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Fida ha passato in rassegna le classi di fondi aperti con focus sul debito americano che sono autorizzati alla vendita presso la clientela retail in Italia. Primato assoluto per le emissioni high yield mentre tra i passivi spicca il debito corporate
Quello appena concluso è stato un anno nero anche per il reddito fisso, che ha perduto la sua tradizionale decorrelazione con l’equity portando in dote perdite consistenti anche agli investitori esposti al mercato Usa. Dopo oltre 30 giorni dall’inizio del 2023, avendo guadagnato un po’ di distanza rispetto ai grandi storni degli ultimi 12 mesi, abbiamo deciso di passare in rassegna i migliori prodotti focalizzati proprio su questo secondo segmento per cercare di individuare schemi ricorrenti e indicazioni utili ad affrontare il nuovo contesto di investimento.
Le classi di fondi comuni che investono nel debito americano ammontano a 2.071, di cui 584 sono autorizzate alla vendita ad investitori retail italiani. Gli Etf sono 670 e tra questi ben 104 risultano quotati su Borsa Italiana. Fida (Finanza Dati Analisi) ha analizzato per FocusRisparmio gli andamenti registrati da questi strumenti nello corso dello scorso anno. Ecco cosa è emerso dai dati.
Focus su corporate, meglio se high yield
Come si può osservare, la categoria più numerosa accorpa i prodotti focalizzati sulle emissioni corporate high yield, un asset class premiata perché estremamente variegata e tale da consentire al gestore di esercitare al meglio le proprie competenze in termini di analisi dei fondamentali. A seguire, sempre per numerosità dei prodotti, figurano i corporate e governativi, con un paniere di potenziali titoli ancora più ampio ed inclusivo. Ben rappresentati anche i prodotti hedged, che compaiono in classifica soprattutto con la denominazione in euro. Il debito corporate, senza ulteriori specificazioni di duration o di solidità dell’emittente, rappresenta infine la categoria più corposa anche nell’universo della gestione passiva.

Categorie di fondi ed Etf sull’obbligazionario Usa con relativa numerosità. Fonte: Fida
L’analisi quantitativa mette invece in luce diversi aspetti interessanti, primo tra tutti la potenziale inversione di tendenza che sta avvenendo nell’anno da poco iniziato. La distribuzione dei rendimenti da gennaio si dimostra infatti premiante per i prodotti a gestione attiva, corporate e high yield in primis, con risultati che arrivano fino al 2,77% guardando all’investitore europeo. Nonostante nel periodo di riferimento il tasso di cambio euro/dollaro Usa sia sostanzialmente stabile e nonostante il costo della copertura, si registra anche una lieve sovraperformance per i prodotti hedged.

La top ten 2022 dei fondi obbligazionari. Fonte: Fida
Diversa duration per diversi orizzonti
Ragionando in ottica di orizzonti temporali, sempre con riferimento al 2023 sono le duration più elevate a presentare i risultati migliori mentre l’analisi a un anno disegna un quadro quasi opposto e decisamente più in linea con uno scenario di più ampio respiro, a tre e cinque anni: in questo caso è infatti il breve termine a regalare le maggiori soddisfazioni, con livelli di rischiosità tra i più contenuti.
Il ruolo dei cambi
Un altro driver di primaria importanza è rappresentato dal tasso di cambio: nel breve e medio termine, infatti, il dollaro risulta sistematicamente in rafforzamento sulla moneta unica, soprattutto a causa dei rapporti di forza tra le politiche monetarie adottate da Fed e Bce, coerenti tra di loro ma con diversi timing ed intensità. Si ricorda infatti che nel corso dell’ultimo anno i tassi ufficiali Usa sono passati dallo 0,25% al 4,75%, mentre in Europa dallo 0 al 3%.
La rivincita dell’attivo
Fida sottolinea inoltre che, proprio in concomitanza con il rialzo dei tassi, che ha contribuito in misura significativa a restituire redditività alla componente obbligazionaria di portafoglio, la gestione attiva si è rivelata capace di generare del valore aggiunto rispetto ai prodotti passivi, i quali presentano vantaggi in termini di costo, ma di entità trascurabile nello scenario attuale.
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