Rallentamento sincronizzato delle principali economie, deglobalizzazione, e inflazione (con annesse azioni di politica momentaria) i nodi fondamentali per capire il 2023. “Il picco dei tassi Bce arriverà entro maggio e non scenderanno fino all’ultimo trimestre 2024”, afferma Sylvain Broyer, chief economist della società di rating
Sylvain Broyer, chief economist Emea di S&P Global Ratings
Un filo conduttore composto da tassi e inflazione, con sullo sfondo la crisi geopolitica e previsioni che si concentrano sulla profondità del rallentamento economico che interessa in modo sincronizzato le maggiori economie globali.
Questi i cardini dell’outlook 2023 di S&P Global Ratings presentato da Sylvain Broyer, chief economist della società, il cui punto di partenza è il riconoscimento del comune destino, seppur per motivi in parte differenziati, per le economie di Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna ed Europa. Un destino fatto di un pericolo molto concreto di recessione che avrà per, secondo gli analisti di S&P Global Ratings, una natura lieve in assenza di ulteriori choc ad oggi non prevedibili.
Il forte calo del prodotto interno lordo dei campioni della crescita globale dopo il rimbalzo post-covid è il primo fattore determinante il quadro di partenza di un 2023 che risulta inoltre caratterizzato per la forza persistente del dollaro, anche se “il picco è alle spalle” secondo Broyer, e, ovviamente, l’inflazione, grande attore della scena macro ritornato sul palcoscenico nel 2022.
Le prospettive di crescita delle principali economie globali
Growth (GDP, yoy as %, Q4-22 baseline). Fonte: S&P Global Ratings
“Non si arriverà ai target banche centrali quest’anno”, chiarisce immediatamente il chief economist di S&P Global Ratings, chiarendo come “la discesa continuerà ad essere lenta perché i produttori di beni e servizi stanno ancora trasferendo il rialzo dei costi nei confronti dei consumatori”. Da tenere d’occhio per capire come evolverà l’andamento di questa fondamentale metrica è la dinamica del mercato del lavoro, fattore chiave tanto negli Stati Uniti quanto in Europa che avrà un importante ruolo anche nell’orientamento della politica monetaria.
La traiettoria dell’inflazione
Inflation (CPI, yoy as%, Q4-22 baseline). Fonte: S&P Global Ratings
Troppo pessimismo sull’Europa, ma la Bce…
“L’economia europea sarà più resiliente di quanto ci si attende e se andremo incontro a una recessioni sarà di dimensioni e durata contenuta. L’Italia, in particolare ha vissuto una ripresa migliore rispetto ad altri nel post-Covid e dobbiamo tenere in considerazione che gli investimenti pubblici sono e saranno in crescita data la centralità del Paese nel programma Next Generatione Eu”, spiega Broyer in relazione alle prospettive del Vecchio Continente.
Un cauto ottimismo che viene però addirittura superato, con un eccesso secondo l’esperto, da quello espresso dalla Banca centrale europea nelle sue previsioni. Broyer, così come la maggior parte del mercato, è in disaccordo con Francoforte anche per quanto riguarda le attese sull’inflazione, in questo caso troppo pessimistiche, da parte dell’autorità di politica monetaria.
“Con queste premesse, il picco dei tassi Bce arriverà entro maggio e non scenderanno fino all’ultimo trimestre 2024”, afferma il chief economist della società di rating, che indica il 3%, rispetto al 2% di oggi, il valore limite che sarà raggiunto nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda i rendimenti dei titoli di Stato, l’economista, vede una buona il punto di equilibrio dello spread Btp/Bund intorno ai 200 punti base da qui al 2024, con i rendimenti dei due a dice anni che nello stesso arco di tempo dovrebbero assestarsi rispettivamente al 5% e al 2%. “Questo perché”, spiega, “i tassi non torneranno ai i livelli straordinariamente bassi di cui abbiamo fatto esperienza nel recente passato”. “Forze secolari, in primis la transizione verde, necessitano di ingenti e continuati investimenti che sosterranno l’inflazione e a cascata la necessità di mantenere un maggiore costo del denaro”.
Italia, outlook stabile per industria e banche
In questa fotografia globale le prospettive per le aziende italiane, illustrate da Renato Panichi, senior director corporate Ratings di S&P, si dimostrano in linea con quelle degli altri Paesi europei, se non leggermente migliori. Permangono problematiche condivise dagli attori di tutte le industrie, sottolineate da Panichi che fa notare come se nel 2023 ci sarà una crescita dei ricavi, questa rischia di essere di natura esclusivamente nominale come conseguenza dell’inflazione.
Una dinamica che ovviamente non riguarda solo il nostro Paese, ma si inserisce in una prospettiva di attenuazione generalizzata della redditività “per effetto della deglobalizzazione in atto”, afferma Panichi con riferimento all’insieme di cambiamenti geopolitici e geoeconomici che includono non solo il campo dell’energia ma più in generale i modelli di business di società di portata globale.
Per quanto riguarda il mondo finanziario, infine, la prospettiva è ben lontana dai livelli di allarme vissuti in passato. Stabilità è la parola utilizzata anche da Mirko Sanna, director financial institutions di S&P Global Ratings per descrivere il 2023 del comparto finanziario italiano che affronta l’anno appena iniziato con fondamentali molto buoni rispetto al passato”.
Negli ultimi tre anni abbiamo fatto esperienza del livello di default più basso della storia della nostra economia. Una situazione che si normalizzerà ma che il sistema potrà reggere partendo dal livello di NPL più basso di sempre. “Il rialzo dei tassi (e i conseguenti benefici per gli attivi degli istituti di credito) contribuiranno, inoltre, a compensare gli effetti negativi della contrazione della crescita”, conclude l’esperto.
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