Francoforte mette in guardia su possibili nuove correzioni e rileva per i fondi spostamenti dai bond corporate ai sovrani e dall’azionario growth al value. Ma non tutti i gestori sono d’accordo
Con la guerra Russia-Ucraina, le condizioni di stabilita finanziaria nell’Area euro sono peggiorate a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime e dei maggiori rischi per inflazione e crescita dell’Eurozona. È questa l’ardua sentenza della Financial Stability Review di maggio della Bce, stando alla quale comunque la reazione del mercato all’invasione russa è stata per lo più ordinata.
Si rischiano ulteriori correzioni
Per i tecnici di Francoforte, però, alcuni asset restano a rischio di ulteriori correzioni se le prospettive di crescita dovessero indebolirsi o se l’inflazione dovesse risultare più alta del previsto. E le vulnerabilità potrebbero aumentare a causa dell’incertezza del percorso della guerra o di altri potenziali sviluppi globali, come una recrudescenza della pandemia o un rallentamento marcato dell’economia cinese.
Aziende a rischio, banche più resilienti
Quanto alle imprese, i default potrebbero aumentare, soprattutto per le aziende e i settori che non si sono ancora ripresi dalla pandemia. E le imprese altamente indebitate e quelle con rating creditizio inferiore potrebbero trovarsi in difficoltà di fronte a condizioni di finanziamento più rigide. Anche le prospettive di redditività delle banche europee si sono nuovamente indebolite e il contesto potrebbe far emergere rischi per la qualità degli attivi. Ma non c’è da allarmarsi perché, stando all’Eurotower, solo pochi istituti hanno un’esposizione diretta significativa a Russia e Ucraina e una recente analisi indica che il sistema bancario è in grado di resistere anche in scenari economici gravemente negativi.
I movimenti dei fondi
Passando ai fondi di investimento, si sono verificati flussi significativi da fondi che gestiscono portafogli di obbligazioni societarie a quelli che gestiscono esposizioni a bond sovrani, nonché da fondi azionari growth a fondi azionari value.
Finora questi spostamenti, certifica la Bce, non sono stati dirompenti dal punto di vista sistemico, ma il settore rimane vulnerabile a causa della sua bassa liquidità, dell’elevato rischio di duration e della forte esposizione a obbligazioni emesse da società deboli. Allerta poi per alcuni fondi d’investimento che, secondo i tecnici di Francoforte, corrono rischi aggiuntivi dovuti all’eccessiva leva finanziaria nei derivati o agli investimenti in cripto-asset.
La view dei gestori
“L’indagine sui gestori di Bank of America Merryll Lynch rivela un sentiment degli investitori estremamente ribassista, con elevate quantità di liquidità, il che è in genere un segno evidente che il mercato è diventato eccessivamente ribassista e che ci attende un rally al ribasso”, osserva Sebastien Galy, senior macro strategist di Nordea Am. Per lo strategist, però, il sentiment/positioning, ma forse non il momentum, tendono a suggerire che la fase peggiore sta lentamente passando.
“Rimane da chiedersi su cosa si orienteranno gli investitori in questo prossimo contesto di mercato: sicuramente alcuni titoli tecnologici (di alta qualità) finiranno per prevalere sugli altri, ma è probabile che la stragrande maggioranza si orienterà su società value e con un profilo di utili stabile. Una combinazione di value, quality e un approccio a basso rischio che spesso si trova nelle soluzioni flessibili sono un modo per superare questa fase del mercato finanziario e prepararsi alla prossima”, assicura Galy.
Per Robert M. Almeida, Jr. portfolio manager e global investment strategist d Mfs, un rialzo dei tassi d’interesse a breve termine può comportare un aumento delle correlazioni tra le asset class. “Non solo azioni e obbligazioni – precisa -, ma anche stili come growth e value potrebbero evidenziare un andamento più sincronizzato rispetto al passato”.
In tal caso, per il portfolio manager Mfs il divario di performance tra le asset class dovrebbe rivelarsi meno pronunciato rispetto agli ultimi anni. “In questo contesto – chiarisce -, riteniamo che si dovrebbe porre enfasi sulla qualità degli asset posseduti all’interno di ciascuna categoria, anziché sulla categoria stessa. La selezione dei titoli assumerà dunque un’importanza fondamentale. Ad essere rilevanti, d’ora in poi, saranno la prevedibilità e la sicurezza dei cash flow della singola azione growth o value o della singola obbligazione investment grade o high yield, non l’asset class alla quale il titolo è assegnato”.
“Che si investa in azioni oppure in obbligazioni, i fondamentali saranno a mio avviso le principali determinanti dei rendimenti degli investitori. A mio parere, detenere asset di qualità con una buona capacità di generazione di cash flow, indipendentemente dallo stile o dalla categoria, è la tabella di marcia da seguire nella costruzione del portafoglio”, assicura Almeida.
Dal canto suo Nadège Dufossé, global head of multi-asset di Candriam, non è sorpresa chel’aumento dei rendimenti reali abbia comportato una significativa contrazione dei multipli azionari Usa. “Abbiamo pertanto chiuso il sottopeso tattico e optato per una posizione neutrale sulle azioni americane. In un contesto di inflazione e tassi in ascesa, le valutazioni dei titoli growth sono state particolarmente a rischio. Anche se il de-rating non è ancora concluso, prevediamo un movimento meno brusco rispetto a quello registrato da inizio anno. Al contrario, siamo sovrappesati sui mercati emergenti, in particolare sulla Cina, dove nel secondo semestre prevediamo un miglioramento della situazione legata ai lockdown e sul fronte degli stimoli”, spiega.
Per la Dufossé, mentre le prospettive a più lungo termine per le azioni sono in peggioramento, penalizzate dalle revisioni al ribasso di ricavi, margini e, in definitiva, degli utili a causa dell’elevata inflazione, una gestione attiva e tattica del portafoglio deve esplorare le opportunità di investimento dal momento che i mercati si evolvono rapidamente adeguandosi al contesto. “Dal punto di vista tattico – afferma -, nel breve termine le azioni potrebbero beneficiare di venti di coda, poiché il sentiment e il posizionamento sono già stati duramente colpiti. Chiaramente, in un’ottica contrarian, molte cattive notizie sono già state prezzate. Pertanto, nel nostro portafoglio non siamo più sottopesati su nessuna regione”.
Prevedendo un rallentamento della crescita, aspettative di inflazione ai massimi e banche centrali pronte alla stretta, l’esperta di Candriam continua a ritenere particolarmente interessante una duration più lunga nell’obbligazionario, concentrandosi in particolare sulla parte corta della curva dei rendimenti Usa. “Inoltre, diversifichiamo e otteniamo carry attraverso il debito emergente”, conclude.
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