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Secondo Ubs, la ricchezza dei paperoni è cresciuta del 121% dal 2015 e del 17% solo nel 2024. Americani protagonisti, frenano i cinesi. Ecco come intendono investire nei prossimi dodici mesi
Negli ultimi dieci anni il patrimonio complessivo dei miliardari è più che raddoppiato, sovraperfomando i mercati. La loro ricchezza è infatti cresciuta del 121% a livello globale, contro il +73% segnato dall’Msci Ac World, passando da 6.300 miliardi di dollari a 14 mila miliardi con gli imprenditori del tech a guidare l’allungo. Inoltre, il numero complessivo di super-ricchi è salito a quota 2.682, contro i 1.757 del 2015, e in Italia è aumentato di sei unità arrivando a 62. A fare i conti è il consueto Ubs Billionaire Ambitions Report, che analizza le casse di oltre 2.500 paperoni nelle Americhe, Emea e Apac, e che quest’anno comprende anche un bilancio dell’ultima decade. In particolare, nel 2024 l’incremento del patrimonio complessivo è stato del 17%, con gli ingenti guadagni messi a segno dagli statunitensi che hanno più che compensato il calo registrato in Cina.
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Creazione di ricchezza in frenata
Tra il 2015 e il 2024, l’impatto del consolidamento della comunità di miliardari cinesi è stato evidente. Fino al 2020, il patrimonio a livello globale ha registrato infatti un incremento a un tasso annuale del 10%. Da allora, però, tale crescita si è fermata all’1%, nonostante la continua accelerazione di Usa, Emea e Asia, in particolare dell’India. La ricchezza dei paperoni di Pechino è più che raddoppiata dal 2015 al 2020, con un incremento del 137,6%, da 887,3 miliardi di dollari a 2.100 miliardi di dollari. Successivamente è invece scesa del 16% a 1.800 miliardi, mentre la rosa complessiva di miliardari è rimasta stabile. Al contrario, i super-ricchi nordamericani hanno continuato ad arricchirsi: dal 2015 al 2020, il loro patrimonio è salito del 52,7%, da 2.500 a 3.800 miliardi, e dal 2020 al 2024 è aumentato del 58,5%, raggiungendo i 6.100 miliardi di dollari grazie soprattutto ai paperoni del settore industriale e tecnologico. In Europa occidentale, la ricchezza accumulata ha subito un lieve rallentamento a partire dal 2020, in un contesto di tassi d’interesse più elevati. Dal 2015 al 2020 è aumentata del 43,6%, da 1.500 a 2.100 miliardi, prima di salire di un ulteriore 29,0% a 2.700 miliardi di dollari entro il 2024, trainata dai super-ricchi del tech di diversi segmenti, come software, messaggistica e streaming musicale.
La spinta del tech
Nonostante le divergenze regionali, gli imprenditori del settore tech hanno insomma svolto un ruolo sempre più rilevante nell’economia globale. Questo ha fatto sì che il patrimonio dei miliardari di tale settore sia cresciuto più velocemente di tutti gli altri, triplicandosi dai 788,9 miliardi di dollari del 2015 ai 2.400 miliardi del 2024. Il secondo maggiore incremento è stato invece messo a segno dai colleghi del settore industriale, passati da 480,4 a 1.300 miliardi. Fanalino di coda, invece, l’immobiliare. I miliardari nel real estate hanno infatti riportato una performance in linea con l’universo investibile in generale fino al 2017, ma poi sono rimasti indietro, probabilmente a causa di un mix negativo composto dalla correzione del settore cinese, dalle disruption indotte dal Covid in alcuni segmenti e dall’aumento dei tassi.
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Azionario, immobiliare e oro nel mirino
Nel corso dei prossimi dodici mesi, il 43% dei paperoni intende incrementare la propria esposizione al settore immobiliare e il 42% all’azionario dei mercati sviluppati. Al contempo, però, si registra anche un aumento degli investimenti nei beni rifugio considerati sicuri, probabilmente a causa delle tensioni geopolitiche: il 40% ha in fatti intenzione puntare su oro e metalli preziosi, mentre il 31% investirà in cash.
Per quanto riguarda gli asset alternativi, i miliardari continuano a investirvi, probabilmente per diversificare i portafogli, seppur senza cambiamenti. Mentre il 38% intende ancora aumentare le proprie partecipazioni dirette nel private equity, solo il 28% stima di incrementarle in fondi di private equity/fondi di fondi, mentre il 34% ha intenzione di ridurle. Più di un quarto degli intervistati (26%) prevede poi di aumentare gli investimenti in infrastrutture e più di un terzo (35%) nel private debt. Gli hedge fund sembrano invece meno apprezzati, con il 27% che ha intenzione di diminuire gli investimenti e il 23% di incrementarli. Un segmento sempre più interessante infine è quello dell’arte e dell’antiquariato, sul quale quasi un terzo (32%) prevede di puntare, contro l’11% dell’anno scorso.
