Con l’allungamento della vita, al settore servirà un metodo per accompagnare i clienti anche oltre i cento anni. Per questo, il docente della Bologna Business School si prepara a lanciare un master ad hoc. Stile olistico, ottica di lungo periodo e più equity gli ingredienti del nuovo paradigma
Cinque generazioni che, per la prima volta, si trovano a coabitare il pianeta. È questo l’effetto più evidente dell’allungamento delle aspettative di vita. Tuttavia, non è l’unico. A trovarsi investita dal fenomeno sarà anche l’industria del risparmio gestito, dove la silver economy lascerà sempre più spazio al nuovo paradigma della longevity economy. E così anche la consulenza dovrà sapersi adeguare per tenere il passo. Specie in Italia, dove due terzi dei patrimoni sopra i 200mila euro sono gestiti da over 55. Lo sa bene Francesco Priore, docente di Marketing dei Servizi Finanziari alla Bologna Business School e amministratore dell’osservatorio Active Longevity Institute, che a settembre 2023 lancerà il primo master in Longevity Planning. Un progetto che promette di aiutare i professionisti del settore a sviluppare una visione olistica e adeguare le strategie di portafoglio dei propri clienti alla nuova realtà. Ottica di lungo periodo ed equity i concetti che, secondo lui, faranno da driver alla trasformazione.
L’iniziativa
Come spiegato da Priore, il master si compone di 62 ore di formazione, per lo più fruibili in presenza a Milano o Bologna ma per alcune sezioni disponibili anche online o in streaming, che sono distribuite da settembre a novembre su un totale di nove giornate: otto di corso (una a settimana) più un appuntamento destinato alle verifiche finali. A erogarlo, quella che il ceo definisce “una squadra composta da professori e docenti universitari della Bologna Business School ma anche da esperti e professionisti del settore.” Massimiliano Marzo, Matteo Lippi Bruni e Giuliano Cazzola alcuni dei nomi. Al termine del percorso, che risponde ai requisiti richiesti per l’aggiornamento obbligatorio dai rispettivi Lbi professionali, sono previsti il rilascio di un certificato di frequenza e l’abilitazione a longevity planner. Senza dimenticare, ha sottolineato Priore, la possibilità di sottoporsi a un test specifico, concordato con European Financial Planning Association, per la certificazione Efpa in Longevity Planning. “Crediamo che questo master possa offrire a consulenti finanziari, wealth manager e private banker una visione olistica e aggiornata della nuova longevità insieme agli strumenti per supportare i propri clienti a viverla al meglio”, ha spiegato il dirigente. Che ha precisato come siano già in programma edizione successive, specie alla luce di “accordi presi con alcune reti per testare il gradimento da parte dei loro agenti”.
Un trend in ascesa ma anche una necessità
L’iniziativa del master, che non comprende discipline esclusivamente finanziarie ma affronta anche temi legati alla previdenza o al passaggio generazionale, prende le mosse da una constatazione. Ed è lo stesso Priore a illustrarla: “Fino al XX secolo l’esistenza si articolava in tre grandi fasi: giovinezza, maturità vecchiaia. Ma l’aumento straordinario dell’aspettativa di vita vissuto negli ultimi 70 anni ci ha portato velocemente a esperienze quasi centenarie, offrendoci una sorta di adolescenza della senilità in cui la longevità può offrire il meglio di sé. A esperienza e maturità, anche economica, si associano infatti condizioni di salute ancora molto buone, relazioni sociali e familiari, volontà di godere dei piaceri della vita e perfino nuove sfide lavorative”. Da qui, la necessità per il risparmio gestito di rimodulare il proprio approccio al cliente tenendo conto di due aspetti: dal fashion all’edilizia specializzata, si svilupperanno sempre di più prodotti e servizi volti a soddisfare le esigenze di questa nuova fetta di clientela; servirà un modello di consulenza che si spinga fino al oltre i cento anni, come già accade negli Stati Uniti.
Il nuovo paradigma
Secondo Priore, dunque, non si tratta di sviluppare un diverso modello di servizio o nuovi sistemi di prodotto. Per il consulente, riuscire a pianificare la longevità significa piuttosto “sposare un approccio olistico che gli permetta di sviluppare una visione completa della terza e quarta età, tanto sul versante finanziario quanto su quello dei bisogni e dei desideri della persona”. Non può neppure mancare lo sviluppo di un piano di investimenti che sia davvero di lungo termine: questo, dal punto di vista del professore, significa “smettere di concentrarsi sull’orizzonte entro cui si produce reddito per guardare oltre”. Un approccio che produce risvolti pratici anche sul portafoglio, soprattutto in termini di inversione della tradizionale teoria di product life-cycle: “Le rendite tipiche dell’età avanzata, come quelle obbligazionarie o monetarie, sono destinate a venire erose dall’inflazione nei decenni successivi ai 60 anni. Ecco quindi che, pur valutando sempre la propensione al rischio del cliente, diventa fondamentale aumentare l’allocazione in equity come difesa da questa tendenza”.
Lo stato dell’arte e il nodo dei giovani
Per priore, l’industria si sta rendendo conto del fenomeno ma le competenze in longevity planning ancora scarseggiano. Un ritardo che il docente nota in maggior misura nelle reti piuttosto che tra gli asset manager e che ritiene sia figlio anche di un errata considerazione: quella che attrarre i giovani, altra fondamentale sfida del settore, sia un obiettivo opposto a intercettare la clientela longeva. Dal suo punto di vista, è vero semmai il contrario: “La pianificazione della longevità non inizia a 65 anni ma dal primo momento in cui una persona inizia ad accumulare risparmio, quindi potenzialmente anche quando ne ha 30 anni”. Insomma, si tratta di due dinamiche che vanno di pari passo. E nelle quali, a suo avviso, un ruolo chiave potrebbe essere giocato anche dall’intelligenza artificiale purché sia implementata in modo da risultare di facile utilizzo per una clientela non così pratica.
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