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Bankitalia: livello salito lievemente rispetto al 2020 ma ancora basso. Progressi nei comportamenti e atteggiamenti, peggiorano le conoscenze. Insufficienti le competenze di finanza digitale
Inflazione, tassi di interesse in aumento, massicce campagne di informazione ed educazione da parte delle istituzioni hanno reso gli italiani un po’ più competenti. Anche se non ancora quanto basta per metterli al sicuro dai rischi. Lo afferma la Banca d’Italia, secondo cui il grado di alfabetizzazione finanziaria nella Penisola è cresciuto ma non al punto da annullare il deficit che ci rende fanalino di coda tra i Paesi Ocse: da 10,2 a 10,6 in tre anni su una scala da zero a 20.
Migliorano comportamenti e atteggiamenti
Secondo la consueta indagine di via Nazionale, che ha coinvolto un campione di circa 5mila individui tra i 18 e i 79 anni, il miglioramento è guidato dai comportamenti e dagli atteggiamenti. Si tratta di due dimensioni particolarmente importanti per la partecipazione ai mercati, la resilienza rispetto alle difficoltà e il benessere finanziario. Nel primo caso, in cui rientra anche la gestione delle risorse a breve e lungo termine, il punteggio è passato da 4,2 a 4,6. Nella seconda categoria, che annovera l’orientamento al risparmio e l’accortezza nell’uso del denaro, il progresso è stato da 2,0 a 2,3.
Lieve peggioramento delle conoscenze
Peggiora leggermente, invece, il punteggio relativo alle conoscenze. Con riferimento a questo terzo indicatore misurato da Bankitalia, che riguarda concetti come inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio, si passa infatti da 3,9 del 2020 a 3,7 del 2023 (su una scala da zero a sette). Di contro, però, migliora la comprensione del carovita e dei suoi effetti sul potere d’acquisto delle famiglie. Una conseguenza del forte rialzo dei prezzi che gli italiani stanno fronteggiando da mesi e dell’intensa attività di informazione e di educazione di palazzo Koch così come delle altre istituzioni.
In generale, sottolinea il rapporto, l’alfabetizzazione finanziaria aumenta al crescere del titolo di studio: le persone con licenza media o inferiore hanno 9,5 punti mentre i diplomati e i laureati ottengono rispettivamente 11 e 11,8 punti. Lo score risulta minore per i giovani tra 18 e 34 anni (9,8) e nella popolazione con oltre 64 anni (10,3). Si osserva, infine, un divario di genere a sfavore delle donne: 10,4 il loro punteggio contro il 10,8 degli uomini.
Insufficienti anche le competenze di finanza digitale
Per la prima volta, poi, l’indagine di via Nazionale ha misurato anche le competenze di finanza digitale. In questo caso, il punteggio degli italiani è in media pari a 4,4 su una scala da zero a dieci. E, analogamente a quanto osservato per l’alfabetizzazione finanziaria, i risultati si dimostrano migliori tra chi è più istruito e nella classe di età 35-64 anni. Confermato anche in questo campo, seppur inferiore, un gender gap che penalizza le donne: 4,4 punti contro il 4,5 maschile.
L’indicatore sulle conoscenze in digital finance misura 1,2 su una scala da zero a tre. Due gli aspetti interessanti: il 70% ritiene che le cripto-attività abbiano lo stesso corso legale del denaro e, per il 63%, i contratti conclusi digitalmente non hanno valore legale. Non solo. Metà degli intervistati non sa che la diffusione online di informazioni personali permette di delineare alcune preferenze individuali e personalizzare le offerte commerciali.
Quanto ai comportamenti, la metrica ci assegna due punti su un massimo di quattro. Diverse le pratiche scorrette che contribuiscono a una performance del genere: il 30% degli intervistati condivide con amici la password del conto di deposito o diffonde online informazioni sulla propria situazione finanziaria; meno del 30% modifica le password con regolarità; poco meno del 20% controlla se i fornitori di servizi finanziari acquistati online sia soggetti regolamentati.
Infine, l’indice sugli atteggiamenti è pari a 1,2 su una scala da zero a tre. Sotto questo profilo, solo il 32% presta attenzione alla sicurezza dei siti internet prima di concludere transazioni e solo il 40% è consapevole che le reti pubbliche wi-fi non garantiscono sicurezza negli acquisti, mentre il 50% non presta attenzione alle clausole contrattuali quando effettua acquisti online.
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