Alcuni membri del board si sono detti “sufficientemente fiduciosi” che si potesse dare la prima sforbiciata già in quell’occasione. E ora cresce il coro di chi teme che i rischi di una stagnazione superino quelle di un allentamento prematuro. Ma in Italia l’Istat non toglie dal mirino l’inflazione
Nuovi segnali di un imminente allentamento della politica monetaria nell’Eurozona. I membri del Consiglio direttivo BCE ritengono infatti “plausibile” un taglio dei tassi a giugno, se gli ulteriori dati confermeranno le prospettive d’inflazione indicate nelle previsioni di marzo. È quanto emerge dalle minute della riunione di aprile, secondo le quali diversi esponenti del board si sono detti “sufficientemente fiduciosi” che ci fossero addirittura già nel mese scorso i presupposti per la tanto attesa sforbiciata. Una notizia positiva per gli investitori ma non del tutto per quelli italiani, con l’Istat che ha messo in guardia sul rischio di un’interruzione nel percorso di raffreddamento dei prezzi.
“Se lo scenario di debole crescita dovesse essere persistente nell’Area Euro, potrebbero emergere rischi di aspettative d’inflazione disancorate al ribasso rispetto al target BCE del 2%”. È questa la visione formalizzata nel corso del meeting dalle colombe, che hanno fatto da controcanto a quella parte di direttivo concorde sulla posizione del capoeconomista Philip Lane di mantenere fermi i tassi. Secondo gli aperturisti, insomma, la riduzione del bilancio dell’Eurosistema sta avendo un impatto restrittivo sull’economia e significa che “i rischi di dover pagare un prezzo troppo alto in termini di declino dell’attività economica sono ormai almeno altrettanto elevati quanto quelli di agire troppo presto con un taglio dei tassi d’interesse e andare sopra il target d’inflazione nel medio periodo”. Come spiega il documento, i membri del Consiglio direttivo considerano però che i tassi resteranno in territorio restrittivo ancora per qualche tempo e i relativi effetti continueranno a sentirsi anche dopo l’inizio della fase espansiva di politica monetaria.
Il caso Italia
Una situazione a parte è quella vissuta dall’Italia, sulla quale l’Istat stessa ha deciso di accedere un faro. Secondo l’istituto di statistica, il calo dell’inflazione in atto ormai da qualche mese potrebbe infatti subire delle interruzioni temporanee per il contributo di alcune categorie merceologiche. “Il processo di disinflazione osservato dalla primavera del 2023 è stato guidato principalmente dai beni con prezzi le cui variazioni hanno carattere persistente, quali prodotti e servizi per la casa o il trasporto privato. Ma questa tendenza potrebbe venire interrotta temporaneamente a causa dell’apporto di istruzione, sanità e cultura”, si legge.
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