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Maud Bert, portfolio manager del fondo Ofi Invest Esg Euro High Yield, guarda a un momento unico nella storia dell’asset class. Un allineamento di pianeti d’investimento da approcciare “consapevoli dell’opportunità ma con una gestione attiva in grado di riconoscerne i rischi”
Ci apprestiamo a vivere la decade del reddito fisso. Ne è convinta Maud Bert, portfolio manager del fondo Ofi Invest Esg Euro High Yield. La combinazione di fattori, in primis l’inflazione, che ha trasformato in realtà il rialzo dei tassi, promettendo di mantenere a lungo livelli nettamente più alti rispetto al recente passato, ha di colpo fatto balzare i rendimenti e aumentato l’attrattività, “in particolare del segmento high yield europeo”, sostiene Bert.
Il mercato dei bond ad alto rendimento del vecchio continente è molto cresciuto dimensionalmente nell’ultimo decennio. Una tendenza, però, stoppatasi lo scorso anno, contribuendo ad un ulteriore miglioramento delle valutazioni.
“Al di là di questo fattore momentaneo che contribuisce alla performance, il comparto resta poco affollato e con valori impliciti molto interessanti. Non prevediamo, inoltre, un aumento dei tassi di default fino al 2025 per quanto riguarda l’Europa sebbene, data la persistente inflazione e le difficoltà della crescita globale, i tassi alti resteranno più a lungo di quanto prevede il mercato”, spiega Bert.
Il punto di partenza, sottolinea Bert, rappresenta infatti una combinazione unica in cui per l’high yield europeo gli spread arrivano fina a 500 punti base, il massimo da oltre 10 anni, e il carry tocca punte dell’8%. Uno stato di cose non ancora perfettamente compreso dalla media degli attori di mercato. “Gli investitori sono ancora molto conservativi alla luce di fattori di incertezza diffusi”, afferma l’esperta, “ma grazie ad una gestione attiva è possibile selezionare quelle aziende che meglio sono posizionate per potersi rifinanziare anche a fronte di una persistenza dei tassi”.
Allargando poi lo sguardo alla dimensione globale, da notare l’attrattività relativa rispetto allo stesso comparto declinato a stelle e strisce. “In questo momento il costo di hedging del dollaro è molto alto e scoraggia fortemente l’investitore europeo”, sottolinea Bert.
Il fondo
La caratteristica maggiormente distintiva dello strumento è il processo di investimento improntato alla sostenibilità. Il fondo parte, infatti, dall’universo dei bond high yield europei di emittenti non finanziari per applicare un triplo filtro di esclusione Esg. Un primo passaggio su base normativa (armi non convenzionali e mancata compliance con i principi del Global Compact) e settoriale (carbone termico, oil&gas, tabacco, olio di palma) è seguito dall’esclusione del 20% degli emittenti con peggiore score Esg secondo un modello di analisi proprietaria che unisce dati di provider esterni e informazione raccolte direttamente dagli emittenti. A questo punto, una valutazione dell’impegno in materia di transizione energetica porta ad un’ulteriore riduzione delle aziende considerate nell’universo investibile.
Si arriva così a 290 società sulle 370 non finanziarie con bond high yield e si applicano, quindi, scelte di allocazione strategica, analisi e selezione delle singole emissioni, con ulteriore integrazione dei parametri di sostenibilità.
In questa fase (dati a fine ottobre 2023) il posizionamento del fondo Ofi Invest Esg Euro High Yield prevede una grande limitazione delle emissioni CCC (meno del 3% complessivamente), in particolare di aziende appartenenti ai settori ciclici. Il sovrappeso si concentra su merito di credito BB (vicina al 50%) con puntuale valutazione della sostenibilità della somma di Capex, tasse e interessi nel medio periodo. La duration più rappresentata è quella della fascia 3-5 che pesa da sola il 46,9% del totale, mentre la ripartizione geografica vede investimenti in Francia per il 24,3%, con al secondo posto la Germania al 14,1% e terza l’Italia con l’11,1%.
Nel nostro Paese il fondo investe in Arca Planet, azienda attiva nel settore pet economy con un ambizioso piano di espansione territoriale, AlmaViva, leader nazionale nell’Information & Communication Technology per settore privato e pubblico, International Design Group, realtà posizionata in un importante mercato di nicchia continentale, e infine l’irrinunciabile TIM, “troppo grande per essere ignorata”, spiega Bert.
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