Miliardari in movimento
Avendo case, famiglia e aziende dislocate in diversi Paesi, i suepr-ricchi sono da sempre abituati a spostarsi, ma il report segnala che dal 2020 si è registrata una maggiore frequenza di trasferimento: 176 su una popolazione totale di 2.682 persone ad aprile 2024, ovvero un miliardario su 15. Preferiti Paesi come Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Singapore e Stati Uniti. In totale, in quattro anni sono emigrati miliardari il cui patrimonio complessivo supera i 400 miliardi di dollari, e la regione MEA (Medio Oriente e Africa) è quella che ha attirato il maggior numero di capitali.
2024: più Usa, meno Cina
Quanto all’ultimo anno, ad ottenere i migliori profitti sono stati gli statunitensi, rafforzando il ruolo del loro Paese come centro principale per i miliardari. La loro ricchezza è aumentata di oltre un quarto (27,6%), raggiungendo i 5.800 miliardi di dollari e rappresentando oltre il 40% del patrimonio globale dei super-ricchi. Il numero di statunitensi è cresciuto di poco meno di un decimo (11,2%), a quota 835. I nuovi sono stati 101, una cifra di gran lunga superiore ai 20 soggetti il cui patrimonio è sceso sotto il miliardo. Anche i paperoni dell’America centrale e meridionale hanno registrato un anno positivo. In Brasile, con 19 nuovi miliardari, la ricchezza totale è aumentata di oltre un terzo (37,7%), raggiungendo i 154,9 miliardi di dollari, e la rosa di super-ricchi ha raggiungo quota 60. Complessivamente, i miliardari dell’America centrale e meridionale hanno visto crescere il proprio patrimonio di un quinto (20,8%), per un valore di 411,4 miliardi di dollari, mentre il relativo numero è passato da 74 a 92.
Nella regione Apac, il quadro è contrastante. La ricchezza dei miliardari in Cina e Hong Kong è scesa del 16,8% a 1.800 miliardi di dollari, mentre la rosa è passata da 588 a 501 membri. Il patrimonio dei paperoni indiani è invece aumentato del 42,1%, raggiungendo quota 905,6 miliardi di dollari, mentre il numero degli esponenti di questo gruppo è passato da 153 a 185. Complessivamente, nella regione, il trend si è stabilizzato, con una crescita di appena l’1,8% a quota 3.800 miliardi di dollari, mentre il club dei super-ricchi si è ridotto da 1.019 a 981 membri.
Nell’area Emea, le casse dei miliardari dell’Europa occidentale si sono rimpinguate del 16%, per un valore di 2.700 miliardi di dollari, grazie anche all’aumento di quasi un quarto (23,8%) dei paperoni elvetici. Il numero di super-ricchi è passato da 456 a 495. In Medio Oriente e Africa, la ricchezza aggregata degli Emirati Arabi Uniti è salita del 39,5%, raggiungendo i 138,7 miliardi di dollari, mentre la rosa è cresciuta di una sola unità, a quota 18.
In generale, il numero di persone che nel periodo ha raggiunto lo status di miliardario appartiene principalmente alla categoria self-made, a differenza dell’anno precedente quando la maggior parte dei nuovi paperoni era costituita da soggetti che ereditavano patrimoni multigenerazionali.
Futuro tra propensione al rischio e passaggio di ricchezza
Guardando ai prossimi dieci anni, il report sottolinea che i miliardari si trovano di fronte uno scenario incerto, tra le crescenti esigenze di spesa dei governi e le tensioni geopolitiche. Per questo avranno “bisogno di assumere i rischi in modo intelligente, essere orientati al business e mostrare determinazione”. Sulla base di quanto emerso dall’analisi degli ultimi dieci anni, gli esperti di Ubs prevedono che chi mostrerà propensione al rischio sarà probabilmente protagonista dello sviluppo di due settori tecnologici del futuro: l’IA generativa e l’elettrificazione e le energie rinnovabili. D’altra parte, viene precisato, fondatori e ceo di aziende del comparto tech sono già in prima linea e, in questo periodo di rapidi cambiamenti, la rosa dei miliardari potrebbe essere soggetta a un elevato tasso di turnover.
Non solo. In un mondo in cui le famiglie dei miliardari sono sempre più articolate e in movimento, la pianificazione patrimoniale seguiterà ad evolversi. Si continuerà a puntare su un approccio semplice, che consenta la flessibilità richiesta dalle famiglie numerose che vivono in tutto il mondo e che possono decidere di spostarsi periodicamente. Ma ci sarà anche una maggiore attenzione alle esigenze dei singoli membri. La governance familiare rimarrà fondamentale, soprattutto per coinvolgere le nuove generazioni. In questi dieci anni, i miliardari multigenerazionali hanno ereditato un totale di 1.300 miliardi di dollari: un importo che sottostima l’eredità totale, poiché molti eredi non hanno raggiungo a loro volta lo status di miliardari. In prospettiva, Ubs calcola che i super-ricchi di 70 anni o più lasceranno 6.300 miliardi di dollari nei prossimi quindici anni, prevalentemente a favore degli eredi, ma anche di cause prescelte.
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