Francoforte non tocca i tassi e apre a una riduzione nel prossimo meeting. Ma si tiene le mani libere confermandosi dipendente dai dati. Secondo gli analisti, si muoverà prima della Fed ma con cautela
Christine Lagarde, presidente della Bce
Il primo taglio dei tassi d’interesse della Zona euro è imminente, ma il timing non è scontato e continuerà a dipende dai dati. Come atteso dai mercati, la Banca centrale europea non ha toccato il costo del denaro e ha aperto esplicitamente a un ciclo d’allentamento, precisando però che la strada non può essere segnata finché non si avranno ulteriori certezze sulla ritirata dell’inflazione. “Non ci impegniamo preventivamente su un percorso particolare dei tassi”, ha scandito la presidente Christine Lagarde al termine della riunione, sottolineando che il board continuerà a seguire un approccio meeting by meeting e indipendente dalla Federal Reserve (ma non dai dati Usa).
“Se la valutazione aggiornata del consiglio sulle prospettive dell’inflazione”, si legge nello statement di Francoforte, dovesse “irrobustire ulteriormente la fiducia che l’inflazione stia convergendo verso l’obiettivo in modo sostenuto, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria”. Lagarde ha anche reso noto che “alcuni membri” del board “si sentivano sufficientemente sicuri” per operare una riduzione dei tassi già “sulla base dei pochi dati di aprile”, salvo poi concordare con la posizione di una “larga maggioranza” che preferisce invece aspettare i dati delle prossime settimane. Giugno si conferma quindi la data clou per l’Eurozona, con i gestori che danno quasi per certo l’avvio del ciclo di allentamento. Tanto più che la presidente della Bce ha confermato la “debolezza” dell’economia del blocco nel primo trimestre dell’anno, pur assicurando che i dati preannunciano una “ripresa graduale”.
Per i gestori Lagarde taglierà a giugno
“La Bce ha aperto la strada a un cambiamento di politica, con la certezza che la disinflazione continuerà e che la moderazione della crescita dei salari sia un ingrediente fondamentale”, afferma Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, secondo cui i dati che arriveranno nelle prossime settimane saranno coerenti con la proiezione di un calo dei prezzi. “Continuiamo a prevedere un primo taglio di 25 punti base entro giugno”, aggiunge.
Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price
Anche per Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, Lagarde e colleghi hanno mandato chiari segnali di una riduzione a giugno. “Quest’anno assisteremo a una sequenza di tagli per un valore complessivo di 100-125 punti base”, assicura. A suo parere, tutte le condizioni saranno più che soddisfatti entro la riunione di giugno: l’inflazione dei servizi ad aprile diminuirà e la prossima indagine sui prestiti bancari della Bce continuerà a mostrare un calo della domanda di prestiti da parte delle imprese. “Inoltre, le proiezioni sull’inflazione della Bce hanno già segnalato un calo a marzo. Ma tale previsione era condizionata a 4,5 tagli nel 2024. Il mercato ora prevede solo 3,2 tagli, il che porterebbe a un’inflazione a medio termine ancora più bassa nelle proiezioni dell’Eurotower”, chiarisce.
Ulrike Kastens, european economist di Dws
Ulrike Kastens, european economist di Dws, concorda sulla quasi certezza di un allentamento a giugno. Ma pone l’attenzione su tre punti cruciali, che Lagarde ha confermato in conferenza stampa. “In primo luogo, la Bce sta reagendo al contesto economico dell’Eurozona, molto più debole rispetto ad altri blocchi economici come gli Stati Uniti. In secondo luogo, il rischio di un’inflazione ‘appiccicosa’, soprattutto nei prezzi dei servizi, non è stato eliminato”, osserva. Terzo punto, secondo la Kastens, riguarda il fatto che l’Eurotower non si è impegnata a seguire un particolare percorso, confermando la dipendenza dai dati. “Di conseguenza, la riduzione della politica monetaria restrittiva sarà probabilmente un processo lento”, evidenzia.
Prima della Fed, ma lentamente
Felix Feather, economista di Abrdn
Anche secondo Felix Feather, economista di abrdn, l’Eurotower non avrà fretta. “Benché abbiano abbracciato l’idea di un taglio dei tassi, i membri hanno anche sottolineato la necessità di mantenere una politica restrittiva per un certo periodo di tempo, il che precluderebbe una serie di riduzioni molto brusche”, avverte, prevedendo che assisteremo comunque a diverse sforbiciate da 25 punti base entro fine anno.
Quanto alla Fed, a detta di Nick Sheridan, portfolio manager di Janus Henderson, aumentano le probabilità che la Bce tagli prima dei colleghi americani. “L’ultima volta che le due banche centrali si sono mosse in direzioni diverse è stato nel marzo 2016, quando l’Europa ha visto una riduzione mentre i tassi statunitensi iniziavano a salire. I probabili effetti di tali tagli sono l’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, l’aumento dei prezzi del petrolio (valutato in dollari) che impatterebbe sull’inflazione”, commenta l’esperto, concludendo che per Francoforte si tratta ancora di un gioco di equilibri.
Anche per Ann-Katrin Petersen, chief investment strategist for Germany, Austria, Switzerland and Eastern Europe di BlackRockInvestment Institute, è molto probabile che Francoforte tagli per prima. Tuttavia, questo potrebbe portare l’istituto centrale a muoversi più lentamente se la Fed dovesse ritardare. “Un’inflazione persistente implica un ciclo d’allentamento superficiale”, avverte. L’esperta prevede che quest’anno il carovita complessivo dell’Eurozona raggiunga il 2% (o addirittura scenda temporaneamente sotto tale percentuale). “Ma non si tratta di un ritorno al mondo che conoscevamo una volta, dove l’inflazione era costantemente ben sotto l’obiettivo”, precisa. Chiarendo che gli investitori dovrebbero tenere presente il quadro generale: “I tassi nell’Area euro probabilmente rimarranno strutturalmente più alti poiché il carovita si stabilizzerà al di sopra dei livelli pre-pandemia”.
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