I denti affilati della politica monetaria
Mentre si discute sui possibili scenari riguardo al conseguente rallentamento economico, se si tratterà cioè di soft o hard landing per questo 2023, l’asset class obbligazionaria sembra ancora vincente.
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“La situazione è destinata a peggiorare prima di migliorare”. Karen Ward, chief market strategist di J.P. Morgan AM, è molto netta in merito al contesto macroeconomico globale. Troppi, sia numericamente che per intensità, i fattori che pesano sulle prospettive di crescita. L’immagine utilizzata per sintetizzare è quella della materializzazione dell’incubo delle banche centrali: la compresenza di inflazione in salita e crescita in discesa, determinata, come ultima e decisiva causa, dalla guerra in Ucraina e dalla conseguente corsa dei prezzi delle materie prime.
“Da qui a fine anno sono certamente maggiori i fattori di rischio e serve grande attenzione”, afferma Ward, che specifica però come la view dell’asset manager sia costruttiva e non orientata a preparare i portafogli ad una invitabile e prolungata recessione.
“Ci sono due fondamentali ragioni per cui escludiamo allo stato attuale l’inizio di una pesante fase recessiva. Il primo riguarda l’atteggiamento dei policy maker, con i governi che proseguiranno, seppur con delle variazioni, nei programmi di stimolo e con le banche centrali che si stanno già impegnando nel tenere sotto controllo l’inflazione. Il secondo motivo, è che non vediamo oggi nessun grande squilibrio nei mercati, nessun caso catastrofico, come ad esempio eccessi nel mercato immobiliare, in grado di determinare una crisi lunga anni”.
Secondo gli esperti di J.P. Morgan AM, anche se i dati economici peggioreranno, i mercati hanno già prezzato gran parte dei maggiori rischi dell’attuale panorama macroeconomico e gli sforzi degli investitori in questa fase devono essere rivolti a comprendere il cambio di contesto per ricostruire i portafogli secondo nuove logiche.
“Ci troviamo senza dubbio in una nuova epoca”, spiega in relazione alle caratteristiche del contesto di investimento Paola Toschi, global market strategist di J.P. Morgan AM, concentrandosi in modo particolare su come agli ormai chiari cambiamenti relativi ad atteggiamento delle banche centrali, inflazione e dinamiche della crescita corrisponda non solo una rotazione di stili nell’azionario, ma un decisivo cambio di ruolo dell’asset class obbligazionaria all’interno di un portafoglio diversificato.
Fonte: “Market Insights: investing in a changing world”-2022 Media Summit, J.P. Morgan AM
“All’interno di un classico portafoglio 60/40, il contributo alla performance della componente equity è stata nettamente preponderante nel corso dell’ultimo ciclo economico, ma oggi stiamo registrando un repentino cambiamento”, sottolinea Toschi. “L’obbligazionario”, prosegue, “sarà una componente sempre più importante nel nuovo contesto di investimento sia da un punto di vista di generazione di rendimento che di diversificazione”.
Fonte: “Market Insights: investing in a changing world”-2022 Media Summit, J.P. Morgan AM
Un’ulteriore area di opportunità sottolineata dai global strategist di J.P. Morgan AM è quella della transizione energetica, dove, nonostante la pressione sugli approvvigionamenti determinata dalla guerra in Ucraina, continuerà a guidare l’Europa.
“Siamo partiti ad inizio anno con view positiva e ora siamo in una situazione di attesa”, afferma Vincent Juvyns, global market strategist di J.P. Morgan AM, sulle prospettive complessive del Vecchio Continente. “L’aspetto positivo dell’attuale situazione”, specifica, “è rappresentato dal proseguimento della spinta fiscale, che sembra non essere impattata dal cambio di condizione geopolitica e dei mercati con previsioni di spesa intatte per centinaia di miliardi di euro nella corsa a Net Zero”.
“Dodici mesi fa la Cina sembrava praticamente invincibile. Ora gli investitori si devono chiedere che forma avrà il suo futuro, per capire in particolare se gli attuali freni alla crescita siano strutturali o ciclici”, spiega Tilmann Galler, global market strategist di J.P. Morgan AM. Il primo e più rilevante fra i fattori da prendere in considerazione è la politica “Zero Covid”. Una scelta definita da Galler “economicamente insostenibile”. Il secondo aspetto, collegato al primo, è relativo al rallentamento economico tanto lato industriale che servizi. Due problematiche secondo l’esperto con due soluzioni facilmente identificabili e già in fase di implementazione dal gigante asiatico. Da un lato, l’inizio delle campagne di vaccinazione in Cina dimostra la volontà del passaggio da una politica Covid-Zero ad una di “convivenza” con la malattia. Dall’altro, la Pboc ha la possibilità di essere molto più accomodante grazie anche alla situazione dell’inflazione assolutamente sotto controllo in Cina, sostenendo la crescita in modo molto più deciso rispetto a quanto possono fare le altre grandi banche centrali.
“Pensiamo che i trend di crescita di lungo periodo siano ancora validi”, afferma dunque Galler, che fa notare inoltre come l’equity cinese stia diventando sempre più interessante da un punto di vista di valutazioni e come il mercato dei bond sia già da un punto di vista di performance e non solo di diversificazione una valida opzione per gli investitori globali.
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