Per l’associazione, le risorse vanno trovate fra le tasse che gli enti pensionistici già pagano. E che valgono a 2,6 miliardi l’anno. “Investire in Poste? Solo se c’è un ritorno”
Sì a un fondo di garanzia tra casse previdenziali ma a patto che sia finanziato attraverso una fiscalità di scopo. È la proposta lanciata da Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, nell’audizione tenuta il 25 gennaio alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti pensionistici. Il numero uno dell’associazione che riunisce le casse professionali si è infatti mostrato favorevole all’idea di Alberto Bagnai, alla guida della bicamerale, di un fondo di solidarietà per garantire le prestazioni agli iscritti “nel caso qualcosa andasse storto”. Ma ha posto come condizione indispensabile che le risorse vengono trovate fra le tasse che gli enti pagano già.
Ogni anno le casse versano allo Stato 2,65 miliardi di euro per le imposte sulle pensioni e sui rendimenti del patrimonio investito. E a Oliveti appare sensato che una quota-parte ritorni per finalità specifiche, come accaduto nel caso delle misure emergenziali per il Covid. In pandemia, infatti, gli enti hanno pagato indennità ai professionisti e la pubblica amministrazione le ha poi rimborsate attingendo al gettito fiscale. “Da quando siamo diventati privati, dobbiamo fare pranzo e cena con quel che passa il nostro convento, cioè solo con quanto versano i professionisti. Ma non è possibile che lo Stato poi ci tassi sia l’albero, cioè il patrimonio, sia il frutto, ovvero le pensioni”, ha sottolineato.
Oliveti ha quindi specificato che più di 1,8 miliardi vengono versati a titolo di Irpef, oltre 44 milioni per le addizionali comunali e più di 115 milioni per quelle regionali. Tutti importi che gravano su pensionati e beneficiari delle azioni di welfare. A ciò si aggiungono poi anche 640 milioni di tassazione sui rendimenti finanziari. “Per la prima volta abbiamo calcolato l’impatto delle tasse che arrivano allo Stato, alle regioni e ai comuni grazie alla gestione caratteristica delle Casse dei professionisti: ben 2 miliardi all’anno provengono dalle pensioni, che si sommano ai 640 milioni di doppia tassazione, cioè alle imposte che gli Enti di previdenza pagano sui rendimenti degli investimenti”, ha illustrato in Commissione.
Il presidente Adepp ha anche precisato che la platea dei professionisti iscritti alle casse di previdenza private ammontava, a fine 2022, a un milione e 611.840 unità. Un dato su cui ha inciso la forte crescita dei pensionati attivi. Coloro che restano in esercizio risultano infatti 110.062, e dal 2005, sono aumentati di circa il 160%. Sempre alla fine del 2022, il comparto ha poi registrato 12 miliardi di entrate contributive e 7,7 miliardi di uscite per prestazioni.
Quanto agli investimenti, Oliveti ha ricordato che gli enti privati devono investire con l’obiettivo della sostenibilità previdenziale di lungo periodo ma anche in vista della solvibilità. La necessità di essere liquidi quando serve per pagare le prestazioni agli iscritti è quindi un punto cardine della sua visione. Ecco perchè alla domanda se il comparto (che detiene complessivamente 103,8 miliardi) sia interessato ad acquistare il 13% delle Poste per evitarne la privatizzazione, il manager ha risposto che sarebbe un’ipotesi praticabile “solo se l’operazione avesse un ritorno sistemico”.
La conferenza Assogestioni fotografa un sistema pensionistico ancora in salute. Ma per Nava (UE) e Fava (Inps) serve un ponte con i fondi pensione per aiutare i giovani. Educazione finanziaria, prodotti più competitivi e apertura ai mercati privati la ricetta dei gestori
Si continua a risparmiare denaro ma non lo si mette a frutto, soprattutto al Sud (71%). E la previdenza integrativa è diffusa solo al Nord (29%), con il 65% dei meridionali che si dice non interessato. La ricerca Athora
Covip: risorse in aumento rispetto ai 224,4 miliardi del 2023. Gli iscritti sfiorano i dieci milioni. E i rendimenti battono la rivalutazione del TFR grazie ai mercati
Nella prima puntata di “Alleati per il futuro”, il format di FocusRisparmio in collaborazione con Allianz Bank Financial Advisors, Mario Ruta (Allianz Bank Financial Advisors), Alberto Brambilla (Itinerari Previdenziali) e Diego Martone (Demia) hanno dialogato sul tema della previdenza complementare
Calo demografico, invecchiamento progressivo, aumento dell'aspettativa di vita e contrazione del mercato del lavoro: il sistema pensionistico pubblico italiano incespica nell'inseguire le nuove connotazioni della società. Cresce intanto la previdenza complementare. Su FR|Vision un format promosso da Allianz Bank Financial Advisors ne analizza l'impatto sul futuro dei risparmiatori
Grazie a un’occupazione in ripresa benché distante dai livelli europei, migliora il rapporto attivi/pensionati, fondamentale indicatore di tenuta della previdenza italiana: nel 2023 si attesta a quota 1,4636, valore molto vicino alla soglia di ‘sicurezza’ dell’1,5. Il sistema regge e continuerà a farlo, a patto di compiere - in un Paese che invecchia - decisioni più oculate in materia di anticipi e welfare complementare
L’assegno delle pensionate è più leggero del 36%. Colpa del gap retributivo di genere. Ma le italiane svolgono tre ore al giorno di lavoro extra a titolo gratuito, che vale circa 7mila euro all’anno. L’osservatorio Moneyfarm
Sondaggio Anima SGR: oltre quattro su cinque hanno riflettuto sul tema pensione, ma solo il 21% si è attivato. Preferiti i fondi aperti, ma per i più la previdenza complementare resta una semi-sconosciuta
Il Rendiconto Inps: lavoratrici pagate un quinto meno degli uomini. Pesano l’utilizzo del part time e i più bassi livelli di qualifica, anche se sono più istruite. E la loro pensione è più leggera del 47%
Indagine Moneyfarm: appena il 22% di quanto accumulato dai lavoratori è investito nella previdenza integrativa, il resto è rimasto in azienda. Colpa della disinformazione
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio