un contesto al quale noi italiani siamo abituati e dove il Btp rappresenta il concorrente più stretto del gestito”. Da un punto di vista macroeconomico, la sensazione del gestore è invece che non siamo lontani dal picco dei tassi né per la Fed né per la Bce: “Dall’inflazione arrivano segnali di moderazione ma i mercati sono un po’ troppo ottimistici e ci vorrà tempo perché la misura rientri verso gli obiettivi delle banche centrali”.
Preferiti i prodotti italiani
Il dettaglio della mappa trimestrale sulla domiciliazione dei fondi evidenzia anche la preferenza per gli strumenti italiani (+2 miliardi di euro) rispetto a quelli di diritto estero (-5,3 miliardi). I dati definitivi includono, come di consueto, anche il resoconto sui PIR: nei tre mesi da aprile a giugno, gli strumenti hanno promosso complessivamente 19 miliardi di euro e totalizzato 609 miliardi di uscite. Dato, quest’ultimo, afferente in toto alla famiglia degli ordinari mentre quelli alternativi hanno chiuso in sostanziale pareggio.
I gruppi sul podio
Salgono sul podio per raccolta netta del trimestre Poste Italiane (+2.179 milioni di euro), BlackRock (+844 milioni) e Gruppo Mediolanum (+506 milioni). In fondo alla classifica, si posizionano Gruppo Generali (-6,6 miliardi), Gruppo Intesa Sanpaolo (-3,02 miliardi) e Axa IM (-1,4 miliardi). “In merito ai dati pubblicati da Assogestioni sull’industria del risparmio gestito in Italia nel secondo trimestre 2023, precisiamo che il risultato registrato è dovuto principalmente a flussi dei mandati assicurativi gestiti per conto del Gruppo e sui fondi monetari”, hanno commentato da Generali.
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