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La casa vede il comparto imboccare una parabola di crescita simile a quella del tech. A trainarla saranno M&a, innovazione e demografia. La possibilità di generare alfa è concreta ma serve un’attenta selezione
Inflazione ostinata, tassi di interesse in rialzo e prospettive economiche incerte. Anche nel secondo semestre 2023, i mercati finanziari sembrano condannati a rimanere in balia della volatilità. E la situazione potrebbe rimanere la stessa pure su orizzonti più lunghi. Ma una soluzione per far fruttare il portafoglio anche in tali condizioni di incertezza c’è e si chiama healthcare. Ne è convinta Jennison Associates, affiliata di Pgim e specializzata negli investimenti equity, che intravede nel settore uno tra i maggiori trend di investimento a lungo termine e soprattutto una fonte potenziale di alfa. Qualità che, per la casa di gestione, promettono al settore di intraprendere una parabola simile a quella della tecnologia. Purché si operi un’attenta selezione già da ora.
“Le tendenze demografiche globali, gli sviluppi innovativi dei farmaci e le intense attività di M&A conferiscono dinamismo al comparto e promettono di offrire diverse fonti sovraperformance. Senza contare che, anche storicamente, l’industria ha fornito accesso a una crescita secolare di lungo termine ed è riuscita a battere indici come S&P 500 e Nasdaq”, fa sapere l’asset manager.
Una storia di sovraperformance

Le perfomance del settore healthcare e dell’indice S&P 500 a confronto. Fonte: Standard&Poor’s e Nasdaq
Il ruolo dell’innovazione e il parallelo con i big tech
Secondo i gestori equity di Pgim, proprio l’adozione della tecnologia è un fattore chiave perché sta migliorando l’esperienza del paziente e contribuendo a ridurre i costi per gli operatori. Questo aspetto, unito ai progressi nella capacità di diagnosticare, monitorare e trattare le malattie con terapie personalizzate, sta creando un’ampia gamma di opportunità di investimento. “L’attuale ondata di consumerizzazione sta aprendo la strada a un gruppo selezionato di aziende sanitarie con accesso ai dati che, nel prossimo decennio, potranno innescare una crescita simile per durata e misura al rally del tech tra il 2010 e il 2020”. Una view che trova conferma anche nei dati: non solo i modelli di rendimento storici mostrano un coefficiente di correlazione vicino allo 0,9 ma i ribassi nelle terapie in fase iniziale assomigliano a quelli delle società tecnologiche meno mature nei primi anni 2000, quando si verificò il crollo delle dot-com che avrebbe fatto ripartire alla grande il settore.
Nel solco del tech

La correlazione tra la bolla Dot-Com e le recenti perdite del biotech. Fonte: Bloomberg.
La ripresa del tech dal crollo non è stata però uniforme. Tanto che oggi il mercato si contraddistingue per una manciata di grandi conglomerati tecnologici con vantaggi competitivi radicati. Nel solco del parallelismo che ha tracciato, Pgim ritiene questo scenario plausibile anche per la biotecnologia. “A lungo termine, seguirà un modello simile: le aziende più innovative faranno da apripista mentre altre scompariranno”. Ecco perché, già da ora, diviene opportuna un’attenta selezione. “Le imprese a media capitalizzazione sono una fonte più interessante perché hanno pipeline e offrono anche un Ebitda positivo. Questi attributi le rendono più attraenti in un contesto di tassi in aumento e, cosa più importante, attraenti per potenziali player più grandi”, spiega la casa. Ma imporrante è anche il fattore dati, perché “le aziende in grado di raccoglierli, elaborarli e interpretarli in modo efficace emergeranno come grandi conglomerati”.
Il valore di una gestione attiva long-short
La combinazione di innovazione e dispersione della performance tra le singole società nel settore sanitario ne fa, quindi, uno spazio interessante per i gestori attivi qualificati a identificare posizioni long-short interessanti. Non solo nell’immediato. “L’esposizione al comparto può diversificare un’asset allocation strategica. Guardando al futuro, riteniamo che l’healthcare possa continuare a sovraperformare nel lungo termine, poiché gli investitori pongono maggiore enfasi sui fondamentali aziendali stabili e sulla significativa generazione di alfa che l’ampia innovazione può fornire”, conclude Pgim.
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