SFDR: è aperto il dibattito sul futuro quadro normativo
Nell'attesa della piena ripresa dei lavori della nuova Commissione Europea, continuano le riflessioni sulla revisione del framework normativo che disciplina la finanza sostenibile
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Non solo corporate: anche i green bond sovrani continuano a correre e nel 2023 hanno segnato il loro massimo storico. Lo scorso anno le emissioni dei governi hanno infatti raggiunto quota 160 miliardi di dollari, ovvero il 31% del totale dei titoli verdi lanciati nei dodici mesi. Lo rivela l’ultimo GSS Bond Report di MainStreet Partners, che mette in evidenza come in cima ai settori finanziati dai governi ci sia quello del trasporti puliti, che da solo rappresenta il 43% del volume cumulativo emesso dal 2012 dai oggi. Si tratta di una percentuale oltre tre volte superiore rispetto all’energia rinnovabile, categoria preferita invece dal resto del mercato.
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Più in generale, il report evidenzia importanti variazioni a livello geografico nel modo in cui i governi allocano i proventi delle obbligazioni green, social, sustainability e sustainability-linked. In Asia, ad esempio, in risposta ai crescenti livelli di urbanizzazione vengono preferiti i green buildings, in Europa i mezzi di trasporto pulito, mentre in Africa svetta l’infrastruttura per la gestione dell’acqua, rispettivamente al 30%, 43% e 39% del capitale reperito (e speso) tramite queste emissioni. In generale, però, i titoli GSS sovrani vengono usati per un insieme più ampio di progetti, con l’obiettivo di avere un impatto positivo in alcune aree generalmente sottofinanziate.
Inoltre, rispetto al mondo aziendale, queste emissioni sono meno indirizzate a sostenere progetti di energia rinnovabile, cosa che determina un allineamento medio alla Tassonomia Europea ben inferiore. Con il 59%, i GSS bond corporate hanno infatti l’allineamento medio più elevato, mentre gli enti sovranazionali e governativi si fermano rispettivamente al 42% e al 31%. La differenza è appunto da imputare in parte alla maggiore ampiezza dei programmi dei governi, che porta spesso ad ottenere una minor mole di dati da analizzare rispetto alla Tassonomia.
A differenza delle aziende, infine, i governi fanno spesso leva su forme di spese indirette, come i sussidi. Ad esempio, il green bond del Belgio del 2018 ha finanziato in parte aiuti per il sistema ferroviario, mentre in Francia i proventi sono stati dedicati in parte ad esenzioni di tasse per progetti di energia rinnovabile e biodiversità. Menzione particolare per il Messico, primo Paese ad emettere un’obbligazione sovrana ‘SDG’, il cui esempio è ora seguito da diversi altri governi. In particolare, l’obbligazione SDG del Benin si è focalizzata sull’infrastruttura idrica e sull’istruzione.
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“Non c’è alcun dubbio che dall’Accordo di Parigi del 2015 ad oggi, i miglioramenti delle principali economie rispetto agli SDG siano stati molto limitati: l’ONU ha calcolato che quasi la metà degli obiettivi ha registrato un ‘lieve’ progresso, mentre i restanti non hanno riportato quasi alcun progresso o sono regrediti”, commenta Pietro Sette, direttore del team di ricerca GSS Bond di MainStreet Partners. Per l’esperto, quindi, le obbligazioni verdi sono la dimostrazione di come il settore pubblico e quello privato insieme possano facilitare un maggiore impatto ambientale positivo nei settori più importanti. “Il Regno Unito ne è un ottimo esempio: il Paese ha emesso l’equivalente di circa 50 miliardi di euro in green bond e il 51% del capitale è stato dedicato a progetti di trasporto pulito. Infatti, sebbene il Paese abbia registrato un calo del 48% delle proprie emissioni di CO2 tra il 1990 e il 2021, le emissioni provenienti dal settore dei trasporti sono diminuite solo del 15%”, conclude Sette.
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