Il project manager del gruppo racconta l’ultima iniziativa: un modello predittivo per sprigionare il potenziale finanziario inespresso dei clienti. E prospetta nuovi obiettivi di crescita. Tante partnership e un’utenza sempre più giovane
Giuseppe Codazzi, project manager di Gimme5
Aiutare i risparmiatori a individuare il proprio potenziale finanziario e a ottimizzare l’allocazione dei risparmi, senza che restino fermi sul conto corrente ed esposti all’azione erosiva dell’inflazione. Ma anche inaugurare una nuova stagione di cooperazione tra asset manager tradizionali e universo fintech nell’ottica di avvicinare tutta l’industria a un pubblico sempre più giovane e orientato al digitale. Risponde a questo duplice scopo il nuovo modello studiato da Gimme5, il salvadanaio digitale per accantonare piccole somme attraverso smartphone e investirle in fondi comuni. Una novità che Giuseppe Codazzi, project manager dell’azienda, non ha dubbi possa presto essere integrata nei processi di grandi gruppi del settore per fare da apripista ad altre collaborazioni.
L’iniziativa è nata dalla convinzione che il rischio del fai-da-te disinformato sia alto, soprattutto considerando che in Italia ammonta a 1.789 miliardi di euro il denaro lasciato in giacenza sui conti correnti e alla mercé del carovita o delle dinamiche geopolitiche. Muovendo da questa premessa, insieme alla ricercatrice matematica Perfect Gidisu, abbiamo sviluppato un modello predittivo pensato proprio per i clienti in possesso di un capitale allocato in modo sub-ottimale. Il sistema analizza gli oltre 68mila obiettivi di risparmio che gli utenti hanno impostato sull’applicazione di Gimme5 e li mette in relazione con le loro scelte di portafoglio, mostrando a ciascuno l’investimento che sarebbe in grado di sostenere in modo prolungato nel tempo.
Come avviene questo processo?
Ogni utente può impostare da uno a cinque obiettivi e stabilire, per ciascuno, la data entro cui vorrebbe raggiungerlo e l’importo. Il nuovo modello incrocia queste informazioni con i dati di provenienza sociodemografica e con lo storico degli investimenti del singolo, definendo la probabilità che uno specifico obiettivo venga conseguito e il valore monetario associato. Moltiplicando tra loro le due grandezze, si ottiene come risultato il potenziale finanziario del cliente. Applicando poi un algoritmo matematico basato sulla decomposizione per matrici CUR, è possibile raggruppare gli utenti per abitudini di investimento e potenziale finanziario simile. Il tutto viene con il supporto di tecniche di machine learning.
Quale responso vi aspettate dal mercato e che prospettive di utilizzo avete?
L’idea di focalizzare la ricerca su un modello per aiutare i nostri clienti a individuare il proprio potenziale finanziario è nata proprio da alcune discussioni con realtà che vorrebbero averlo a disposizione per offrirlo ai propri clienti. È infatti sempre più importante creare nei piccoli risparmiatori quella consapevolezza finanziaria indispensabile per capire che certe scelte hanno conseguenze molto importanti. A volte sembrano quasi delle ‘non-scelte’, come lasciare i risparmi fermi sui conti correnti, ma questo avviene anche perché non si percepisce come allocare al meglio i propri risparmi. Il tema è complesso e, sebbene la soluzione paia relativamente semplice, era importante provare a fare un primo passo. Pensiamo che l’interesse ci sia e che il responso sarà buono, magari non nel breve termine ma sicuramente nel medio-lungo. Il modello andrà affinato, le nuove possibilità e potenzialità offerte dall’open-finance ci hanno già permesso di studiare e ipotizzare evoluzioni e miglioramenti.
Quanto la collaborazione tra operatori tradizionali e fintech sarà importante per il futuro del risparmio gestito, tanto nell’ottica di promuovere l’educazione finanziaria quanto in quella di favorire una pacifica e proficua convivenza tra i due gruppi?
Pensiamo sia imprescindibile, direi addirittura naturale, un modello di collaborazione. Come già dimostrano le nostre partnership, ad esempio quella con Credit Agricole o quella con Vanguard, si tratta certamente di una convivenza pacifica ma anche di un supporto reciproco tra il nostro modello e quello convenzionale. Vogliamo essere abilitatori per raggiungere tutti i piccoli risparmiatori che ancora non sono serviti perché non è efficiente farlo. Arrivando a loro, portando maggior educazione finanziaria, creando un percorso che li porti a trasformarsi da piccoli risparmiatori a investitori consapevoli, andremo ad ampliare il bacino di coloro che saranno pronti a essere intercettati da operatori tradizionali in maniera più semplice e agevole.
A che punto è l’evoluzione del modello di business di Gimme5 a piattaforma aperta basata su tecnologia API e integrabile nell’offerta di incumbent tradizionali e fintech?
A livello tecnologico il prodotto è operativo e affinato, pronto a essere integrato in ottica open finance. Ormai anche i tempi di integrazione sperimentati nelle varie partnership sviluppate durante gli ultimi anni sono minimi, di pochi mesi, e permettono un time to market ridotto per il settore. Crediamo che proprio questa efficienza, sulla quale abbiamo lavorato tanto, sarà il fattore vincente nei prossimi anni per stringere nuove collaborazioni e arrivare a servire sempre più clienti.
Come procede la partnership con Vanguard a poco più di un anno dall’avvio? E come l’operazione si inserisce nel contesto di crescita di Gimme5?
Siamo soddisfatti perché abbiamo risposto a un’esigenza chiara di tanti nostri clienti, in particolare giovani, in materia di sostenibilità. L’inserimento nell’offerta dei fondi Esg Made with Vanguard ha rappresentato un fattore positivo per molti utenti, per esempio spingendo il 40% di loro ad aumentare la diversificazione di portafoglio con l’apertura di due fondi. Non solo. Quando sceglie questa gamma, il 28% in più dei risparmiatori vi associa anche un obiettivo di risparmio e, soprattutto, si concede del tempo per raggiungerlo (in media cinque anni). Si tratta di un altro contributo fondamentale alla finanza sostenibile. Allargando la prospettiva, la collaborazione ha rappresentato una chiave di volta per la messa a terra di una nuova modalità di integrazione B2B2C dalle grandi potenzialità di sviluppo. In particolare, nell’ottica di piattaforma aperta, stiamo oggi valutando questa modalità di integrazione su molti tavoli aperti.
Nel 2022 la customer base di Gimme5 è cresciuta del 62% anno su anno, arrivando a contare il 70% di clienti under 30. Quali sono i numeri del 2023 e a che punto siamo con la democratizzazione del risparmio?
La democratizzazione del risparmio continua. Dopo le partnership degli anni precedenti, il 2023 è stato un anno di consolidamento e sviluppo. La customer base di Gimme5 è cresciuta del 20% anno su anno, coinvolgendo sempre più giovani. Un aspetto molto positivo è stato vedere che, a fronte di una raccolta netta fortemente negativa per tutto il settore, i nostri clienti hanno continuato a risparmiare e, mese dopo mese, ci hanno permesso di registrare una raccolta netta positiva che ha contribuito, depurata dell’effetto mercato, ad un aumento di circa il 10% delle masse.
Digitale, sostenibilità, passaggio generazionale nella gestione dei patrimoni. Quali saranno le forze che potranno favorire maggiormente la democratizzazione?
Siamo più vicini all’inizio che al completamento di questo processo. E Gimme5 sta continuando a lavorare per essere parte attiva del cambiamento. Le tre forze citate sono sicuramente le più importanti ma sono anche le principali caratteristiche di quelli che saranno i protagonisti, piccoli o grandi, della gestione dei patrimoni del prossimo futuro. Siamo convinti sia proprio questa la chiave: la nuova generazione, con il suo approccio digitale e i suoi valori sostenibili, che di fatto sarà chiamata a gestire il più grande passaggio di ricchezza della storia.
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